L’impresa dei “fragili” sul Monte Rosa
Con Aido per promuovere il dono

2021-07-09T14:55:11+02:00 9 Luglio 2021|Primo Piano|
Di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Raggiungere il tetto d’Europa, per dire sì al dono di di organi, tessuti e cellule. Un’impresa storica, che farà parlare di sé e resterà negli annali, e che è possibile grazie ad Aido, l’associazione italiana che si occupa di portare avanti questi tipi di donazione.

Il prossimo 17 e 18 luglio si compirà questa spedizione mai tentata prima, una scalata verso il rifugio più alto di tutto il continente, Capanna Margherita sul Monte Rosa, a 4556 metri, e a portarla a termine sarà un gruppo di cosiddetti “fragili” ovvero persone che normalmente sarebbero considerati poco idonei a uno sforzo del genere.  C’è chi ha ricevuto un trapianto di polmoni, chi è affetto da fibrosi cistica, chi ha subito un trapianto di reni. Tutte persone provenienti da varie zone d’Italia e pronti a prendersi un sogno da realizzare.

A rendere possibile il tutto c’è Aido, diretta oggi dalla dottoressa Flavia Petrin, qui intervistata su Donatorih24. Oltre 40 persone, tra parenti, amici e sostenitori dell’associazione, accompagneranno i 5 prescelti.

Ma chi sono i cosiddetti “fragili” che saliranno sul Monte Rosa?

Capo-cordata” sarà Valeria Lusztig, che ha subito un trapianto di polmoni nel 2017 ed è affetta da fibrosi cistica.

Valeria, lo scorso 23 agosto salì al Balmenhorn o Cristo delle Vette a 4156 metri, nell’ambito del suo progetto “Guardami Adesso”, che prevede “spedizioni di riscatto” a scopo benefico, “raccontando nei cammini e nelle scalate la “rinascita” di persone, in particolare donne, con storie sanitarie difficili alle spalle”.

Valeria Lusztig in una delle sue scalate

Ecco le parole di Valeria a presentazione dell’impresa.

Io sono Valeria. Lo scorso anno, a due anni e otto mesi dal trapianto bipolmonare, sono salita sul Balmenhorn a 4165 metri. L’ ho fatto per ricordare un’altra impresa, di un altro ragazzo, trapiantato e affetto, come me, da fibrosi cistica, che ci ha lasciati nel maggio del 2019. E l’ho fatto soprattutto perché, a parte il benestare dei medici e di mia figlia, che erano gli unici a contare per me, lo trovo un modo dirompente e originale per dimostrare una cosa semplice: che la vita dopo il trapianto, se e quando possibile, non è sul divano, tra le mura di casa. Ma è una possibilità continua di misurarsi con se stessi e con un mondo che prima di ricevere una nuova vita ci era precluso. Questa volta ho voluto con me altri amici trapiantati: persone che conosco capaci di allenamenti sfidanti, di potersi misurare con la fatica e con la bellezza di avere un obiettivo personale e comune insieme: raggiungere la vetta per eccellenza, il rifugio Capanna Margherita, a 4556 metri, sempre sul massiccio del Monte Rosa. Sto dando tutta me stessa sia in allenamenti che ogni giorno mi riportano ai limiti evidenti e sopraggiunti dei miei preziosi organi, sia nella organizzazione di ogni aspetto del progetto, attraverso il mio alter ego: “Guardami adesso”, un libro, e insieme un progetto che vuole proprio organizzare a scopi interamente benefici cammini e trekking per persone rinate dopo storie sanitarie difficili”

Gli altri protagonisti saranno: Gabriel Zeni, ventisettenne che studia ingegneria del veicolo, affetto da fibrosi cistica ma alpinista a tutti gli effetti, con tante cime all’attivo (Marmolada, Presanella, Visoz, Cevedale, Gran Zebrù); Mirko Dalle Mulle, trapiantato per due volte di rene, Vice Presidente AIDO Provinciale Belluno; Antonella Tegoni, quarantunenne trapiantata di polmoni da 7 anni a causa della fibrosi cistica; e infine Samantha Ciurluini, trapiantata bipolmonare da cinque anni e atleta della nazionale di pallavolo trapiantati e dializzati che ha già affrontato i 5895 metri del Kilimangiaro nel 2017 e un altro ragguardevole 4000 in Marocco, due anni fa. Finora è l’unica trapiantata polmonare, insieme a Marco e Valeria, a essere finora salita oltre i 4.000 metri.

Ecco le loro parole di presentazione:

Gabriel Zeni

“Sono Gabriel, ho 27 anni e convivo dalla nascita con la Fibrosi Cistica e da due anni con il diabete secondario a Fibrosi Cistica. Sentire l’aria fresca e frizzantina entrare nei polmoni e riempirli è una sensazione impagabile. Mi alleno e mi curo per andare in montagna, salire le cime e provare quella sensazione, che ogni volta è diversa. Questa è stata la più grande arma contro la Fibrosi Cistica fino ad oggi. Col tempo ho iniziato a volermi spingere ogni volta un pochino oltre al mio limite fisico. Molte persone salgono perché è il loro sogno, altre per aggiungerla al curriculum alpinistico, io salgo per quel respiro che caratterizza ogni cima”

Mirko Dalle Mulle

“Sono Mirko e da pochi mesi ho ricevuto il mio secondo trapianto di Rene.
Ho affrontato anni difficili, di mancanze e di significative privazioni in emodialisi. Per questa seconda vita, vorrei poter festeggiare il primo anno sul rifugio più alto d’Europa: Capanna Margherita. Un nuovo percorso impervio e difficile sotto il punto di vista fisico, ma spiritualmente affronto questa sfida portando nel cuore il mio angelo donatore e due amici trapiantati, loro stessi mi accompagnano nei miei allenamenti”.

Un grippo di scalatori Aido

Antonella Tegoni

“Sono Antonella, trapiantata di polmoni da 7 anni a causa della fibrosi cistica. Cos’è per me la salita a Capanna Margherita? Per me che da sempre ho come elemento di vita il mare, è una fantastica possibilità….questa scalata è la vita, la vita che sale, la vita che cambia che ogni giorno ti sorprende. Mi apro a questa esperienza con il cuore colmo di gratitudine e voglia di sorprendermi, di imparare, di sognare sempre più intensamente, con l’intenzione di non perdermi nulla di questa meravigliosa esistenza. Faticando, ma continuando a salire.

Samantha Ciurluini

 “Sono Samantha, una delle ragazze fragili del progetto capanna Margherita che si terrà il 17 e 18 luglio. Ogni volta che affronto una scalata associo la salita al periodo della malattia, cosi passo dopo passo arrivo alla vetta, pensando alle diverse tappe della mia vita, pensando anche a tutti quelli che loro malgrado non sono stati fortunati come me e non ce l’hanno fatta e allo stesso tempo spero di essere di stimolo a quanti stanno ancora lottando”.

Ad accompagnare i 5 prescelti, ci sarà Luca Colli, alpinista estremo che ha già conquistato 9 delle 11 summits (ultima, nel 2019, l’Everest). Medico di spedizione sarà invece il dottor Luigi Vanoni,  personalità già impegnate in altre iniziative simili, come le spedizioni “Touching the Sky” (Luca Barisonzi – alpino tetraplegico alla Capanna Margherita nel 2014) e “Urlando contro il Cielo” (Marco Menegus – trapiantato bipolmonare per fibrosi cistica – 2018).

A questo link del sito Retedeldono.it è possibile sostenere l’iniziativa con delle donazioni.

Notevole invece il valore simbolico di questa scalata.

Andare avanti, senza limiti, anche tra le difficoltà verso un obiettivo preciso come una vetta leggendaria e piantare la bandiera di Aido, è davvero la metafora dell’impegno quotidiano necessario a diffondere i valori del dono, che si tratti di organi, tessuti, cellule o sangue, tra il maggior numero possibile di persone.