Il 2021 è un anno chiave per l’universo sangue italiano, e non solo perché il nostro paese ospiterà il World blood donor day 2021 che si terrà il prossimo 14 giugno: la pandemia da Covid-19 ha fatto sì che il plasma – evocato come plasma iperimmune e come terapia compassionevole utile per contrastare il Covid-19 – sia entrato stabilmente nel dibattito pubblico mainstream. Una buona occasione per sensibilizzare il pubblico sulla sua importanza come materia prima per i farmaci salvavita, e dunque, come strumento per garantire il diritto alla salute all’intera cittadinanza. Un tema, quest’ultimo, che va sottolineato a ogni occasione possibile, come ha fatto Vincenzo Manzo, presidente Fratres, nell’intervista che gli abbiamo riservato su Donatorih24. Ecco le sue parole sul 2021 di Fratres, uno dei capisaldi del mondo associativo italiano in fatto di donazione di sangue.
Presidente Manzo, dono del sangue, plasmaferesi, plasma iperimmune, sensibilizzazione sulle attività di volontariato per i giovani. Il 2021 dell’associazione quale obiettivo principale si prefigge? O tutti gli obiettivi vanno di pari passo?
Sono obiettivi che, seppur con strategie diverse, portiamo avanti di pari passo nelle varie attività associative che ci vedono impegnati a raggiungerli. Naturalmente i risultati possono avere esiti differenti perché si tratta di attività che richiedono il concorso di vari fattori concomitanti, ma privilegiarne uno pregiudicherebbe il risultato dell’azione “di sistema” che ci caratterizza.
Potete anticiparci, in dettaglio, quali attività o campagne sono in programma per il prossimo anno, che, chi auguriamo, sarà quello in cui la pandemia sarà solo un ricordo?
Ci auguriamo senza alcun dubbio che la pandemia, grazie alle vaccinazioni e alle restrizioni, arrivi ad essere presto solo un ricordo, triste e doloroso, ma passato e che ci ha lasciato il messaggio di quanto sia importante la collaborazione, la cooperazione e la solidarietà. La Fratres quest’anno, festeggerà il proprio 71° anno di attività e il 50° anniversario di costituzione della sua Consociazione Nazionale, fondata a Lucca nel Giugno 1971.
Abbiamo inteso festeggiare questa ricorrenza ideando e investendo in un progetto di ampio respiro denominato “Le Note del Dono” che presto sarà lanciato, congiuntamente con Aido Nazionale e Donatorinati – Polizia di Stato, e che, come sempre, sarà realizzato in rete, coinvolgendo tutti gli attori del sistema sangue e trapianti d’Italia. Siamo convinti che il messaggio di sensibilizzazione al dono arrivi meglio se incentrato sulla necessità reale, cioè l’essere di aiuto a chi aspetta di ricevere questo nostro dono per tornare in salute, anziché su chi propone o effettua quel dono.
Poiché la Fratres si ispira alla figura del “donatore totale”, il progetto verterà su tutto il dono biologico, anche organi e cellule staminali, cordonali e midollari. E siamo convinti anche che la trasversalità del messaggio, che non fa altro che legare mondi complementari, possa focalizzare meglio l’attenzione sulla cultura del dono soprattutto tra i giovani, target principale del progetto.
Il World blood donor day 2021 è stato confermato in Italia. Come ci arriva l’associazione?
La Fratres partecipa attivamente alla fase organizzativa del World blood donor day 2021, sia in quanto facente parte del Comitato di Organizzazione, sia fornendo, grazie anche al progetto che dicevo, supporto artistico e mediatico al concerto dell’evento globale della Giornata Mondiale del Donatore e curando la parte musicale di un contest che presto sarà lanciato dal Centro nazionale sangue.
Veniamo all’autosufficienza ematica e alla sua importanza geopolitica nello scacchiere mondiale. È un tema troppo complesso o “freddo” per comunicarlo in modo aperto?
Credo che in Italia l’autosufficienza di globuli rossi possa ritenersi raggiunta, anche se in alcuni periodi possono ancora verificarsi alcune criticità, per fortuna non irrimediabili.
Bisogna invece assolutamente incrementare la donazione del plasma per non dipendere dalla parte proveniente dall’estero.
Per quanto riguarda la comunicazione credo che, oltre al significato della donazione periodica, ci si debba preoccupare di spiegare anche la necessità sanitaria della donazione. Si tratta di salvaguardare il Diritto alla Salute attraverso un livello essenziale di assistenza. Non essere autosufficienti corrisponde a dover dipendere da altre nazioni per salvaguardare un diritto costituzionale, e non esserlo uniformemente su tutto il territorio significa creare una disparità al diritto alla salute di una parte della cittadinanza.
Passiamo alle nuove generazioni. La necessità di ricambio generazionale è decisiva sia sul campo, con i donatori, sia in chiave dirigenziale. Ci raccontate anche le iniziative in programma sul piano del reclutamento giovani?
I giovani si avvicinano alla donazione, anche se non nel numero che noi vorremmo. Però non dobbiamo avere, secondo me, l’assillo del giovane, perché, in un certo senso, si è giovani fino a 60 anni per iniziare a donare. Ci si può avvicinare a questo mondo quando si raggiunge la consapevolezza della necessità di dover compiere questo gesto e quando si acquisisce la maturità di essere responsabili, oltre che di noi stessi, anche del prossimo. Spesso nella società moderna un giovane raggiunge, più tardi che in passato, la stabilità economica e di vita per fattori dei quali non è assolutamente responsabile. Ovviamente, anche se c’è tempo per iniziare, prima si comincia meglio è, sia per sé stessi sia per, diciamo così, l’aumento del tempo di idoneità alla donazione e soprattutto per raccogliere il testimone di chi non può più farlo.
E per quanto riguarda i dirigenti?
Per quello che riguarda invece la dirigenza, credo che anche il volontariato viva, in un certo senso, quella tendenza al disimpegno che caratterizza un po’ questi anni per tutto ciò che riguarda il “pubblico”. Effettivamente si sente la mancanza di energie nuove perché sussiste la necessità di avere un ricambio. Questo dipenderà anche dalle Associazioni che dovranno riuscire a trasformare almeno “alcuni donatori” in “volontari attivi”. Attraverso l’attività formativa, che a vari livelli stiamo implementando, si spera di coinvolgere le persone stimolandole non solo al gesto della donazione ma anche all’impegno organizzativo e alla creatività necessari per poterlo compiere. In questo anche il servizio civile può essere un elemento di crescita, con la giusta preparazione e consapevolezza da parte delle associazioni.
Infine chiudiamo in bellezza. Qual è l’augurio associativo per il 2021?
Mi auguro che si esca prima possibile e migliori dalla pandemia.
Per quanto riguarda le donazioni, credo che i donatori avranno la stessa meravigliosa disponibilità e la stessa attenzione che hanno avuto nel donare durante questo anno terribile. A loro e a chi si impegna quotidianamente a vari livelli associativi va il nostro più grande ringraziamento, unitamente a quello di chi ha avuto e ha bisogno di quell’impegno per tornare o rimanere in salute.