Donare sangue e plasma è un gesto semplice e al tempo stesso fondamentale, ma troppe persone ignorano i motivi e gli effetti per i quali la cultura del dono e un sistema trasfusionale efficiente hanno una centralità strategica nazionale.
Su Donatorih24 proviamo ad approfondire ogni giorno tali argomenti, con l’obiettivo che la sensibilizzazione su questi temi smetta di essere considerata un’attività “tecnica” riservata al grandissimo impegno delle associazioni come Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa, o degli specialisti, e divenga oggetto di dibattito, racconto e divulgazione costante da parte dei media mainstream, al pari di temi altamente dibattuti come le politiche di genere e la lotta al razzismo.
Sarebbe davvero decisivo, anche perché il sangue non si può ricreare industrialmente o in laboratorio. L’unica fonte da cui si può prendere è la vita stessa, siamo noi.
I numeri del dono che bisogna conoscere
I numeri talvolta non bastano a spiegare le cose, ma alcune volte è bene conoscerli a fondo perché fotografano benissimo alcuni rapporti causa effetto. Per esempio, tutti dovrebbero sapere che 1 sola sacca di sangue può salvare fino a 3 vite umane. Dieci, quindici minuti al massimo seduti su una sedia e tre persone bisognose, che altrimenti potrebbero faticare ad avere la loro trasfusione determinate, sono salve. Anche perché è statisticamente dimostrato che circa un terzo della popolazione nazionale potrebbe avere bisogno di una trasfusione ogni anno. E tra loro i nostri familiari, amici, parenti.
Il bisogno medio di unità di sangue intero in Italia è di circa di 2,4 milioni, e su questa tipologia di trasfusione c’è una buona notizia: l’Italia è autosufficiente da diversi anni. Ciò, tuttavia, non significa che si debba abbassare la guardia. Ogni anno di autosufficienza è una conquista di chi ogni giorno lavora per quell’obiettivo. E se qualcuno si preoccupa del dono come un fattore di rischio per il proprio benessere, sbaglia.
Le donazioni in Italia sono sicurissime e il sangue donato si rigenera in corca 36 ore. Basta mangiare qualcosa di dolce subito dopo essere andati a donare, e a offrirlo ci pensano le associazioni, le quali si occupano anche di organizzare la donazione e permettere che avvenga su chiamata diretta: il motivo? Molto semplice: il sangue si può conservare per 42 giorni, quindi è necessario che anche gli approvvigionamenti siano armonizzati. Chi dona sangue, inoltre, può monitorare con attenzione il proprio stato di salute perché i risultati delle analisi del sangue arriveranno direttamente a casa gratis.
Quando il giallo è più prezioso dell’oro
Un’altra informazione che dovrebbe passare con molta più costanza nel dibattito pubblico, è che esiste una materia biologica gialla che è più preziosa dell’oro: il plasma. In Italia, sebbene si tratti di una questione altamente strategica a livello geopolitico non siamo del tutto autosufficienti nella raccolta plasma e nella produzione di farmaci salvavita per pazienti affetti da patologie gravi. Siamo circa al 70%, un’ottima percentuale ma migliorabile.
Attualmente l’obiettivo di raccolta annuale del Paese è di circa 860 mila kg di plasma l’anno, ma si può e si deve crescere perché nei prossimi anni potrebbe essere molto difficile trovare il 30% del plasma mancante sul mercato. La produzione globale è sostenuta per 2/3 dagli Stati Uniti, che puntano sulla raccolta a pagamento, una pratica discutibile sul piano etico e meno affidabile sul fronte sicurezza.
Per far comprendere a chi non è mai andato a donare o non si è mai avvicinato a questo mondo l’importanza del plasma, è bene partire dal principio.
Il plasma è una sostanza liquida del sangue composto per il 92% da acqua e per il restante 8% da proteine, e per raccoglierlo si può estrare (separare) dal sangue intero donato oppure estrarlo direttamente dal nostro corpo attraverso un processo chiamato aferesi. L’aferesi è una donazione un po’ più lunga, dura circa 45 minuti, ma il plasma si ricostituisce nell’organismo in soli 15 giorni. È un modo di donare particolarmente adatto a chi ha valori bassi di emoglobina, e inoltre i suoi effetti sono davvero fondamentali.
Per chi?
Per i tantissimi pazienti, centinaia di migliaia nel nostro Paese, che soffrono di malattie croniche, per esempio i pazienti emofilici e i pazienti affetti da immunodeficienze primitive, tutte persone che possono star bene solo con i farmaci plasmaderivati sempre a disposizione per trattamenti di lungo periodo resi possibili da chi va a donare.
La necessità della divulgazione
L’autosufficienza di sangue si può confermare nel lungo periodo, e quella del plasma a breve si può raggiungere, a patto di accrescere i livelli di consapevolezza del pubblico. L’impatto di testate specializzate come Donatorih24 e il lavoro delle associazioni, e delle istituzioni come il Centro nazionale sangue, non basta. Serve più informazione: più costante, più efficace e più presente nei canali di massima diffusione. Il futuro della donazione in Italia ha uno scafo solido e il vento in poppa, le serve solo una vela ancora più ampia.