Plasma da vaccinati, cosa ha scritto la rivista Lancet Le basi per una discussione scientifica internazionale

2021-04-29T12:19:46+02:00 14 Aprile 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Qualche settimana fa, su donatorih24, abbiamo introdotto nel dibattito pubblico italiano il tema del plasma da vaccinati, spiegando perché con la crescita dei numeri della campagna vaccinale servirebbe una comunicazione coordinata sui media mainstream, televisioni e giornali, per cercare di accrescere sempre di più il numero delle donazioni di plasma sul territorio nazionale.

I benefici sarebbero duplici: da un lato potrebbero aumentare i livelli di autosufficienza ematica e sulla materia prima per i medicinali plasmaderivati, per le ragioni strategiche globali legati alle necessita di mercato sul lungo periodo che abbiamo affrontato lo scorso 9 aprile:

Leggi l’analisi “L’autosufficienza plasma è tra le priorità sanitarie 2021: risorsa strategica”

Dall’altro, per l’appunto, si creerebbe un arsenale importante di plasma da vaccinati ricchissimo di anticorpi da poter utilizzare sia come strategia compassionevole in tutti quei casi in cui la polmonite da Covid-19 non ha raggiunto uno stadio avanzato, sia come materia biologica pronta al frazionamento per produrre immunoglobuline specifiche anti Covid-19, così come ci ha spiegato il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola in una ricca e dettagliata intervista.

Leggi la recente intervista al presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola

In particolare, un passaggio dell’intervista di Briola ci fa capire come si muove la comunità internazionale di fronte alla prospettiva di utilizzare il plasma da vaccinati: “La comunità scientifica – ha sottolineato il dirigente – si allinea in base agli studi scientifici e tutti lavorano e guardano con attenzione e interesse alla ricerca condivisa. La Comunità Europea ha stanziato fondi per la ricerca e la raccolta del plasma iperimmune e quindi ha già espresso la propria attenzione. Certamente questo è e rimane però un tema squisitamente scientifico e non politico”.

L’ultimo numero di The Lancet

Sul piano scientifico, la questione del plasma dei vaccinati è stata trattata recentemente dalla prestigiosa rivista The Lancet, che ha confrontato l’efficacia del plasma iperimmune da convalescenti misurata dai tantissimi studi randomizzati su scala internazionali tra cui, molto di recente, dallo studio italiano Tsunami, con il potenziale del plasma iperimmune da vaccinati, anch’esso già misurato in Italia da due studi portati avanti a Roma, all’ospedale Bambin Gesù, e a Milano, all’ospedale Niguarda.

La rivista Lancet, analizzando studi simili, ha scritto che “il plasma convalescente ricco di anticorpi di pazienti precedentemente infetti vaccinati con almeno una dose del vaccino BNT162b2 mRNA COVID-19 (Pfizer-BioNTech) potrebbe essere più efficace del plasma convalescente da pazienti non vaccinati che viene attualmente somministrato a pazienti con COVID-19”.

Le riflessioni degli analisti di Lancet entrano anche sul piano logistico, e si riconosce che anche sull’approvvigionamento della risorsa plasma, poter contare su quello dei vaccinati offre condizioni decisamente migliori, sia nella programmazione della raccolta che sul piano dell’ottenimento dei picchi anticorpali maggiori. “Inoltre – dice l’analisi – cronometrare la raccolta del plasma da individui che hanno una data di vaccinazione pianificata è logisticamente più facile rispetto agli individui che si stanno riprendendo dal COVID-19 e può essere pianificato in coincidenza con il tempo delle vette anticorpali più alte, aumentando notevolmente la resa del plasma ad alto titolo”.

Naturalmente serviranno altri studi e una discussione scientifica e non politica, come ha specificato Briola, e anche il ruolo dei media, in questo senso, dopo aver vissuto tempi bui negli ultimi 12 mesi con letture emotive e schizofreniche su temi che meritavano maggiori cautele, dovrà essere più responsabile.