Di nuovo in campo nella sua regione, la Calabria, nonostante la meritata pensione, per una missione che va oltre i doveri civici di un normale cittadino e abbraccia un fine più alto. Franco Rizzuti, 67 anni, ex dirigente scolastico, è da giugno 2021 presidente regionale Avis Calabria, una realtà associativa che conta 40mila iscritti, 154 sezioni comunali e 5 provinciali.
Per prima cosa, come qualsiasi manager che entra in un'”azienda”, Rizzuti si sta dedicando ai classici faldoni sulla scrivania: “I conti stanno in ordine – esordisce – per smaltire i tempi e rendere più accessibile il sistema sangue calabrese stiamo lavorando a una piattaforma su donazioni, donatori, informazioni e burocrazia”.
Una mosca bianca in ambito nazionale, Avis Calabria non ha particolarmente sofferto la mancanza di medici e infermieri, assorbiti da hub vaccinali e ripresa delle attività ospedaliere dopo la fase più dura della pandemia.
“Abbiamo retto – spiega il presidente – le giornate per la donazione annullate per la mancanza di personale ospedaliero sono state circa il 5%. Il mio cruccio è un altro, è che ancora lavoriamo sul sabato e la domenica, siamo una regione turistica, dovremmo approfittarne. Ad esempio, essere attivi per venti giorni consecutivi ad agosto farebbe del bene alla nostra emoteca”.
A proposito di pandemia, le scuole, dove si svolgono giornate di sensibilizzazione e “reclutamento”, sono off-limits, quindi anche Avis lavora in “dad”: “Nel 2020 abbiamo svolto diverse iniziative on-line, quest’anno abbiamo ripreso gradualmente la presenza negli istituti. In Calabria non abbiamo mai avuto difficoltà a incontrare gli studenti”.
Ancora sull’argomento giovani da cui dipende il ricambio generazionale, Avis Calabria conferma un trend positivo: “Nel 2020 il 20% dei nostri donatori era nel range d’età 18-25 anni, nella provincia di Reggio Calabria tale dato raggiungeva il 25%, uno su quattro quindi. Siamo su buoni valori”.
Infine, Rizzuti tira una riga sull’emergenza Covid, auspicando che sia l’ultima: “Nel 2020 abbiamo mantenuto all’incirca lo stesso livello di raccolta degli anni precedenti. La raccolta negli ospedali è crollata, nei donatori c’era diffidenza nel recarsi in un nosocomio. Fuori, invece, nelle autoemoteche e nei punti di raccolta mi sono meravigliato, c’è stato un boom di donazioni”.