In Puglia è emergenza sangue. Romeo (Avis): “Stop a operazioni non urgenti”

2022-07-26T18:23:46+02:00 26 Luglio 2022|Attualità|
di Francesca Franceschi

In Puglia è allarme raccolta sangue. A confermarlo è Raffaele Romeo, da luglio 2021 presidente regionale Avis Puglia con sede a Bari in via Amendola, 170/5. Un gesto, quello della donazione, tanto semplice quanto indispensabile affinché siano salvate molte vite. Ma non solo. Un gesto, gratuito e volontario, che permette a pazienti affetti da malattie croniche e congenite di condurre una vita dignitosa e, al tempo stesso, agli ospedali di garantire operazioni chirurgiche programmate. Specialmente durante la stagione estiva, periodo dell’anno tradizionalmente caratterizzato dalla mancanza di scorte di sangue. Una circostanza, questa, che – dati alla mano – è stata purtroppo confermata anche in questi giorni.

Presidente, qual è la situazione attuale della Regione Puglia?

“I dati che ho ricevuto in questi giorni confermano che siamo in sofferenza. Registriamo una carenza di 659 sacche a livello regionale. Abbiamo altresì lanciato l’allarme per mancanza di sangue dei gruppi 0 positivo e A positivo. Il direttore del Centro regionale sangue, il dottor Angelo Ostuni, mi ha comunicato che questa mancanza sta inficiando l’ordinaria attività chirurgica”.

Che tradotto significa?

“Per fare solo un esempio, al Policlinico di Bari sono state bloccate tutte le operazioni chirurgiche programmate. Una decisione presa nel rispetto della delibera regionale, che prevede che, in assenza di scorte ematiche, venga data la precedenza a pazienti affetti da malattie croniche e a urgenze. Ma che comporta anche una paralisi diffusa. Perché il Policlinico è un ospedale centralizzato e ha un’esigenza di sangue superiore agli altri”.

Cosa intende dire?

“Che al Policlinico di Bari, sia per i suoi reparti di eccellenza sia perché è il più grande del Meridione, arrivano pazienti non solo da tutta la Puglia ma anche dalla Basilicata e in modo particolare dalla Calabria. Dunque la mancanza di scorte va ad inficiare operazioni chirurgiche programmate per un elevato numero di pazienti. Proprio in questi giorni, per sopperire a questa necessità, il primario mi ha detto che sta pensando a giornate extra dedicate alla donazione per i primi giorni di agosto”.

E voi, come Avis regionale, come state promuovendo la cultura del dono?

“Abbiamo lanciato una campagna attraverso le nostre sedi provinciali che sono oggi tutte impegnate nell’organizzare iniziative e momenti per reclutare donatori prima delle vacanze. Lo scorso 30 giugno, in occasione dei 200 anni della fondazione della Brigata Pinerolo, sono state organizzate, in accordo con il Comando Generale della Brigata, donazioni di sangue in collaborazione con Avis e Comando Militare in tutte le città dove sono presenti caserme della Brigata. Solo in questa occasione abbiamo raccolto 239 sacche di sangue, un bel risultato ma non ancora sufficiente. Infatti, ogni anno in questo periodo dell’anno, poiché manca un piano ben definito e una programmazione regionale, ci troviamo ad affrontare questa emergenza. Non si tratta solo di cultura: servono organizzazione territoriale, coordinamento e un’attenta, nonché lungimirante, pianificazione”.

Ci sono però esempi virtuosi?

“Certamente. Abbiamo delle vere e proprie eccellenze nella raccolta di sangue quali la Asl BAT (Barletta, Andria, Trani) e la Asl Bari. Una situazione di sufficienza la registriamo con Asl Lecce e Asl Taranto mentre, purtroppo, persistono problemi alle Asl di Brindisi e Foggia”. 

Come risponde invece la Puglia per quanto riguarda la plasmaferesi?

“Facciamo parte del RIPP (Raggruppamento Interregionale Plasma e Plasmaderivati, ndr), un progetto di macro-area che, oltre alla nostra Regione, coinvolge Emilia Romagna come capofila e poi Calabria e Sicilia. Proprio grazie a questo programma, abbiamo registrato un incremento del 40% delle donazioni di plasma su tutto il territorio regionale. Lo stiamo portando avanti da inizio 2022 anche se i risultati non sono quelli sperati perché, come sappiamo, sia per i tempi più lunghi che per l’utilizzo dei macchinari e del personale sanitario formato appositamente, la plasmaferesi necessita di una attenta programmazione. Questa spesso manca, anche se abbiamo delle eccellenze quali i centri trasfusionali degli ospedali di Molfetta e Barletta, che raccolgono da soli circa il 60% del plasma regionale”.

La Regione Puglia è lontana dall’autosufficienza di plasma?

“Per darle solo alcuni numeri. Per quanto riguarda il fattore VIII e il fattore IX siamo autosufficienti al 65% e la percentuale mancante la Regione deve acquistarla. Analogo discorso può esser fatto per i pazienti affetti da Epatite C che necessitano di Albumina e che è presente in Puglia solo al 65%. Solo questi dati dimostrano che dobbiamo continuare a promuovere la cultura della donazione del plasma e, parallelamente, a investire in un’attenta pianificazione e programmazione della stessa”.

Proprio per contribuire all’obiettivo dell’autosufficienza di plasma e sensibilizzare il maggior numero di persone alla donazione, la nostra testata ha lanciato la campagna #DaMeaTe (qui tutti i dettagli). Che ne pensa di questa iniziativa?

“Ogni iniziativa di sensibilizzazione è benvenuta e preziosa. Soprattutto perché in pochi sanno cosa voglia dire effettivamente donare il plasma, il valore che ha questo gesto. Dal plasma, infatti, si possono produrre medicine salvavita come l’albumina, le immunoglobuline o i fattori della coagulazione. Poi, però, alla sensibilizzazione deve seguire anche una struttura operativa che sia in grado di effettuare la plasmaferesi. Questa è una nostra grande battaglia come Avis Puglia: è essenziale avere macchinari operativi e personale sanitario per metterli in funzione”.

Possiamo fare un appello, specialmente alle donne che talvolta per valori ematici bassi non possono donare sangue, per incentivare alla donazione di plasma?

“Possiamo parlare di una delle nostre donatrici-esempio: Maria Sterpeta di Barletta. Ha fatto oltre 300 donazioni e di queste circa 290 sono state di plasma. Questo, oltre ad un esempio virtuoso, ci permette di spiegare ai ‘non addetti ai lavori’ che talvolta per una donna donare plasma è più semplice e veloce. In primis perché quelle donne che non possono donare sangue, poiché hanno un valore di emoglobina al di sotto dei 12.5 milligrammi, possono tranquillamente donare plasma con cicli, e dunque tempistiche, minori”.

Per dirla ancora meglio?

“Facciamo un esempio personale. La normativa prevede che i candidati alla donazione del sangue abbiano un valore di emoglobina pari almeno a 12,5 g/dL nelle donne e 13,5 g/dL negli uomini. Io ho un valore di 15 e per donare il plasma devo almeno fare 6 cicli che significa attendere circa 45 minuti. Una donna, al di sotto dei 12,5 milligrammi, non supera i 4 cicli e quindi la donazione avviene in tempi più ridotti. Come Avis regionale abbiamo proposto di organizzare dei pomeriggi esclusivamente dedicati alla donazione del plasma così da usare in modo adeguato gli apparecchi che la Regione ha acquistato”.

 

Chi volesse partecipare alla campagna #DaMeaTe può farlo registrando un breve video autoprodotto, da iniziare con la frase “Quando dono penso che…”, completandola poi con ciò che si ritiene importante, utile, appropriato per l’iniziativa. È possibile inviare i video via mail all’indirizzo dameate.donatorih24@gmail.com o via whatsapp al numero 393 401 2016.

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