Raccolta sangue attiva sette giorni su sette, a partire dalle 6.30 del mattino, con sei nuove postazioni per la raccolta di sangue intero e sei per la raccolta plasma. All’Avispark di Mantova le esigenze dell’autosufficienza ematica e dei donatori trovano uno spazio di applicazione concreta, con l’obiettivo di raccogliere 6-7 mila sacche all’anno.
Avispark si propone dunque come struttura di riferimento per il futuro della donazione in Italia, un luogo accogliente per chi dona al punto di diventare una vera e propria casa dei donatori.
Tanta la soddisfazione per i soggetti coinvolti, dal dottor Franchini, del Carlo Poma di Mantova – tra i primissimi medici impegnati contro il Covid-19 a caldeggiare l’utilizzo di plasma iperimmune come terapia compassionevole – al presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola; da Oscar Bianchi, presidente di Avis Lombardia, a Raffaello Stradoni, direttore generale della Asst di Mantova.
Noi, per sapere tutto su Avispark e sull’apporto crescente che continuerà a dare alla raccolta sangue, abbiamo intervistato Elisa Turrini, presidente di Avis Provinciale Mantova. Ecco le sue parole.
Presidente Turrini, la raccolta associativa di plasma è appena iniziata, ed è già un patrimonio per la comunità sul territorio. Dal punto di vista della presidente di Avis Provinciale Mantova cosa può offrire una struttura del genere?
Sicuramente un servizio più vicino alle esigenze dei donatori, con apertura 7 giorni su 7, comprendendo sabato e domenica quindi, inizio dell’accettazione alle ore 6.30 come per la raccolta del sangue intero, ed un comodo ed ampio parcheggio. Dal punto di vista associativo, donare in Avis ha tutti i vantaggi del donare a casa, del sentirsi in famiglia con tutte le garanzie di massima sicurezza e qualità della raccolta.
E da cittadina e donatrice, cosa pensa?
Essere donatori significa “esserci” sempre per chi ha bisogno. Questo progetto è la risposta tangibile ad una richiesta di supporto per l’incremento della raccolta di plasma. Il settore pubblico ha grandi difficoltà di personale e molte volte anche di spazi. Spesso è impossibile riuscire a donare di sabato e domenica. Qui a Mantova, grazie alla sinergia tra Avis ed ASST, si è riusciti in pochi mesi, ed ognuno per la propria parte, a rendere concreto un progetto importante e utile per l’intera società. Insieme si è data risposta ad un bisogno reale della comunità ed organizzato un servizio attento alle disponibilità dei donatori.
Ci racconta quando e com’è nato Avispark e qual è stato il percorso per arrivare al traguardo finale?
Avispark Sede di Avis Provinciale Mantova e “casa delle Avis”, è nato nel dicembre 2011 ed ha significato non solo il passaggio della raccolta di sangue intero dall’ospedale alla nuova sede associativa, ma anche un momento di rafforzamento importante del senso di appartenenza Avisina di tutte le Avis della provincia. Ora Avispark, è diventato ancor più “Casa dei Donatori” con spazi per la raccolta più ampi ed accoglienti e la nuova grande sala donazioni, con 6 postazioni sangue intero e 6 postazioni plasma.
All’inaugurazione era presente il dottor Massimo Franchini del Carlo Poma di Mantova, tra i pionieri della sperimentazione sul plasma iperimmune. Quanto è importante la raccolta plasma oggi nel paese, come risposta al Covid-19 e più in generale come risorsa per i farmaci salvavita?
È fondamentale. Il plasma iperimmune ha fatto comprendere a tutti l’importanza del plasma. Comprenderne il valore come farmaco salva vita, anche in forma sperimentale, permette di educare in merito all’utilità dei plasma-derivati responsabilizzando al contempo i donatori ed i cittadini.
Cosa direbbe per convincerebbe una persona che non ha mai donato a fare una plasmaferesi?
Semplicemente di ascoltare, guardandoli negli occhi, il racconto dei famigliari o di chi ha ricevuto direttamente plasma, o anche le famose 2 sacche di plasma iperimmune, ed è tornato a vivere. È il ricevere un dono di vita ed emozioni che diventa impossibile non donare ad altri.
Il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola ha detto che Avispark è un risultato per tutto il sistema trasfusionale del Paese. Cosa si può fare secondo lei, a livello organizzativo, per favorire i donatori e aiutarli a compiere il loro gesto?
Coinvolgerli in ogni passaggio, dalla comprensione del bisogno all’organizzazione, all’attivarsi direttamente senza attendere che siano sempre gli altri a darci risposte. A volte serve tirarsi su le maniche e “fare”, per essere a supporto, collaborando, con le Istituzioni. Non è semplice, ma anche Formentano in quel lontano 1927 ha fatto lo stesso, insegnando a tutti noi. Non c’era sangue per tutti, se non a pagamento, e ha creato Avis e tutto quello che significa.