Le regioni che donano di più in Italia
E quelle che devono migliorare ancora

2022-03-18T16:45:34+01:00 18 Marzo 2022|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Le regioni italiane hanno un compito molto importante per accrescere l’autosufficienza degli emocomponenti nazionale.

L’efficienza dei singoli territori in base alle richieste del Piano nazionale autosufficienza 2022, è infatti una condizione necessaria per la stabilizzazione in fatto di globuli rossi – risorsa su cui l’Italia è autosufficiente da diverse stagioni – e per la crescita in fatto di plasmaderivati, per i quali l’autosufficienza si assesta sul 70% circa, un dato su cui bisogna necessariamente migliorare.

Il sistema sangue italiano ha tra i suoi principali criteri organizzativi la compensazione regionale: quando una regione per qualsiasi motivo soffre di carenza sangue, le regioni che hanno una sovrapproduzione e possono cedere alcune delle proprie risorse compensano tali carenze.

In questo modo il sistema guadagna il suo equilibrio tra unità di globuli rossi prodotte e trasfuse.

Il Piano nazionale autosufficienza 2022 organizza e prevede quale potrà essere la produzione delle regioni nell’anno in corso, ma espone anche una criticità macro di non poco conto, fotografando un contesto che non è dei migliori, causa transizione dalla pandemia: “Il ri-orientamento di larga parte dell’attività del SSN sulla prevenzione e la cura della pandemia – si legge – ha causato il rinvio di molta attività elettiva nel 2020 e in parte del 2021. Quando si affronterà il recupero di queste attività, che si sommeranno a quelle ordinarie, l’impatto sul fabbisogno trasfusionale potrebbe trovare il Sistema impossibilitato a dare una risposta e la ridotta disponibilità della risorsa sangue potrebbe a quel punto diventare causa di criticità difficilmente sostenibili nella garanzia di soddisfacimento dei bisogni sanitari”.

Affinché ciò sia evitato, tutte le regioni si devono impegnare al massimo, alzando le proprie media di raccolta, puntando sul Patient Blood management e non superando i livelli di richiesta compensatoria previsti.

LEGGI IL PIANO NAZIONALE AUTOSUFFICIENZA 2022

I globuli rossi

Ma quali sono le regioni che producono più e meno Gr? In figura 1, ecco i risultati delle ultime tre stagioni.

regioni

fig. 1 Produzione e trasfusione di Gr in Italia tra il 2019 e il 2021

Come si può vedere, la media di raccolta nazionale è di 42,5 unità ogni 1000 abitanti, e sotto questa soglia troviamo regioni che endemicamente faticano a raccogliere sangue. Si tratta di Campania (30,1 / 1000 ab), Lazio (31,5 / 1000 ab) e Calabria (38,8 / 1000 ab).

Molto bene invece le Marche, che viaggiano ben oltre sopra la media (50,9 / 1000 ab), il Veneto (50,2 / 1000 ab) e la Sardegna, in cui si dona tanto (49,9 / 1000 ab) ma per ragioni endemiche di anemia diffusa ha sempre bisogno di trasfusioni, attivando il sistema di compensazione (ben 63,77 / 1000 ab di unità trasfuse).

Il plasma

Per quel che riguarda il plasma la situazione è molto chiara. La media nazionale di raccolta nel 2021 è stata di 14,5 kg di plasma ogni 1000 abitanti, con la consapevolezza di sistema che per ottenere un’autosufficienza totale e auspicabile visto la complessità della situazione internazionale e il rischio di faticare o strapagare il 30% di approvvigionamento che deve avvenire attraverso il mercato, sarebbe necessario arrivare alla media nazionale di 18 kg ogni 1000 abitanti.

Fig. 2 Produzione plasma in Italia tra il 2019 e il 2021 con previsione 2022

L’obiettivo è tutt’altro che impossibile, a patto che, come si vede in figura 2, le regioni palesemente sotto la media riescano a crescere progressivamente. La solita Campania (5,6 kg /1000 ab), il solito Lazio (7,6 kg / 1000 ab) hanno chiari problemi di raccolta plasma, un trend che vale per tutto il meridione Sicilia esclusa.

Friuli Venezia Giulia (24,4 kg / 1000 ab) le solite Marche (23,9 kg / 1000 ab) ed Emilia Romagna (22,6 kg / 1000 ab) tirano la volata, ma sono molte le regioni che riescono a orbitare sopra la media.

Con l’arrivo del DDL concorrenza – di cui si attende il testo definitivo uguale a quello proposto o con gli emendamenti di Avis – ci saranno maggiori risorse economiche per riformare e far crescere il sistema sangue italiano.

Con la speranza che non si tratti di un’occasione perduta per un settore che necessità investimenti in personale sanitario, in strutture e in comunicazione.