Blood on board è un progetto che prevede l’utilizzo di un elicottero equipaggiato in modo completo e con sacche di sangue per soccorrere quei pazienti, sul territorio, purtroppo vittime di un incidente stradale o di un qualsiasi altro shock emorragico.
Il sistema trasfusionale italiano è sempre al lavoro per accrescere i suoi livelli di efficienza, e ormai da alcuni mesi, quattro zone nel Paese offrono questo nuovo servizio che può legittimamente destare entusiasmo
Il numero delle vittime di incidenti stradali in Italia è da sempre troppo alto (anche se nel 2020 è calato del 25% in seguito ai lockdown e alle restrizioni), e una delle criticità per quel che riguarda l’efficienza dei soccorsi è sempre stata la difficoltà di operare trasfusioni in loco, specie se la logistica per intervenire dall’ospedale più vicino è complessa.
L’elicottero di Blood on board invece, è perfettamente equipaggiato, e trasporterà due sacche di globuli rossi del gruppo 0 negativo e 2 grammi di fibrinogeno, un fattore necessario per facilitare la coagulazione del sangue: tutto il necessario per un intervento significativo già durante il trasporto. In questo modo sarà possibile ridurre sensibilmente non solo i decessi, ma anche quelle conseguenze fisiopatologiche in cui possono intercorrere pazienti in situazioni molto gravi come queste.
La sperimentazione di Blood on board è avvenuta a Bergamo a partire dallo scorso novembre, grazie alla collaborazione delle strutture sanitarie territoriali, e l’elicottero bergamasco contempla la possibilità di trasportare anche due sacche di plasma e di riscaldare gli emocomponenti per renderli pronti all’uso.
Già mesi fa, Rosa Chianese, oggi direttore del Centro regionale sangue Lombardia, si era espressa così sull’importanza di poter contare su un elicottero ben equipaggiato: “Lo sviluppo del progetto e la sua implementazione territoriale progressivamente estensiva rappresentano una tappa importante per la tempestività del trattamento trasfusionale, laddove esso sia salvavita, nel rispetto di tutti criteri di sicurezza trasfusionale per il paziente. Il progetto è particolarmente innovativo per la terapia con plasma ed è una conferma dell’importanza delle interazioni multidisciplinari della rete trasfusionale nell’ambito delle reti clinico-assistenziali”.
Dopo Bergamo, poi, Blood on board, è stato adottato anche in Emilia Romagna e in Toscana, grazie a una partnership tra i 118 di Bologna e di Grosseto e i servizi sanitari locali, e poi, circa un mese fa, grazie alla collaborazione tra il Centro trasfusionale diretto dal dott. Michele Centra e l’Elisoccorso Alidaunia di Foggia, è arrivato anche in Puglia, con lo scopo di garantire il 15% in più di sopravvivenza in ambito pre-ospedaliero ai pazienti vittime di qualsiasi tipo di incidente che comporti uno shock emorragico.
Proprio nei giorni scorsi, l’importanza di questo servizio sul campo si è fatta sentire: grazie a Blob, un uomo di 35 anni che si è tranciato una tibia utilizzando un attrezzo agricolo nell’agro foggiano, è stato soccorso con successo, è stato stabilizzato e trasportato in pochissimi minuti al Policlinico di Foggia Riuniti, e anche il suo arto amputato è stato conservato per tentare il reimpianto.
Ora, la prossima sfida è attivare un servizio come Blood on board in più luoghi possibili in tutto il paese, accrescendo il numero di apparecchi e di collaborazioni tra i 118 locali e le strutture sanitarie regionali, da nord a sud.
Una vera e propria diffusione a macchia d’olio di un servizio del genere significherebbe poter incidere davvero in modo rilevante sul numero di vittime da incidente e portare il sistema trasfusionale italiano a un ulteriore livello di efficienza anche nell’ambito degli interventi di emergenza.