La vita associativa dei volontari di sangue è un miscuglio di emozioni che partono dall’attività “in trincea”, sul territorio dove si è nati e si vive.
Emozioni e azioni che quando si trasformano in esperienza, diventano poi materiale di condivisione comune, magari in una dimensione più ampia, nazionale, quella che in un’associazione grande come Avis che conta migliaia di sedi sul territorio e circa 1 milione e trecentomila donatori affiliati è un patrimonio inestimabile.
Volontari di diverse generazioni possono confrontarsi e dialogare per fondare le basi del futuro, così com’è avvenuto di recente, per esempio, ad Avis Livorno, dove un giovane presidente come Matteo Bagnoli è stato riconfermato per altri quattro anni con l’occasione di dare continuità a idee e obiettivi precisi, da condividere e perseguire con i consiglieri storici.
Per sapere cosa significa gestire l’azione del volontariato sul territorio, e puntare sul dialogo tra generazioni, lo abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha detto.
Matteo Bagnoli, giovanissimo e già al secondo quadriennio alla guida di un Avis territoriale importante come quella di Livorno. È importante una continuità nel lungo periodo per dare un’impronta al proprio lavoro sul campo?
Sono rimasto davvero felice che il consiglio abbia prima proposto e poi votato affinché continuassi in questo ruolo. Livorno è una piazza associativa importante e con soci numerosi e poter dare continuità è sicuramente un traguardo importante, fondamentale. Abbiamo molti obiettivi, tanti traguardi da raggiungere, e accanto a me ho due vice presidenti totalmente nuovi e anche la maggior parte del consiglio è totalmente rinnovato.
Uno dei temi che emerge spesso quando si parla di associazioni di donatori è quello del ricambio generazionale: in che modo il dialogo tra generazioni all’interno di Avis può portare a una comunione d’intenti?
Il tema del ricambio generazionale è davvero attuale. Io e il consiglio direttivo precedente abbiamo davvero spinto in questa direzione e abbiamo infatti fondato il gruppo Giovani Avis Livorno nel 2018. Tuttavia, io credo che lo storico dirigente Avis debba restare dentro al consiglio direttivo, per creare un connubio perfetto. La forza e il rinnovamento dei giovani che si affaccia al mondo del volontariato con energia e con tante idee e altri punti di vista anche per lavorare sui nuovi mezzi di comunicazione, e dall’altra i dirigenti storici che sono in trincea da molti anni e hanno esperienza magari decennale o ventennale. L’unione di questi elementi ci ha permesso di essere una realtà che a Livorno è attiva da sessantacinque anni e fa numeri veramente importanti.
E parlando di reclutamento? Tu vivi da vicino il territorio, cosa serve per convincere i più giovani, i diciottenni, ad andare a donare il sangue?
Il tema del reclutamento è davvero importantissimo, e in questi primi quattro anni di presidenza ho capito una cosa: i giovani ci sono e se vengono coinvolti sono in grado di impegnarsi tantissimo. Tuto sta nel saperli coinvolgere, e poi automaticamente loro sentono l’importanza di donare sangue e plasma e scatta qualcosa dentro di loro, e procedono all’iscrizione o alla donazione. Ma non solo, scatta il desiderio di aiutare a tutto tondo l’associazione e si impegnano tantissimo, e questa è una cosa che abbiamo proprio toccato con mano. Per esempio questo è accaduto con la possibilità di fare da noi il servizio civile, sono stupito dalla voglia che hanno di scendere in campo e dall’aiuto che co hanno dato in questi anni a Livorno.
La conseguenza diretta è l’autosufficienza ematica nazionale. Cosa si può fare secondo te, partendo dal basso cioè dalle reali esigenze del territorio, per aumentare i livelli di raccolta plasma?
La forza di Avis è proprio quella di essere rete di associazioni, a partire dal livello comunale per arrivare al nazionale. Proprio nel momento più critico della raccolta di questo emocomponente è stata lanciata una grande campagna comunicativa a livello nazionale per donare plasma. E proprio grazie alla campagna e ai soci responsabili che ci hanno seguito, che a Livorno siamo riusciti ad avere circa 300 donazioni in più, di cui il 90% donazioni di plasma. Questo significa che siamo stati bravi a Livorno a seguire le indicazioni dell’Avis regionale, che a sua volta aveva recepito quelle di Avis nazionale per insistere su questo tipo di donazione. Abbiamo indirizzato i nostri soci a donare il plasma facendo capir loro qual è l’importanza del plasma nel panorama nazionale. Naturalmente dobbiamo lavorare su entrambi i fronti, sangue e plasma, perché non ci possiamo permettere che i numeri siano inferiori degli anni precedenti.
La pandemia ha condizionato il lavoro associativo? In che modo? Come avete reagito?
La pandemia ha cambiato radicalmente il nostro modo di lavorare, abbiamo capito subito che dovevamo lavorare e spingere molto di più sul contatto con i donatori, che nel periodo più critico è stato molto disorientato. Abbiamo utilizzato telefono, messaggi semplici, canali social, per raggiungere i donatori che potevano avere paura di andare a donare durante il primo lockdown, ed è stata l’arma vincente. L’approccio ha funzionato alla grande, perché i donatori hanno capito e hanno ribaltato il trend negativo del primo momento iniziale. Abbiamo riscoperto anche la generosità tipica della nostra città, uno dei punti cardine di Livorno, e in un momento in cui si è sentito tanto il peso emotivo a causa delle vittime del coronavirus, i livornesi hanno risposto alla grande, hanno capito come si doveva fare per andare a donare al Centro trasfusionale ed è esplosa la voglia di aiutare il prossimo. Noi ce lo abbiamo nel sangue.
Quali sono gli obiettivi come dirigente per questo nuovo mandato?
Gli obiettivi per i prossimi quattro anni sono tanti. Abbiamo una voglia matta di tornare sul territorio e lo dovremo fare con una presenza raddoppiata. Dobbiamo continuare a sensibilizzare portando tante idee nuove. La pandemia ha cambiato il mondo, e ha cambiato anche il modo con cui Avis deve presentarsi alla cittadinanza. Dobbiamo essere bravi per abituarci e adattarci a questo evento mondiale che ci ha cambiato in moltissimi aspetti. Ma come testimoniano i risultati positivi in un anno così terribile, mi aspetto veramente di continuare in positivo con tantissimi eventi sul territorio a contatto con le persone e tanta comunicazione. Sulla comunicazione ci punto tantissimo perché è il nostro lavoro, dobbiamo essere bravi a far capire quanto è importante donare plasma e sangue e avvicinare sin da subito tutti gli attori sul territorio a partire dalle scuole medie inferiori. È importante che tutti ci consiglieri si uniscano a me per concentrare le nostre forze sugli obiettivi e raggiungerli al meglio.