L’autosufficienza degli emocomponenti in Italia è attualmente a rischio, dopo un primo bimestre di raccolta tutt’altro che facile.
E così, nelle ultime ore, alcune associazioni di pazienti hanno espresso una certa preoccupazione. Su Ansa.it. è arrivato il messaggio congiunto dell’Aip (Associazione immunodeficienze primitive), della Fithad (Fondazione Italiana “Leonardo Giambrone” per la Guarigione dalla Talassemia e Drepanocitosi), Associazione promossa da pazienti con e della Cidp (Neuropatie Disimmuni Acquisite), il cui presidente, Massimo Marra, è stato intervistato su Donatorih24 nei giorni scorsi.
“Oggi siamo già di fronte ad una drammatica carenza di plasma, sangue e prodotti derivati, in particolare immunoglobuline” dicono i pazienti, chiedendo dunque un vero e proprio piano d’intervento immediato, per scongiurare ulteriori difficoltà oggettive per i pazienti nei prossimi mesi.
Ma com’è andata la raccolta degli emocomponenti in questi primi due mesi del 2022? La situazione è così difficile e preoccupante?
La partenza è stata effettivamente molto difficile, e i motivi sono quelli noti. Da un lato l’alta contagiosità della variante Omicron, in aggiunta all’influenza stagionale, ha complicato l’accesso ai centri trasfusionali dei donatori periodici, che al tempo stesso hanno sicuramente pagato l’ormai cronica carenza di personale trasfusionista, una criticità strutturale che il sistema sanitario deve assolutamente risolvere.
Entrando nei numeri, ecco la situazione.
Sul piano della raccolta dei globuli rossi (figura 1, tabella 5), il calo dell’anno in corso in questo primo bimestre corrisponde a circa 17 mila unità, di certo un dato significativo che va invertito al più presto, anche perché negli ultimi anni, almeno sul fronte globuli rossi, l’autosufficienza è stata sempre garantita dal sistema, e perderla sarebbe una notizia drammatica.
Sul piano della raccolta plasma, invece (Figura 2, tabella 3), il calo è ancora più significativo, perché si è passati da 135.446 chilogrammi di plasma raccolto per invio alle industrie produttrici di farmaci plasmaderivati nel 2021, a soli 112.060 chilogrammi nel 2022, un gap di circa il 10% che complica un settore già di per sé non del tutto autosufficiente.
Sappiamo bene, infatti, che sul plasma il nostro Paese ha raggiunto un grado di autosufficienza vicino al 70%, dovendo ricorrere al mercato (specialmente statunitense) per il restante 30%.
Come si può risolvere il problema?
Certamente se gli italiani donassero di più attraverso la plasmaferesi la situazione potrebbe cambiare a breve. Secondo le stime del Centro nazionale sangue, se ogni regione italiana riuscisse a raggiungere una media di 18 chilogrammi per ogni 1000 abitanti, l’Italia sarebbe un Paese del tutto autosufficiente, così com’è indicato nel Piano nazionale autosufficienza 2022:
Intanto però, è importante garantire i plasmaderivati ai pazienti, e in attesa degli investimenti nel settore previsti con il DDL Concorrenza, bisognerà affidarsi ancora una volta all’impegno delle associazioni italiane e alla generosità e senso di responsabilità dei donatori.