Avis, a Perugia analisi e celebrazioni
Il resoconto di tre giorni importanti

2022-05-24T14:38:41+02:00 23 Maggio 2022|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

A Perugia clima delle grandi occasioni durante i tre giorni dell’Assemblea generale Avis numero 88, prima riunione di famiglia che segna davvero il ritorno alla normalità dopo la pandemia da Covid-19.

Giorni intensi, segnati sin da subito da numeri molto positivi per l’associazione: per la prima volta, dal 2012, infatti, sia le donazioni sia il numero di soci donatori di Avis sono aumentati rispetto all’anno precedente: le donazioni effettuate nel 2021, infatti, sono state 1.980.132, circa il 3% in più del 2020, mentre i soci donatori sono stati 1.248.145 (+5%).

Perugia

Un momento dell’Assemblea generale di Avis

Forte la soddisfazione espressa dal presidente di Avis nazionale, Gianpietro Briola, che in un’annata così positiva per Avis ha intravisto le fondamenta su cui erigere gli obiettivi di domani: “Questi risultati – ha detto Briola –sono l’effetto dello straordinario impegno dei nostri donatori. Lo spirito di dedizione, cittadinanza attiva e solidarietà di ciascuno ha permesso non solo ad AVIS, ma all’intero sistema sanitario italiano, di contenere gli effetti della pandemia, aggravati ulteriormente dalle tante fake news che sono state diffuse soprattutto in concomitanza dell’avvio della campagna vaccinale”.

Avis dunque deve continuare così, non dimenticando mai il principio fondante del dono in Italia, ovvero la gratuità: “Questa tre giorni – ha continuato il presidente di Avis – ha rappresentato un’occasione preziosa anche per sottolineare, insieme alle nostre 3.359 sedi, la necessità di preservare il valore gratuito della donazione in un contesto, come quello di alcuni Paesi europei, dove si sono fatte strada forme di retribuzione e rimborso nei confronti dei donatori che noi non possiamo assolutamente accettare”.

Sul tema della gratuità, a Perugia si è espressa anche la senatrice Paola Boldrini: “Il Ddl Concorrenza va in questa direzione – ha ribadito –Connotare “l’esclusività” della donazione gratuita significa tutelare la popolazione dei donatori e mantenere indissolubile il legame che c’è tra loro e il resto della società. Anche la carenza di personale sanitario è una questione che stiamo seguendo da vicino siamo convinti che l’ingresso degli specializzandi nelle unità di raccolta sia un primo grande passo verso la risoluzione di questo problema. La cosa bella della politica è questa: quando si parla di argomenti che riguardano la salute e il benessere delle persone, tutti gli schieramenti si compattano per centrare insieme gli obiettivi. Grazie a tutti voi per quello che fate e a cui le istituzioni vogliono assicurare il proprio sostegno».

Il dono gratuito è stato decisivo per il nostro Paese una forte ancora di solidarietà in un momento, come quello pandemico, in cui nei paesi in cui il dono è retribuito o rimborsato è crollato.

E proprio quanto la pandemia abbia cambiato la nostra percezione del presente e su quanto abbia inciso sulle nostre abitudini sociali come il dono del sangue, è stato il tema principale della giornata avisina di sabato a Perugia, quando è andata in scena la conferenza “Oltre la pandemia. Tavola rotonda per comprendere come, negli ultimi due anni, sia cambiata la percezione di noi stessi e del contesto sociale in cui viviamo”.

Le risposte a questo tema,  in quel di Perugia, sono state affidate al dottor David Lazzari, Presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi: “Il tema proposto è intrigante e complesso. C’è una frase bellissima che dice che le scienze sono tante ma la realtà è unica. Chimica, fisica, biologia o le scienze umane cercano livelli diversi di una realtà integrata. La realtà psicologica ci rende persone, e non un semplice aggregato di organi o di cellule. Siamo permeati di esperienze, ed è interessante questo discorso in un contesto come quello del dono del sangue che sembra molto biologico. Dire sangue evoca emozioni, sensazioni profonde, che cambiano in relazione alla cultura e ai vissuti personali. La stessa parola sangue può essere declinata allo scopo di unire e divedere, e in questo senso esistono diverse ricerche che ci dicono che donare sangue ed essere generosi ci fa bene sul piano del benessere psicologico, perché è un’attività che ci arricchisce e non ci impoverisce. La pandemia lascerà delle tracce profonde nella nostra società, tracce di cui ci accorgeremo tra qualche anno. C’è una frase di Papa Francesco che secondo me descrive bene l’accelerazione che la pandemia ha prodotto. Ha detto: “questa non è un’epoca di cambiamento ma è il cambiamento di un’epoca”. La pandemia ha fermato la giostra del presente, le città sono rimaste deserte, le nostre relazioni sono cambiate, e ciò ha portato una riflessione costringendoci a una diversa consapevolezza, anche di noi stessi, e io lo vedo specialmente sulla percezione della nostra percezione collettiva. Anche i personaggi più noti hanno raccontato le loro debolezze, e se prima ciò era visto come una vergogna, oggi la debolezza e la fragilità possono essere raccontate. Questa è un’evoluzione, e spero si continui così. Noi abbiamo bisogno di riabituarci alla complessità del mondo e ritrovare un nuovo equilibrio, anche rispetto alla tecnologia. La pandemia ha generato un’accelerazione dei processi in questa direzione”.  

Ma in fin dei conti la pandemia ha valorizzato o impoverito la percezione della scienza da parte del pubblico?

Perugia

Il manifesto di Avis per il WBDD 2022

Una risposta ha provata a fornirla Prof.ssa Maria Giuseppina Pacilli, docente di psicologia sociale all’Università degli studi di Perugia, dopo essersi complimentata con l’intero universo avisino: “Si sente un’energia molto bella in quest’aula, una concentrazione di generosità straordinaria nel senso statistico del termine, e già questo è un tema – ha spiegato la Pacilli – l’espressione legame di sangue ha un che di arcaico perché definisce una visione arcaica dei legami, il legame di sangue è considerato il più profondo. I donatori sono un esempio di legame di sangue che va oltre la famiglia, non pensate solo ai vostri familiari senza andare oltre, ma avete una visione straordinaria. Con la pandemia ci siamo resi conto che le nostre scelte individuali hanno una ricaduta sociale, e abbiamo riconosciuto la nostra interdipendenza. Siamo vulnerabili e l’emergenza sanitaria ci ha permesso di riguardarci come essere vulnerabili, capendo che è importante prendersi cura di noi stessi e degli altri. Ancora più importante, la pandemia ci ha messo nelle condizioni di riconoscere la scienza come centrale nella nostra vita, con lui e ombre. Abbiamo dovuto affrontare il populismo antiscientifico, con l’opposizione tra gli scienziati che sono lì a tramare contro le persone. La prospettiva storica ci mostra che anche in passato esistevano teorie complottiste, che vanno comprese. Gli esseri umani hanno bisogno di coerenze e di risposte, e poiché la realtà è più grande della nostra coerenze queste teorie rispondono a un bisogno. Ma il vero problema è l’approccio dei media, che deumanizzano tutti cloro i quali sono scettici verso la scienza. Si va dunque verso una polarizzazione tra scientisti e scettici. Una visione della scienza autoritaria che non va bene. La scienza per me deve essere profondamente democratica. Anche sul tema dei vaccini avremmo potuto fare meglio avvicinando gli scettici, piuttosto che deumanizzarli”.

Finale affidato ancora al dottor Lazzari, con una considerazione sulle problematiche create dai un uso distorto dei media. “Credo che spesso i media invertano il mezzo con il fine. Se il fine diventa soltanto intercettare audience. La curva di Gauss ci dice che la maggioranza delle persone stanno distribuite in posizione moderate, ma sui media gli estremismi hanno bisogno di forti contrapposizioni. Dare voce soli agli estremi innesca dinamiche di semplificazione, per un’economia psicologica, di dividere tutto in bianco e nero, ma la realtà è ben diversa. La scienza è una ricerca in divenire di realtà. La pandemia ci ha fatto capire che siamo vulnerabili, ma il benessere è la capacità di convivere con la vulnerabilità, non la sua negazione”.

Nei tre giorni a Perugia, Avis ha dunque messo le basi per i futuro, analizzando il recente passato e fortificando i propri valori e i propri punti fermi.