Sicurezza nelle trasfusioni, eccellenza italiana. Zero contagi HIV in 25 anni

2021-12-03T15:39:10+01:00 3 Dicembre 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

La sicurezza è una delle maggiori priorità del sistema trasfusionale italiano, da ormai moltissimi anni.

Garantire salute, da un lato ai donatori, dall’altro ai pazienti che ricevono le trasfusioni in quel fil rouge che comunemente simboleggia tutto l’altruismo di un gesto come il dono, è un obiettivo certamente irrinunciabile. Un obiettivo che, secondo i dati oggettivi, negli ultimi 25 anni è stato certamente ottenuto.

Sono proprio 25 anni, infatti, che il sistema non fa più registrare casi di infezione da HIV, un risultato che il Centro nazionale sangue ha comunicato com orgoglio.

“Lo confermano – scrive il Cns –  i dati del 2020 diffusi in vista della Giornata Mondiale contro l’AIDS, che si celebra il 1 dicembre. Come riportato dal rapporto “Italian Blood System 2020” infatti non si sono registrati casi da infezioni da HIV nelle oltre 2,8 milioni di trasfusioni registrate nell’anno passato, dato che trova conferma anche nei primi mesi dell’anno in corso”.

L’ottenimento di tale grado elevato di sicurezza è il frutto di scelte precise.

In primo luogo, va ricordato l’approccio etico della donazione italiana, un gesto volontario, gratuito, anonimo, associato e organizzato che si basa su un grande esercito di donatori periodici, che adottano stili di vita corretti e sono costantemente monitorati, agendo su chiamata diretta.

Poi vi è lo screening iniziale. Prima della donazione è necessario compilare un questionario utile a comprendere se il potenziale donatore ha un prifolo che prevede comportamenti a rischio, malattie pregresse e terapie in corso, prima di svolgere una visita completa.

Ancora, ovviamente, ognuna delle le sacche di sangue raccolte “deve superare test per la ricerca dei virus HBV, HCV, HIV e del Treponema responsabile della sifilide; in particolari periodi dell’anno, a questi test possono aggiungersi ulteriori analisi per la ricerca di altri virus come il West Nile Virus. Le donazioni verranno utilizzate solo se gli esiti dei test effettuati risulteranno tutti negativi”.sicurezza

Insomma, una macchina precisa ed efficiente.

“L’ultimo caso di HIV trasmesso tramite una trasfusione – continua il comunicato – risale sempre al 1995 e da allora, grazie all’introduzione di Test NAT sempre più precisi, che hanno permesso di ridurre il cosiddetto “periodo finestra”, e al sistema basato su un questionario pre-donazione che mette in luce eventuali comportamenti a rischio, la possibilità di contrarre l’HIV tramite una trasfusione si è ridotta a una probabilità che, in ambito scientifico, viene considerata trascurabile. Secondo uno studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Dipartimento di Scienze Biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano nel 2019 il rischio residuo di contrarre l’HIV da una trasfusione è passato, nel decennio 2009/2018, da 1 una unità su 1,2 milioni a 1 unità su 45 milioni. Ipotesi quindi molto più remota che quella, per fare un esempio, che cada un aereo”.

Missione finita? Non proprio.

La sicurezza, infatti, passa anche per la sicurezza dei luoghi in cui si svolgono le donazioni, e non molto tempo fa, per approfondire il tema, su donaotrih24 abbiamo intervistato la responsabile tecnico sanitaria del Cns, Simonetta Pupella, che ha spiegato come si lavora sull’idoeneità dei centri trasfusionali.

LEGGI L’INTERVISA DI DH24 a Simonetta Pupella, classe ’58, è la responsabile dell’area Tecnico-sanitaria del Centro nazionale sangue. 

Ovviamente, è necessario non accontentarsi è puntare all’efficienza in tutti i momenti della filiera. L’assenza di medici trasfusionisti speciliazzati, una criticità del sitema italiano per altri versi così efficiente, è sicuramente uno dei problemi su cui investire.

LEGGI L’INTERVISTA a Francesco Fiorin, presidente del Simti (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia)

A commentare i numeri ottimali che compongono il rapporto “Italian Blood System 2020”, è intervenuto Vincenzo De Angelis, direttore del Cns : “La sicurezza del sangue, dei pazienti che lo ricevono e dei donatori che lo donano, è da sempre al centro degli sforzi di tutto il sistema sangue – ha commentato– L’evoluzione della tecnologia medica e l’implementazione di protocolli sempre più rigorosi hanno fatto sì che i rischi di infezioni da HIV legati alle trasfusioni siano un brutto ricordo di un passato che non tornerà più”.