I primi 10 anni di Radio Sivà di Avis
Donare emozioni attraverso la musica

2021-03-04T15:43:33+01:00 3 Marzo 2021|Donazioni|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

La radio è un mass media che non perde mai il suo fascino, nonostante le nuove tecnologie, e l’avvento delle piattaforme come Netflix, stiano entrando sempre più nella nostra quotidianità modificando le abitudini di noi spettatori. Gli ascolti in Italia aumentano, e sono ben 34 milioni gli italiani che ogni giorno, secondo i dati, si sintonizzano almeno una volta sull’etere in cerca di musica, racconti o notizie. Anche per i donatori di sangue, dunque, la radio è un canale informativo e d’intrattenimento di grandissima importanza, tanto più che, specie quelli di Avis, possono contare su una radio personale che trasmette 24 ore su 24. Radio Sivà, la webradio di Avis, è nata 10 anni fa, e nei giorni scorsi ha festeggiato il compleanno, crescendo progressivamente dalla sua fondazione e offrendo a tutti i donatori italiani uno spazio per raccontarsi e creare comunità. Per sapere tutto su questa esperienza decennale che continuerà a crescere e a occupare un posto centrale nelle attività di comunicazione dell’associazione, abbiamo intervistato Claudia Firenze, tra i pionieri di radio Sivà nonché responsabile dei progetti di comunicazione dell’ufficio di presidenza Avis. Ecco le sue parole a corredo di un’esperienza molto significativa.

Claudia Firenze, Radio Sivà ha da poco compiuto 10 anni, te la senti di fare un bilancio? Quando è nata pensavi potesse crescere fino a diventare il progetto che è oggi?

Un bel compleanno tondo che ci riempie d’orgoglio. Fin dall’inizio speravamo di realizzare un progetto per tutta AVIS e non solo per i giovani, che potesse durare nel tempo. Ma riuscirci era tutt’altro che scontato.

Come nacque l’idea?

Nacque…in un ascensore! Eravamo a un evento giovani e due componenti della nostra Consulta nazionale giovani, Monica Fusaro e Raffaele Raguso, mi dissero: “ma se facessimo una webradio?” la risposta la potete immaginare, fui entusiasta dell’idea sin da subito. Poi i contenuti e le soluzioni tecniche arrivarono un po’ per volta.

Claudia Firenze di Avis

Avere un irradiatore di contenuti potenzialmente attivo 24 ore su 24, come una radio, è una grande opportunità ma anche una responsabilità. In che modo si coniugano questi due aspetti?

Abbiamo cercato sin da subito di veicolare contenuti positivi e freschi. Il claim “donatori di emozioni” ci ha guidato in tal senso, sia per il tenore delle notizie che per la scelta musicale: abbiamo cercato di spaziare con una proposta di canzoni varia, relativa a diversi decenni. Io sono un po’ più rockettara, si è tenuto conto dei gusti di tutti. Quando siamo sbarcati in FM la riflessione è stata la stessa. Con il format Positiva Mente, distribuito settimanalmente a un circuito di oltre 50 emittenti locali che raggiungono migliaia di ascoltatori, abbiamo deciso di raccontare le buone notizie di AVIS e, più in generale, del mondo del terzo settore e di piccoli grandi gesti di generosità.

Nei prossimi 10 anni il progetto di radio Sivà crescerà ancora? Come vedi la radio nel 2031?

Mi piacerebbe che fosse ancora più utilizzata e apprezzata all’interno dell’associazione. Abbiamo avuto diversi riconoscimenti esterni, ma è importante continuare a informare le nostre sedi e i nostri donatori (oltre 3400 e un milione e trecentomila soci). Non solo perché costituiscono un pubblico di tutto rispetto, ma soprattutto una grande fucina di stimoli, notizie, storie e ovviamente, emozioni. Nel futuro vedo ancora maggiore integrazione tra gli strumenti di fruizione dei nostri contenuti. Ad esempio dopo essere sbarcati in FM esattamente cinque anni fa con Positiva Mente, in abbiamo messo anche a disposizione i nostri podcast in streaming su piattaforme molto conosciute come Spotify, Deezer, Google Podcast e Apple Podcast. E sappiamo che il settore è in continuo movimento, per fare un esempio tra tutti, Clubhouse.

Con il Covid-19 e una nuova modalità di vivere le relazioni sociali come cambia il mondo del dono del sangue?

La pandemia ci ha insegnato tante cose positive: a fare davvero rete, a dare informazioni utili in maniera chiara e tempestiva. I donatori non si sono tirati indietro e hanno continuato a donare con grande generosità. Certo non bisogna abbassare la guardia. Tutto il 2021 sarà dedicato a celebrare la nostra splendida comunità dei donatori e dei volontari. Il flusso comunicativo deve essere continuo perché le necessità possono variare molto velocemente. Ad esempio sappiamo già di dover dedicare grande impegno alla promozione della donazione di plasma e stiamo pensando a un aggiornamento della nostra campagna #gialloplasma.

La radio può fungere da ulteriore connettore?

Sicuramente sì. È importante un approccio integrato con tutti gli strumenti a nostra disposizione. Il nostro messaggio di promozione del dono di sangue e plasma e di diffusione della cultura della solidarietà è chiaro, ma perché sia veramente efficace deve essere ben declinato a seconda degli interlocutori, delle peculiarità territoriali e dei diversi media. Una lezione che abbiamo imparato e che cerchiamo di mettere in atto al meglio.

Sei arrivata di recente alla tua ottantesima donazione. Cosa diresti oggi a una ragazza o a un ragazzo per motivarlo a compiere il tuo stesso percorso?

Per me donare il sangue rappresenta un modo di sentirmi viva e di rendermi utile per me e per gli altri. Non ho mai perso l’entusiasmo di quella prima donazione e ogni volta che completo la mia sacca di plasma mi sento bene con me stessa. Se donare il sangue diventa una piccola grande buona abitudine, i grandi numeri arrivano da soli un po’ per volta.


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