In Toscana, come in altre regioni, l’ultimo periodo ha rappresentato un’ulteriore sfida nella raccolta sangue, già duramente messa alla prova dall’epidemia e dalla conversione di molti reparti in reparti Covid-19.
Franco Bambi, da poco incaricato come responsabile tecnico scientifico del Centro Regionale Sangue, avrà il compito non semplice di gestire la situazione, e in esclusiva per Donatorih24 ha raccontato quali sono secondo lui le ricette che permetteranno di superare, o comunque di gestire, le eventuali carenze di emoderivati sul territorio toscano, e la necessità di ottimizzare le risorse nel 2021.
Le proposte per ripristinare la raccolta
La situazione attuale dunque non è semplice. La pandemia ha creato difficoltà sia sul piano del morale dei donatori che sulle questioni organizzative. Ma le soluzioni ci sono, e passano dal senso di responsabilità condiviso.
“Anche se abbiamo raggiunto l’autosufficienza di lungo periodo, nella regione Toscana continuano a presentarsi momenti di carenza sangue – spiega Bambi, anche dirigente medico del reparto trasfusionale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze – perciò sarà necessario responsabilizzare nuovamente tutte le componenti della filiera: il reparto trasfusionale, le associazioni e le aziende focalizzandosi sulle problematiche di oggi”.
Ma nel concreto, cosa bisogna fare? Bambi non ha dubbi, e la prima delle parole chiavi è ottimizzazione: “Per evitare momenti di carenza – ribadisce Bambi – sarà utile armonizzare la raccolta e utilizzare meglio scorte e consumi”.
Come? Attraverso i meccanismi che il sistema sangue nazionale offre già oggi, ovvero compensazione e programmazione capillare.
“Bisogna riorganizzare le scorte e in particolare la modalità di compensazione tra le aree vaste del territorio – spiega il dirigente – e il passo seguente sarà rilanciare le donazioni di sangue”.
Bambi individua dunque uno degli anelli di congiunzione più importanti della filiera sangue, il dialogo con i donatori che poi agiscono sul campo.
“Dobbiamo ridefinire i rapporti tra le associazioni di donatori e la Regione, poi si proseguirà, come stiamo già facendo, lavorando sui progetti storici: l’officina trasfusionale e l’implementazione del software regionale unico, il Sistra”.
Il plasma iperimmune in Toscana
Per quel che riguarda il plasma iperimmune, che ha visto la Toscana impegnata in prima linea con lo studio Tsunami in mano al professor Menichetti, responsabile Malattie infettive dell’azienda ospedaliera universitaria di Pisa, Bambi spiega cosa è accaduto nella sua regione.
“La raccolta di plasma iperimmune in Toscana ha avuto una partenza iniziale un po’ difficile” – ammette – “lo stop all’arruolamento dei pazienti per il protocollo Tsunami ha provocato un rallentamento delle aferesi”.
Ma a suo parere è meglio concentrarsi sul presente: “Oggi è necessario compiere nuovamente un bilanciamento delle unità disponibili, ma anche valutare se le scorte a basso titolo anticorpale possono essere riutilizzate”. Il titolo anticorpale del plasma, per Bambi, è infatti un fattore decisivo di ottimizzazione: “Noi abbiamo privilegiato la raccolta di plasma ad alto titolo, cercando di non raccogliere le unità a titolo più basso”.
Chiusura sul vaccino e sulle possibili terapie complementari: “Con l’arrivo del vaccino e degli anticorpi monoclonali – conclude il neo dirigente del Centro regionale – bisogna riconsiderare tutto ciò che è stato fatto”.