L’attesa per le valutazioni ufficiali sui risultati di Tsunami – tra i più importanti studi randomizzati del mondo sull’efficacia del plasma iperimmune come misura anti Covid-19 – è stata lunga, sicuramente troppo, perché le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità dovevano servire a offrire delle linee guida a tutte le strutture sanitarie che, sul territorio nazionale, si stavano occupando da mesi di raccogliere il plasma per operare il bancaggio delle scorte e utilizzarlo quando ritenuto opportuno sul piano clinico come terapia compassionevole.
Dopo il ridimensionamento che Tsunami ha determinato – definendo il plasma iperimmune non particolarmente efficace, o non più efficace di altre terapie per ridurre l’infezione da Covid-19 in fase avanzata – l’impegno sul territorio in fase di raccolta è sicuramente diminuito, ma non si è del tutto arrestato: alcune strutture, infatti, che con il plasma hanno ottenuto sin dall’inizio della pandemia dei risultati soddisfacenti in termini di pazienti guariti, continuano con il proprio approccio.
È il caso, per esempio, del reparto di Immunoematologia e medicina trasfusionale dell’Asst di Mantova diretto dal dottor Massimo Franchini, intervistato di recente su Donatorih24 in un’occasione in cui è stato molto chiaro nello spiegare perché nel suo ospedale l’utilizzo del plasma continua e anzi va a gonfie vele, tanto che è stato appena varato un progetto di raccolta e bancaggio del plasma iperimmune in collaborazione con l’associazione Boom di Brescia, ovvero associazioni di volontariato che si occupa di percorsi di crescita dei bambini e che si sta prodigando per aiutare nella raccolta fondi per raggiungere un bisogno economico stimato in circa 300 mila euro.
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Franchini ha spiegato che il loro approccio continua poiché sono stati tra i primi, con Pavia, a puntare sul plasma iperimmune e che quindi per loro l’utilizzo di questa sostanza non ha più segreti: “Lo studio Tsunami è stato concepito nel maggio dell’anno scorso. Il protocollo quando è stato avviato era corretto, ma già dopo l’avvio ci si è resi conto che le indicazioni secondo le quali veniva somministrata la terapia non erano quelle specifiche per dimostrare inequivocabilmente i benefici della terapia sul paziente” infatti “già a metà dell’anno scorso si è iniziato a capire che per essere efficace il plasma iperimmune deve essere utilizzato solo quando si presentano tre specifiche condizioni: sappiamo che il plasma infuso deve 1) avere un alto titolo anticorpale, 2) che deve essere somministrato precocemente al paziente, cioè nella fase iniziale dell’infezione da Covid-19, a 36-48 ore dall’infezione, e 3)che deve essere infuso a quelle categorie di pazienti non in grado di produrre anticorpi”.
Dall’inizio della pandemia a Mantova sono stati coinvolti più di 500 donatori di plasma iperimmune e trasfusi in 300 pazienti, con ben cinque progetti operativi basati su tale materia biologica. Un utilizzo legato ai risultati ottenuti dai medici che avrebbero bisogno di un numero maggiore di sacche.
Sempre a Mantova, nelle ultime ore, ha donato plasma iperimmune anche la campionessa di pallavolo Giulia Melli, che ha sottolineato come la donazione sia un’operazione estremamente semplice e come sia importante che chi come lei può svolgere un ruolo di testimonial con i giovani ha un ruolo importante nella diffusione dei valori del dono.
Anche a Castellamonte in provincia di Torino, nel Canavese, è appena partito un progetto di raccolta grazie alla collaborazione tra Croce Rossa ed Avis, con la partecipazione di Asl To4 e il patrocinio del Comune: si cercano pazienti guariti che, se interessati, dovranno compilare un modulo online e prenotarsi per un primo prelievo di valutazione del titolo anticorpale in programma al centro AVIS di Castellamonte martedì 27 aprile e martedì 25 maggio 2021.
Infine, di dono di plasma iperimmune ha parlato, sul Resto del Carlino, la presidentessa di Avis Porto Recanati, che dopo 50 lunghi giorni di positività ha donato plasma iperimmune con alta carica anticorpale. La volontaria avisina ha sottolineato quanto sia importante un gesto come il suo, raccontato poi sui social perché un atto così semplice è in grado di aiutare moltissime persone.