Avis e le sfide da vincere nel futuro
Lo studio Bocconi e il sistema che verrà

2021-05-17T14:58:55+02:00 17 Maggio 2021|Uncategorized|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

La crisi della pandemia ha complicato non poco la raccolta sangue negli ultimi 14 mesi, e sebbene abbia comunque tenuto bene, saranno importanti le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza del Paese vagliato dal governo.

Le strategie, tuttavia, devono essere “fondate sulla ricerca e non sulle impressioni” ha specificato il presidente di Avis Gianpietro Briola incaricato di presentare il Webinar “Il futuro del sistema trasfusionale in Italia” andato in scena ieri sui canali social e YouTube di Avis nazionale

I risultati di Avis comunque sono arrivati anche in questi mesi difficili, grazie a un impegno forte che punta al grande obiettivo del sistema trasfusionale italiano, ovvero affiancare l’autosufficienza già raggiunta (e tuttavia da mantenere) sui globuli rossi a quella ancora da raggiungere (siamo circa al 70-75%) per ciò che riguarda il plasma e i farmaci plasmaderivati salvavita, che servono a curare tante patologie gravi e a migliorare la vita e la quotidianità di persone che senza quegli stessi farmaci farebbero una vita peggiore.

L’analisi

Per raggiungere gli obiettivi di ricerca il primo passo è stato comprendere il funzionamento dei sistemi trasfusionali regionali che insieme formano il sistema intero. Ma come ottenere una fotografia esatta? I ricercatori hanno operato attraverso interviste i dirigenti territoriali, attraverso la creazione di focus group di discussione, e per poi sistematizzare i risultati e rimetterli in discussione attraverso un workshop plenario e con altre interviste a particolati key informants del settore, allo scopo di fornire poi un capitolato di azioni possibili per intervenire nel sistema su piani temporali diversi di medio e lungo periodo.

Guarda il webinar completo:

Le sfide del domani e i messaggi chiave

Sono tante le evidenze raccolte grazie allo studio Bocconi, esposti dalla dottoressa Cavazza. Molto rilevante il decreto 70 del 2015 grazie al quale il Ministero della Salute ha rivisito l’offerta ospedaliera in base alle dimensioni delle singole aziende sanitarie. Il decreto ha dunque inciso sul sistema trasfusionale costringendolo a una riorganizzazione non sempre adeguata ed efficace. Ben venti regioni con condizioni differenti, rendono difficile l’unità di intenti, e infatti uno dei punti chiave è proprio l’approccio e la percezione dell’importanza dei sistemi trasfusionali nelle varie regioni: troppa elasticità, mancanza di chiarezza, differenze di governo e di organizzazione non sono colmate a pieno dall’esistenza del Centro regionale sangue, impotente e distante contro una forte variabilità, che di fatto è una criticità.

Partendo da questa considerazione, ecco i punti di forza e di debolezza del sistema che sono emersi:

I punti di forza

  • Forte valenza etica condivisa gli attori a tutti i livelli
  • Elevati standard di sistema grazie alle linee guida
  • Costituzione dei consorzi regionali per la produzione di emoderivati

I punti di debolezza

  • Difetti di governance e programmazione
  • Problema numerico di personale
  • Debolezza dei sistemi formativi

Tali valutazioni, sono stati poi inserite nel dibattitto con i key informants istituzionali, come il Centro nazionale sangue. Da qui è emerso, poderoso, il tema della sostenibilità del sistema, ovvero la possibilità di ottenere la materia prima attraverso la raccolta, che è molto a rischio a causa dello scarso ricambio generazionale, della necessità di coinvolgere nuovi attori e affrontare le difficoltà date da fattori esterni come per esempio la pandemia. Riuscire ad affrontare tali criticità nel modo migliore, significa assicurare un futuro radioso al sistema trasfusionale italiano.

Il presidente di Avis Gianpietro Briola

L’autoreferenzialità degli operatori

Il rovescio della medaglia della grande forza data dai valori etici diffusi nel sistema è una certa autoreferenzialità degli operatori, che blocca la possibilità di presentare all’esterno efficacemente. Ogni direttore di azienda sanitaria considera un “buco nero” il suo settore trasfusionale, perché non riesce bene a capirne la sostenibilità economica e il rapporto costi benefici. Secondo l’analisi bocconi, il ruolo di maggiore importanza per superare questa criticità è quello dei volontari, percepiti dal resto degli attori di sistema come il vero cuore pulsante dell’universo sangue, quelli in grado di traghettare il resto della struttura verso un progresso culturale che coinvolga anche il mondo esterno, e che consenta un vera e proprio apertura verso un pubblico più ampio, grazie alla costruzione di un linguaggio comune che abbia come conseguenza finale una programmazione condivisa da tutti gli stakeholder.

Cosa deve fare Avis e le sfide sistemiche del futuro

Secondo i ricercatori, dunque, sarà molto importante per Avis decidere che ruolo ritagliarsi nel futuro, se un ruolo più da osservatore o uno pro-attivo verso le sfide del futuro. Per ottenere l’obiettivi fondamentale, ovvero garantire l’autosufficienza ematica di sistema, sarà importante coordinare gli aspetti di programmazione e produzione del sistema, quasi come sei il sistema trasfusionale fosse un’industria manifatturiera che tuttavia ha scopi sovraziendali e sovranazionali.

Sul ruolo di Avis, si espresso chiaramente lo stesso Briola: “Noi vogliamo essere assolutamente pro-attivi, come siamo sempre stati, in questo sistema trasfusionale ma anche a livello sociale, così com’è successo durante la pandemia e negli ultimi anni, per la capacità che ha avuto di modernizzarsi nel tempo mantenendo alti gli standard del servizio e della raccolta, per le esigenze dei pazienti”.