Piemonte, carenze di sangue e personale
Le cause? Covid e mancanze strutturali

2021-10-01T16:15:09+02:00 1 Ottobre 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Di carenze di sangue e personale come possibile minaccia per il sistema sangue ne parliamo da molto tempo, ma in queste ultime ore, in Piemonte, i timori si sono concretizzati in una situazione difficile.

Nel pomeriggio di ieri, infatti, Ansa ha lanciato la notizia di un forte bisogno di sangue in tutta la Regione, bisogno che purtroppo è fortemente legato alle carenze di personale sanitario nel settore trasfusionale.

Le istituzioni, sul territorio, si sono già mosse per rispondere all’emergenza: l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha subito dialogato con le associazioni dei donatori di sangue e con la Struttura regionale di coordinamento trasfusionale per affrontare la situazione, e l’appello al dono è partito sui media locali e nazionali come il quotdiano La Stampa.

Sicuramente parte della responsabilità è ancora della pandemia da Covid-19, che per le proprie attività speciali sposta a sè ampie quote del personale sanitario da dedicare alla raccolta di sangue ed emocomponenti. Le stime parlano di 80 unità tra medici e infermieri che sarebbero invece necessari per le trasfusioni.

La rete trasfusionale della Regione Piemonte è piuttosto ampia ed è oggi coordinata dalla dottoressa Arabella Fontana, con 380 punti di raccolta fissa e mobile, e come abbiamo potuto vedere dagli ultimi dati del Centro nazionale sangue in figura 1, nel mese di agosto il Piemonte ha fatto registare un calo di raccolta di unità di globuli rossi del 2,6%, in luogo di una crescita dello 0,7% in fatto di unità trasfuse.

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Fig. 1 Le performance del Piemonte nella raccolta e trasfusioni di GR nell’agosto 2021

Va inoltre aggiunto che sui dati di raccolta complessiva 2021 contro 2020, il Piemonte è in crescita in quanto a raccolta globuli rossi del 2,3%, ma cresce esponenzialmente in unità trasfuse del 10%. Una sperequazione molto forte.

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Le performance del Piemonte su unita di GR raccolte e trasfuse tra gennaio/agosto 2021 e gennaio/agosto 2020

Non troppo diversa la situazione in fatto di raccolta plasma. Sul dato parziale di agosto 2021 contro agosto 2020 (in figura 3) il dato negativo è del -4,5%, mentre se analizziamo la raccolta compelssiva del 2021 a confronto con il 2020 troviamo valori pressoche identici.

Insomma, agosto è andato male e bisogna riprendere la rincorsa nei mesi che mancano alla fine del 2021.

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Fig.3 Raccolta plasna in Piemonte e in Italia ad agosto 2021 vs agosto 2020

Ci aspettiamo la solita risposta dei donatori per affrontare tali carenze, a patto che l’ennesima prova di generosità e solidarietà non finisca per mettere in ombra problemi strutturali che riguardano il sistema intero e che devono trovare una soluzione non temporanea ma definitiva.

Della mancanza di personale sanitario infatti ne avevamo parlato in chiave d’attualità solo pochi giorni fa quando i problemi si erano verificati in Lombardia, e in chiave di approfondimento in una ricca ed esaustiva intervista al presidente del del Simti (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia) Francesco Fiorin.

Ecco la sua risposta alla nostra domanda in merito, esplicita nell’individuare necessità d’investimenti da parte delle istituzioni per migliorare la formazione.

Tema chiave che è emerso è la carenza di specialisti trasfusionisti sul territorio. Come si può affrontare questa necessità?

Simti negli ultimi dieci anni ha perseguito con tenacia il riconoscimento di una scuola di specializzazione specifica che riguardasse la medicina trasfusionale, purtroppo con scarso risultato. La conseguenza è che i medici che arrivano a lavorare nei servizi trasfusionali italiani hanno bisogno di formazione e allo stato attuale sono solo le Società Scientifiche del settore, in modo particolare SIMTI, che riescono a mantenere alti livelli di proposte formative rivolte ai nostri professionisti. Purtroppo la carenza di medici in Italia è un dato di fatto e riguarda tutte le specialità e quindi anche la medicina trasfusionale. Forse sarà il caso di pensare a quali altre figure professionali sanitarie poter coinvolgere nelle nostre attività tenendo ovviamente distinte quelle che sono le diverse specificità, in particolare per i medici la capacità unica di fare diagnosi e prescrivere una terapia. Ma ripeto, è del tutto evidente che questo problema va affrontato in maniera responsabile da parte di tutti, delle istituzioni in maniera particolare, senza dimenticare che i processi trasfusionali tagliano in maniera trasversale tutte le attività sanitarie che ogni giorno si svolgono in ospedale e che anche il migliore chirurgo farà fatica ad operare senza emocomponenti a disposizione.

La strategia chiave, come sempre, dovrebbe essere investire in eccellenza, formazione, profesionalità. Investimenti che  speriamo non tardino ad arrivare, per un miglioramento del sistema sangue che punti al lungo periodo.