Avis, dono e Giro d’Italia, il sodalizio prosegue nel 2021

2021-05-20T17:39:00+02:00 20 Maggio 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Il connubio tra sport e dono del sangue, nel nome degli stili di vita corretti – un argomento quest’ultimo centrale in quella cultura del benessere che le associazioni affrontano costantemente con iniziative, convegni, e campagne – è un fattore di sensibilizzazione importantissimo, perché alla base della passione per lo sport e del gesto di donare ci sono gli stessi valori: senso di comunità, gioco di squadra, voglia di essere protagonisti.

Avis e Giro d’Italia si incrociano ormai da tempo proprio per affermare questo sodalizio vincente, e sfruttare, grazie al seguito e alla passione di una delle competizioni più importanti dello sport mondiale, una platea importante e già pronta a recepire il messaggio.

Cosa faranno insieme le due organizzazioni: “Stand dove fornire informazioni sull’attività dell’associazione e la donazione di sangue e plasma, a bandiere e striscioni che saranno sventolati durante la partenza, l’arrivo o il passaggio dei ciclisti a ogni tappa, anche in questo 2021 AVIS ribadisce la propria vicinanza e partecipazione al mondo dello sport e alla cultura di stili di vita sani”, lungo alcune delle 21 le tappe in calendario per un totale di 3.479,9 chilometri (una media di 165,7).

Per sapere tutto sul senso di questa sinergia, abbiamo intervistato Gianpietro Briola, presidente di Avis nazionale.

Il Giro d’Italia e AVIS, un connubio duraturo che conferma il legame tra dono e sport. Come mai avete scelte proprio il giro per comunicare i valori del dono al popolo degli sportivi?

Il Giro d’Italia è un grande appuntamento che fa parte della storia del nostro Paese e AVIS, come associazione presente in tutta Italia da 94 anni, non poteva mancare con i suoi volontari e i suoi colori. Anche quest’anno, quindi, abbiamo voluto confermare la nostra presenza per sensibilizzare il pubblico sul tema della donazione e, più in generale, sulla cultura della solidarietà. Ritengo importante, infatti, sfruttare queste manifestazioni di così grande risonanza per lanciare messaggi dal forte impatto sociale, soprattutto in un periodo così delicato come quello attuale, in cui c’è tanto bisogno di altruismo e generosità.

Ci sono appuntamenti e celebrazioni in cui tutti si riconoscono, che evocano la coesione e a cui tutti partecipano con piacere. Il Giro è uno di questi e nell’attuale contesto ci aiuta a unire e alimentare lo spirito di comunità.

Il presidente di Avis Gianpietro Briola

Cosa troveranno gli sportivi sul dono del sangue durante le varie tappe? Informazioni utili, materiali di sensibilizzazione e cos’altro?

Sono diverse le sedi Avis che, nei comuni in cui farà tappa il Giro, si sono mobilitate per allestire stand dove fornire informazioni sulla donazione e accogliere, con bandiere e striscioni, il passaggio dei ciclisti. Il Giro d’Italia è anche un’occasione unica per incontrare tanta gente unita dall’amore per lo sport e, vista l’attuale situazione sanitaria, sfruttare quei pochi momenti collettivi che permettono di sentire il calore delle associazioni, pur rispettando tutte le norme vigenti.
Ed è proprio questa voglia di incontrare che porta le sedi avisine a montare i gazebo nelle piazze.

Esiste un legame profondo tra sport e dono. Oltre al giro d’Italia ci sono altre realtà nel Paese in cui Avis e sport fanno un percorso comune?

L’attività e l’impegno di AVIS non passano solo attraverso campagne di sensibilizzazione alla donazione di sangue e plasma, ma veicolano messaggi che puntano a incentivare anche l’attività fisica regolare e costante. Quello tra i donatori di sangue e lo sport, infatti, è un binomio consolidato, come dimostrano gli innumerevoli gruppi sportivi “avisini” sorti in tutta Italia e le collaborazioni con squadre che militano nei campionati (più o meno importanti) di calcio, ciclismo, passando per l’atletica e molto altro ancora.

Questi ultimi 14 mesi sono stati davvero difficili per tutti, ma il bilancio di Avis è buono. Avete lavorato come una squadra di ciclisti?

Assolutamente sì. Il nostro è stato un lavoro in rete, basato sulla sinergia tra tutti i livelli associativi e su una comunicazione costante e tempestiva.

Certo, abbiamo dovuto sospendere tantissimi eventi in programma, ma abbiamo anche sfruttato le grandi potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Così abbiamo dato vita a una serie di iniziative, tra cui i webinar dal titolo “Be good”, che hanno visto susseguirsi alcuni tra i massimi esponenti del Terzo settore e del sistema trasfusionale italiano.

Ora siamo pronti a ripartire con rinnovato entusiasmo, motivazione e spirito d’iniziativa.