Il Terzo Settore, un grande potenziale. 94 organizzazioni e 158mila sedi

2021-11-09T14:47:21+01:00 9 Novembre 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Il Terzo Settore è un vero proprio universo nell’universo del reale, un vero e proprio sistema nel sistema economico e sociale, che ha il compito di affiancare il primo settore (lo Stato) e il secondo (il mercato), per fare in modo che tutte le istanze, anche quelle delle associazioni di volontari che agiscono senza fini di lucro siano rappresentate.

I valori che animano il Terzo Settore, sono fondamentali in un Paese come il nostro, nel quale al volontariato è affidato gran parte del sostegno alle categorie più deboli. Per conoscere meglio e più a fondo il presente e il futuro del Terzo Settore abbiamo intervistato Vanessa Pallucchi, da poco eletta portavoce del Forum, il luogo in cui tutte le diverse anime di questo universo s’incontrano per dialogare.

Ecco cosa ci ha detto.

Vanessa Pallucchi, il Terzo Settore in Italia è uno spazio d’azione importantissimo, dal potenziale enorme e dalla vocazione solidale. Come può dialogare con gli altri due settori, lo stato e il mercato, ritagliandosi la giusta importanza?

La sfida più prossima che può e deve vedere il Terzo Settore impegnato in una sinergia virtuosa, naturalmente, è quella del Pnrr (Piano nazionale di rinascita e resilienza, n.d.r.): noi crediamo fortemente nella necessità dei partenariati fra pubblico, privato e Terzo Settore anche per utilizzare al meglio le risorse in arrivo dall’Europa. Dunque troviamo importante, ad esempio, il fatto che il Forum sia tra le parti sociali invitate a far parte del tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, istituito presso la Presidenza del Consiglio: anche in quello spazio faremo sentire la nostra voce. Il Pnrr a nostro giudizio è l’occasione di trasformare in meglio il Paese implementando un modello di sviluppo inclusivo, in un’ottica di sussidiarietà: attraverso gli strumenti della co-programmazione e co-progettazione, che ormai sono ben definiti, abbiamo la possibilità di farlo con la giusta collaborazione fra le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati.

Terzo

La nuova portavoce del Forum Terzo Settore Vanessa Pallucchi

Complimenti per il suo nuovo ruolo di portavoce del forum. Lei è già molto esperta con la vicepresidenza di Legambiente, è stimolante l’idea di lavorare per rappresentare istanze diverse, di soggetti numerosi sebbene coesi da elementi comuni?

L’obiettivo di tutti noi all’interno del Forum, rappresentando ben 94 organizzazioni nazionali e oltre 158.000 sedi territoriali nel volontariato, nell’associazionismo, nella cooperazione e nell’impresa sociale, è quello di trovare la migliore sintesi tra punti di vista, mission e identità diverse, arrivando a definire, ogni volta, un quadro unitario. Il lavoro del Forum in questi anni ha rafforzato la percezione del Terzo Settore all’interno delle nostre comunità e all’interno delle nostre istituzioni. Le forme di partecipazione organizzata che i cittadini hanno costruito nel tempo all’interno delle comunità, oltre che numerose, sono anche assai eterogenee: il volontariato, il mondo della promozione sociale, il mondo dell’impresa sociale, le fondazioni, le società di mutuo soccorso. E ognuna di queste forme rappresenta un valore per le comunità.

Come obiettivi primari ha segnalato la lotta alle diseguaglianze, l’affermazione di un modello di sussidiarietà circolare, e portare a compimento la riforma in corso. Approfondiamo punto per punto?

Oggi più che mai abbiamo un grande bisogno di solidarietà e coesione sociale, senza i quali non esiste la possibilità di un vero benessere e un vero progresso per le nostre comunità. La pandemia Covid-19 ci ha messo davanti alla realtà di disuguaglianze economiche, sociali e territoriali già gravi nel Paese, e che si sono ulteriormente acuite. Ma proprio il Covid ci ha insegnato che abbiamo bisogno di rafforzare le risposte collettive ai problemi comunitari, e non di ridurle. Questo vuol dire, ad esempio, che l’approccio universalistico del nostro welfare a nostro avviso deve essere riconfermato con chiarezza: la collaborazione con il Terzo Settore offre nuove soluzioni per costruire risposte che siano sostenibili, e al tempo stesso universali. La sussidiarietà fra pubblico, privato e Terzo Settore è la filosofia per affrontare questo tempo nuovo, e la riforma del Terzo Settore ci dà l’opportunità di consolidare la presenza del mondo del non profit. In questo senso, l’avvio del nuovo registro unico nazionale (Runts) nel mese di novembre 2021 è un fatto positivo, che rende uniforme l’inquadramento di migliaia di organizzazioni sociali sull’intero territorio nazionale. Ma adesso, per attuare pienamente la Riforma, servono certezze sul quadro fiscale in cui si troveranno a operare gli Enti del Terzo Settore.

Nel Terzo Settore rientrano anche le associazioni di donatori di sangue, che offrono un servizio fondamentale per il Paese, contribuendo alla raccolta e all’autosufficienza. In che modo si può aiutare il mondo dei donatori nel dialogo con le istituzioni?

Come ho appena ricordato, la pandemia Covid-19 ha portato alla luce le grandi fragilità del nostro Paese e ha esacerbato bisogni preesistenti, sia di natura sociale che sanitaria. Allo stesso tempo il Paese ha trovato una risposta “all’altezza”: la pandemia ci ha infatti mostrato in maniera decisiva la grande forza dell’impegno civico, organizzato e non, nel cercare risposte e soluzioni, anche innovative, alle necessità emergenti delle comunità. Le organizzazioni del Terzo Settore che operano in ambito sanitario e nella donazione del sangue hanno avuto un ruolo importantissimo e non hanno mai smesso di dare il loro sostegno, garantendo continuità di servizi e di assistenza, soprattutto alle persone più fragili. Le istituzioni però non sono state sempre pronte a coglierne e riconoscerne il valore. Il nostro mondo, nelle sue varie articolazioni, ha dimostrato di avere le giuste competenze e le conoscenze concrete del territorio e delle comunità, oltre che di saper lavorare in rete, con altre organizzazioni così come con enti locali e istituzioni. Credo che i tempi siano maturi perché il Terzo Settore non venga più solo chiamato in soccorso nei momenti critici e di emergenza, ma venga considerato un partner affidabile, al fianco delle istituzioni, nelle politiche di programmazione e di un modello nuovo e organico di assistenza sociosanitaria.

Ci sono margini per ottenere un maggiore sostengo economico per il mondo del dono, che possa essere reinvestito in servizi per i donatori o in campagne di sensibilizzazione?

I margini ci sarebbero, e ci sono. Pensiamo ai due terzi dei contribuenti che donano il 5 per mille della dichiarazione dei redditi ad una realtà di Terzo Settore, oppure a quelli che effettuano erogazioni liberali in favore delle tante onlus, odv, associazioni di promozione sociale o istituzioni religiose per sostenerne l’azione sociale. A questa parte di cittadini si aggiunge il mondo delle imprese che effettua donazioni in favore degli enti del Terzo Settore. E poi c’è lo strumento, ancora poco conosciuto ed utilizzato, dei lasciti testamentari. Gli italiani, come comprovato da fatti concreti e da numerose indagini, hanno una forte sensibilità donativa, che va promossa. La stessa riforma del Terzo Settore contempla misure importanti per sostenere i donatori. Tuttavia c’è ancora molto da fare sul piano delle campagne di comunicazione e sensibilizzazione. Infine esistono anche le ingenti risorse del mondo della finanza, nel quale si sta assistendo ad una sempre maggiore attenzione ai cosiddetti investimenti pazienti.

In Italia il volontariato coinvolge più di 6 milioni di persone. Mi sembra un numero enorme, che permette di affrontare con serenità le sfide future. Quali sono, a suo parere, quelle maggiori dei prossimi anni?

Oggi dobbiamo fare i conti con l’eredità del modello di sviluppo economico dell’ultimo mezzo secolo: un’eredità di diseguaglianze crescenti fra persone, generazioni, popoli e territori. Se al centro di questo modello di sviluppo c’è stato il profitto, il nuovo modello che vogliamo costruire ha al centro le persone e i loro diritti, le comunità, la responsabilità di contribuire alla coesione sociale. In questo senso, la partecipazione attiva e organizzata di cittadini che si adoperano per costruire soluzioni collettive ai problemi è fondamentale, ed è una risorsa che va stimolata. Naturalmente questo comporta un lavoro culturale, ma anche un’opera di incentivazione, attraverso scelte convinte che supportino adeguatamente il Terzo Settore, in tutte le sue diverse forme.