DDL Concorrenza, le analisi di Gianfranco Massaro, presidente Fiods

2022-03-15T15:45:09+01:00 15 Marzo 2022|Attualità|
ddl di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Il DDL Concorrenza è sempre al centro del dibattito intorno al sistema sangue italiano, anche perché la sua approvazione, con l’attuale testo o con le modifiche che Avis e altri stakeholder chiedono a gran voce, potrebbe davvero incidere sul futuro della raccolta sangue in Italia.

Dopo aver segnalato, nei giorni scorsi, un suo prezioso intervento sulla testata AboutPharma, abbiamo intervistato il presidente della Fiods (Federazione internazionale delle organizzazioni di donatori di sangue) e di Avis Molise Gianfranco Massaro, che sul DDL si è espresso in termini molto chiari.

Il futuro del DDL e del testo che sarà approvato non è ancora certo, ma è meglio capire bene sin da subito quali scenari si potrebbero configurare, sul mercato globale e su come raggiungere l’obiettivo dell’autosufficienza.

Presidente Massaro, come valuta il testo del DDL Concorrenza? Anche lei, come il presidente di Avis Briola, trova che lasci spazio ad ambiguità sul dono gratuito attraverso una retribuzione attraverso i rimborsi?

Concordo con quanto detto dal Presidente Briola, la parola rimborsi potrebbe nascondere delle scappatoie, dobbiamo evitare qualsiasi ambiguità. Ma allo stesso tempo sappiamo, come è noto, che meno di un donatore su cinque usufruisce del giorno di permesso dal lavoro dipendente concesso dalla normativa vigente. Stimiamo che questi costi si aggirano oggi in circa 80 milioni di euro al contribuente, una buona parte di questa cifra potrebbe essere risparmiata permettendo ai donatori di recarsi presso i centri di raccolta anche in orari non di lavoro. Ed evitare così inutili strumentalizzazioni da parte di altre nazioni.

In un suo recente intervento, lei ha analizzato la questione dell’impatto del DDL Concorrenza sul sistema plasma italiano? Quali sono i rischi che si aprono?

Se passa così com’è scritto, l’articolo che riguarda la lavorazione del plasma italiano apre a uno scenario di questo tipo: tutte le aziende europee, comprese quelle di Stato che in quanto tali detengono il monopolio nel loro paese, potranno lavorare il plasma delle Regioni e nello stesso tempo vendere i propri prodotti commerciali. Ecco il rischio: una multinazionale, o addirittura un colosso statale straniero, può trovarsi in posizione dominante e privilegiare l’immissione in commercio dei propri prodotti rispetto a quelli da conto-lavoro. Era un rischio già presente con la legge in vigore, ma così sarebbe ulteriormente esacerbato.

La sua soluzione per risolvere queste problematiche qual è?

Va bene aprire a tutti, anche alle aziende di stato straniere, nella logica di garantire la massima concorrenza, ma almeno creiamo le condizioni perché chi lavora il plasma delle Regioni, e quindi il frutto delle donazioni gratuite, non venda prodotti analoghi nel canale commerciale. Insomma, dobbiamo tutelare il plasma nazionale. È sufficiente che la norma preveda che l’Azienda che stipula una convenzione per lavorare il plasma delle Regioni, non possa vendere i propri prodotti commerciali nelle stesse Regioni. In questo modo se il produttore è completamente dedicato ai plasmaderivati nazionali, ecco che il rischio che privilegi i propri prodotti commerciali (che hanno necessariamente prezzi più alti) viene meno. La concorrenza è pienamente rispettata, ma il sistema pubblico è altrettanto pienamente garantito.

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Il consigliere di Avis Molise e presidente della Fiods, Gianfranco Massaro

Qual è la posizione della Fiods sul tema della gratuità del sangue?

La Fiods si batte insieme a OMS per una donazione volontaria, anonima, gratuita e totalmente etica in tutto il mondo.

In una congiuntura internazionale estremamente complessa, dopo 2 anni di pandemia e una guerra in corso, che rischi ci sono dei problemi di approvvigionamento di plasma e plasmaderivati?

Con la pandemia la raccolta di plasma negli Stati Uniti è crollata. Fortunatamente il sistema italiano basato sulla gratuità della donazione no. Ma noi dipendiamo ancora dal plasma straniero per un buon 30%, e da lì derivano i rischi di cui parlavo prima di sovrapposizione tra prodotti da plasma nazionale e da plasma commerciale se non si separano i due canali. Non c’è dubbio che il nostro paese deve aumentare gli sforzi per raggiungere quanto prima l’indipendenza strategica in farmaci plasmaderivati dagli USA, così da essere protetto dai rischi derivanti dalla volatilità di un mercato le cui dinamiche sono molto complesse.

Come si può portare il paese a crescere rapidamente in quanto ad autosufficienza?

Attuando in Italia un vero piano plasmaferesi (la raccolta di plasma attraverso aferesi n.d.r.). “Per la realizzazione in Italia di un piano plasmaferesi, manca solo la volontà di metterlo in pratica. Le difficoltà operative (strumenti), morali (donazioni solo volontarie e gratuite), tecniche (possibilità industriali) sono tutte superabili.” Non sono parole mie ma dette dal professor Maurizio Pietrogrande quaranta anni fa (Corriere della Sera, 25 maggio 1982). Sconcertante vero? Quanto sia importante l’autosufficienza è chiaro sempre di più, anche alla luce dei drammi della pandemia e della guerra. Il plasma è una vera e propria risorsa strategica. Delle ipotesi per il raggiungimento dell’autosufficienza di plasma sono: 1) potenziamento dei centri trasfusionali anche in termini di maggiore disponibilità delle strutture per consentire le donazioni; 2) attivazione di corsi universitari per medici trasfusionisti; 3) diffondere, anche tra i donatori, le informazioni sulle pratiche ormai standardizzate nei nostri ospedali, come il Patient Blood Management; 4) sostenere e affiancare la ricerca scientifica nel settore trasfusionale. Muovo un appello alla politica regionale e nazionale di scendere in campo per fornire quei forti indirizzi, da più parti sollecitati, che consentano di vincere tutti insieme una sfida che sarebbe oltremodo pericoloso continuare a procrastinare.