“Nessuna forma di donazione di sangue ed emocomponenti che preveda una retribuzione potrà mai sostituire il gesto etico, volontario, periodico e gratuito su cui si fonda il nostro sistema trasfusionale”.
Il presidente di Avis nazionale, Gianpietro Briola, ribadisce la posizione italiana dopo le aperture verso il modello della donazione retribuita emerse dal webinar organizzato nei giorni scorsi dal settimanale inglese Economist in collaborazione con la casa farmaceutica nipponica Takeda.
In Europa non c’è un testo unico che regolarizza lo sfruttamento farmaceutico del plasma. Molte aziende di plasma derivazione, come la stessa Takeda, in Italia lavorano il plasma da donatori volontari e all’estero hanno centri di raccolta con datori a pagamento. Nel nostro Paese vige il sistema del conto lavorazione, il plasma raccolto dai donatori volontari e non remunerati viene affidato, per ricavarne medicinali plasmaderivati, ad aziende convenzionate che lo lavorano in ciclo separato e restituiscono alle Regioni i relativi medicinali ottenuti.
Sia il plasma, sia i suoi derivati restano in tal modo di proprietà delle Regioni, quindi pubblici, per la cura degli ammalati, mentre alle aziende viene solo pagato il processo di lavorazione.
Briola, nel ribadire la validità del sistema italiano, parla anche a nome delle Avis regionali che hanno sottoscritto l’accordo Planet, ossia Toscana, Campania, Lazio, Marche e Molise, accordo che vede la partecipazione di Takeda. “Siamo convinti che l’unica strada per assicurare la sicurezza e la garanzia di qualità di sangue ed emocomponenti raccolti nel nostro Paese – spiega – sia il rispetto della legge 219/2005 che disciplina l’interesse nazionale sovraregionale e sovraziendale non frazionabile del sangue e dei suoi derivati. Un interesse a cui concorrono Regioni e Aziende sanitarie. Rendere la donazione un gesto retribuito non è garanzia né di qualità e né di quantità nella raccolta. Il crollo registrato nel corso della pandemia in nazioni come gli Stati Uniti, crollo che ha superato il 30%) ne è la dimostrazione. Per questo la nostra associazione difenderà sempre e comunque il valore etico della donazione, unica via per assicurare terapie e farmaci salvavita a tanti pazienti, una posizione più volte ribadita e condivisa anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa”.