Vanda Pradal e le sfide di Avis Veneto
Incrementare la raccolta sangue

2021-09-16T14:20:37+02:00 16 Settembre 2021|Donazioni|
avis di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

È stata protagonista di un percorso associativo lungo e intenso, è stata presidente dell’Avis di Falzè di Piave e ha da poco concluso il secondo mandato da presidente dell’Avis provinciale di Treviso: ma da qualche mese Vanda Pradal ha inizia un percorso del tutto nuovo e impegnativo, come presidente dell’Avis regionale Veneto. Una sfida bellissima e complessa che la vedrà in prima linea.

Sarà lei a guidare Avis in una regione ampia, popolata, che ha una grande tradizione nell’attività di volontariato nel dono del sangue, e che vuole continuare a essere un punto di riferimento nazionale anche in futuro.

Sono tanti i temi che Vanda Pradal dovrà affrontare sul territorio, come la crescita del numero di donatori e i piani regionali sul sangue e sul plasma, fino alla gara per affidare in conto terzi la plasmaderivazione: noi abbiamo scelto di approfondirli direttamente con lei. Ecco cosa ci ha detto.

Vanda Pradal, per cominciare complimenti e un in bocca al lupo per il suo mandato che terminerà nel 2025. Che obiettivi si propone Avis Veneto in questa finestra temporale che la vedrà protagonista alla guida?

Primario obiettivo di Avis Veneto è di essere al servizio delle Avis Provinciali, offrendo loro il massimo supporto nella raccolta di sangue e plasma. Unitamente a questo, come Avis Veneto siamo impegnati nel rafforzare i rapporti con la sanità pubblica dato che abbiamo quale obiettivo comune la salute collettiva. Dal mio punto di vista, siamo quindi partner della sanità pubblica, e insieme ad essa e agli organi politici, dobbiamo agire per consolidare il nostro compito: donare il sangue. Per sostenere l’operato di Avis va infatti consentito ai nostri donatori e donatrici di poter donare nella maniera più agevole, beneficiando di orari flessibili nei centri trasfusionali presenti sul territorio, nonché di un numero adeguato di personale medico e infermieristico deputato alla raccolta degli emoderivati. Mai come ora, in Veneto come nel resto d’Italia, la mancanza di medici e infermieri costituisce un problema di cruciale rilevanza, come Avis siamo pronti a ragionare insieme alla sanità pubblica sulle possibili soluzioni da percorrere, con l’auspicio di essere considerati non solo dei volontari, ma dei collaboratori attivi che sono partner del sistema sanitario che beneficia del nostro dono.

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Vanda Pradal al Tempio del donatore

Il Veneto è una delle regioni più grandi e popolate d’Italia, è possibile ampliare sempre di più la base di donatori periodici regionale? Come?

Oggi più che mai è necessario aumentare la base dei donatori periodici, si tratta di una priorità assoluta per garantire la costanza della donazione ma anche il ricambio generazionale. Questi due obiettivi vanno a braccetto. Infatti, per supportare le nuove entrate abbiamo messo a punto numerosi progetti e, dopo il fermo della pandemia, abbiamo ripreso a svilupparli insieme agli istituti scolastici di ogni ordine e grado. La sfida che unisce Avis Veneto e il mondo della scuola ha quale intento comune la formazione di cittadini responsabili e generosi, che possano conoscere da vicino la donazione per poi prenderne parte. In questo ultimo periodo, a causa dell’epidemia, ci è mancato lo scambio in presenza con gli studenti e le studentesse, e questo ci ha un po’ penalizzato rispetto alle occasioni di incontro con i giovani. Ma speriamo nel breve termine di riprendere come prima, se non più di prima. Non bastano gli slogan, Avis per vivere ha bisogno del contatto umano, fatto della condivisione delle esperienze e delle testimonianze dei donatori più “anziani” come fondamento per ampliare sempre più la base dei nostri donatori.

L’autosufficienza ematica, sia sul piano dei globuli rossi, sia sul piano del plasma da conferire alle aziende per la produzione dei farmaci plasmaderivati è universalmente considerata un obiettivo strategico nazionale. Avis Veneto fa una comunicazione specifica su questo focus o le strategie per ampliare la base di donatori sono altre?

L’autosufficienza ematica è un punto cardinale, così come la raccolta dei plasma-derivati. In sinergia con l’Avis Nazionale stiamo sviluppando e implementando la pianificazione in tal senso. Per quanto riguarda i globuli rossi, proseguiremo sulla strada già tracciata, continuando a lavorare sull’informazione dei cittadini, facendo proselitismo con dei progetti mirati a sostenere l’adesione alla donazione. L’autosufficienza a livello regionale e nazionale è infatti il contributo che, come Avis Veneto, vogliamo consolidare. Per quanto riguarda il plasma, e quindi gli emoderivati indispensabili per i nostri ammalati, abbiamo sposato da tempo la campagna nazionale “Giallo Plasma” che presenta la donazione come un gesto di tendenza attraverso i linguaggi della moda, del design e dell’arte. Al contempo, siamo però convinti che insieme al sistema sanitario occorra creare maggiori spazi per la donazione, puntando sulla flessibilità oraria dei centri trasfusionali deputati alla raccolta e sopperendo alle mancanze di medici e infermieri. Noi ci siamo per ragionare quanto prima sul tema e sulle strategie da attuare per sostenere la donazione a tutti i livelli.

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Vanda Pradal, presidente Avis Veneto

 Per il territorio nazionale, uno dei temi principali intorno al rafforzamento della raccolta sangue è quello degli orari dei centri trasfusionali, da ampliare e rendere più versatili per favorire i donatori. In Veneto com’è la situazione?

La situazione in Veneto rispecchia quella del resto d’Italia, la carenza di medici e di altre figure sanitarie è una questione che si protrae da tempo e che sentiamo molto vicina. Riteniamo sia indispensabile che la sanità pubblica ragioni sulle modalità con cui rafforzare gli organici impiegati nei centri trasfusionali, per andare incontro alle esigenze dei donatori che svolgono un servizio importantissimo per le strutture sanitarie, garantendo l’approvvigionamento del sangue necessario per le trasfusioni e per lo sviluppo di farmaci e terapie con emoderivati. Dobbiamo, insieme con al decisore politico, riuscire a risolvere questo problema nell’ottica di fornire un migliore servizio ai cittadini. Gli stili di vita sono cambiati rispetto al passato e il donatore deve essere messo nella condizione di poter donare conciliando gli impegni quotidiani, familiari e lavorativi, per questo come Avis Veneto insistiamo sulla necessità di estendere gli orari dei centri trasfusionali per meglio rispondere ai nostri preziosi donatori.

Come si riesce a completare il ricambio generazionale e chiamare sempre più giovani alla donazione di sangue?

È indubbiamente una scommessa. Vanno continuamente incentivate le strategie per dialogare con i giovani, restando al passo con i tempi e con le modalità di interazione scelte dalla generazione dei millennials. La scuola resta per noi un referente fondamentale per entrare in relazione con ragazzi e ragazze. Importanti sono anche il passaparola dei volontari, i messaggi lanciati dai nostri ambasciatori e testimonial della donazione, sempre molto attivi e disponibili. Non da ultimo, vorremmo accrescere la nostra presenza sui social per confrontarci con i giovani, comprendere i loro bisogni e i loro desideri nel diventare parte attiva della donazione.

A livello di comunicazione sul dono che cosa state preparando?  

La comunicazione sul dono è sempre attiva in Veneto, ogni giorno siamo presenti sui social per attualizzare e diffondere le proposte che portiamo avanti. Senza mai dimenticare i nostri storici donatori che con solerzia e responsabilità rappresentano il migliore esempio per i giovani e per tutti coloro che vogliono avvicinarsi all’Avis. Durante la pandemia le modalità di interazione tramite il web e il nostro periodico Dono & Vita hanno sopperito in buona parte all’impossibilità delle iniziative in presenza fisica. Ora che la possibilità del contatto in presenza è stata consentita, puntiamo a rilanciare gli eventi e i progetti partecipativi, ma senza tralasciare gli stimoli che possono essere lanciati tramite i nostri canali online. Grazie a questa forma “ibrida” di interazione con i nostri volontari e con chi desidera conoscere l’Avis, riusciamo ad essere più capillari e contemporanei nel raccontarci e nel promuovere la bellezza del dono.

Infine l’esortazione al dono con cui chiudiamo le interviste su Donatorih24: cosa direbbe a un non donatore per spingerlo a donare?

Più che spingere a donare vorrei invitare a donare. Chi dona agli altri impreziosisce sé stesso. Dopo un anno e mezzo di problematiche, paure e incertezze che hanno coinvolto le nostre comunità, fare del bene, ci rende più saldi perché ci avvicina gli uni agli altri. Donare è un atto d’amore, per nulla banale, riempie di gioia e speranza chi lo riceve e chi lo fa, facendo emergere il meglio della nostra società.