Carenza di personale nei centri trasfusionali
Arriva la proposta della Fnomceo, volta al dialogo

2021-04-15T14:11:31+02:00 8 Aprile 2021|Attualità|
carenza di Laura Ghiandoni

Aprire un tavolo con Simti e università per lavorare sul tema della carenza di trasfusionisti. È ciò che ha proposto Roberto Monaco, segretario generale della Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, rispondendo ad alcune domande di DonatoriH24 sul tema della carenza di personale nei centri trasfusionali.

Roberto Monaco, Segretario Generale Fnomceo

L’urgenza della questione è venuta alla luce con l’epidemia di Covid-19, ma anche dopo le testimonianze di pazienti e professionisti è emerso il peggioramento del quadro che colpisce tutta la filiera del sangue.

È venuto alla luce che oggi pochi trasfusionisti coprono le turnazioni di molti, ed il risultato della carenza di personale tocca nella qualità del servizio di cura i pazienti affetti da patologie del sangue e impatta nel mondo della donazione creando disagi con ricadute sulle raccolte sangue.

Il problema della carenza di trasfusionisti dopo un anno di Covid-19

Durante il periodo dell’epidemia di Covid-19, la problematica della carenza di personale trasfusionista è affiorata in molteplici occasioni.

Vittime Covid-19

Francesco Fiorin, presidente Simti

Pierluigi Berti Ex-presidente Simti,

Hanno spiegato in maniera approfondita il problema prima il dottor Pierluigi Berti, ex presidente del Simti, che si è espresso sulla questione anche durante l’incontro online su DonatoriH24 “Covid d’autunno.Il plasma tra vaccini e terapie: perché la donazione resta fondamentale”.

Il medico ha indicato le chiare origini del nodo creatosi nel sistema sangue, individuando la causa nell’assenza di un percorso formativo specialistico che permetta l’inserimento degli studenti di medicina nella direzione della professione di medico trasfusionista.

Più recentemente il problema è stato affrontato con il dottor Francesco Fiorin, sostituto di Berti, presidente del Simti oggi in carica.

Fiorin è intervenuto su DonatoriH24 confermando che nell’ultimo anno non ci sono state assunzioni per i reparti trasfusionali e che la situazione continua ad essere la stessa, situazione che l’epidemia di Covid-19 ha portato alla sofferenza.
Ha spiegato: “I concorsi – per le posizioni di medico trasfusionista – sono sempre pochi, le persone che partecipano ai concorsi sono sempre meno” in quanto “la domanda degli ospedali – per trovare personale – è tanta e l’offerta di personale specializzato è poca”.

Il medico ha indicato delle soluzioni pratiche ha detto che l’organo di competenza per l’attuazione di modifiche strutturali al percorso di trasfusionista sarebbe il Miur, “il quale dovrebbe cominciare a prevedere una scuola di medicina specifica per i trasfusionisti, oppure decidere se fare come si faceva una volta, quando la formazione all’interno degli ospedali veniva riconosciuta come specializzazione”.

La risposta della Fnomceo: “Interessante aprire un tavolo con Simti e Università”

La Fnomceo, è la Federazione nazionali degli ordini di Medici Chirurghi e Odontoiatri già attiva insieme al Ministero dell’Istruzione per creare un percorso formativo che conduca gli studenti ad inserirsi nel percorso di medicina che porti personale medico specializzato in chirurgia e odontoiatria in quei reparti dove manca.
A proposito della questione della carenza di personale trasfusionista, che mina la qualità dei servizi terapeutici offerti ai pazienti, ma anche riduce l’accesso alla donazione di sangue, Roberto Monaco, segretario generale della Fnomceo, ha risposto:

È vero, a tutt’oggi non esiste una specializzazione. Possono accedere ai servizi trasfusionali medici con varie specialità: dalla ematologia alla biochimica, dalla patologia clinica alla chirurgia, dalla medicina interna alla genetica – e ha continuato – non essendoci una specializzazione specifica, essere trasfusionista non è in genere la prima scelta degli specialisti delle diverse branche, che in primis cercano di fare i clinici o comunque di applicare la loro specializzazione nell’ambito cui è destinata”.
Il dirigente ha espresso un ulteriore argomentazione per cui effettivamente la questione è rilevante per colleghi, medici e pazienti.

Ha detto: “La mancanza della specializzazione specifica rende per forza di cose meno approfondito il livello di conoscenza di immunoematologia, con conseguenti difficoltà al momento della scelta del sangue più adatto da trasfondere al singolo paziente”.
Ha concluso con la proposta: “Potrebbe dunque essere interessante aprire, a questo proposito, un tavolo con la Simti e con l’Università”.

La situazione del mondo trasfusionale secondo la Fnomceo

Monaco ha spiegato che la situazione sul territorio nazionale per ciò che riguarda il trasfusionale è a macchia di leopardo, per questo sarebbe necessario che i sistemi trasfusionali fossero più uniti e organizzati anche per aumentare la raccolta sangue e plasma.

Ha detto: “Il numero di donatori sarebbe sufficiente se i sistemi trasfusionali facessero rete. Ad esempio, nella nostra area vasta – in Toscana – vengono raccolte o prodotte piastrine per ematologia, trapianti midollo, trapianti cuore, cardiochirurgia, eccetera, per la quasi totalità unicamente nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, mentre non vengono raccolte con procedura di aferesi ad Arezzo, a Grosseto, a Campostaggia e a Nottola.

Il livello nazionale è a macchia di leopardo con il Friuli, Veneto ed altre ragioni grossi produttori ed altre regioni come la Campania, o la Sicilia che comprano più del 60% del loro fabbisogno”.
E ha concluso: “È in corso una riorganizzazione dei sistemi trasfusionali, con la creazione di officine di valenza regionale o, come in Toscana, di aree vaste. Ciò differenzierà in maniera netta l’attività di raccolta da quella produttiva”.