Il Covid-19 e le sue varianti, le misure per i donatori indicate dal Cns

2021-02-10T21:12:20+01:00 9 Febbraio 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

In un periodo in cui la raccolta del sangue e del plasma è in calo, con il 2020 che si è chiuso con circa 140mila unità di sangue prodotte in meno rispetto al 2019 e con un gap di circa 18mila chilogrammi in meno di plasma conferito alle industrie per il frazionamento, arrivano le nuove varianti del Covid-19 a complicare ulteriormente il quadro per i donatori.

È del 2 febbraio, infatti, la circolare del Centro nazionale sangue che regola i comportamenti da tenere per chi intende donare sangue con la finalità di operare un contenimento della diffusione a livello globale delle nuove varianti SARS-CoV-2 provenienti da Brasile, Inghilterra e Sudafrica.

La circolare del Centro nazionale sangue dispone di:

– rafforzare l’anamnesi per identificare i donatori con contatto, ad alto (contatti stretti) e a basso rischio, con casi COVID-19 sospetti/confermati per infezione da variante SARS-CoV-2;

– ammettere alla donazione esclusivamente i donatori che hanno assolto alle misure di quarantena e controllo previste dalla sanità pubblica.

Inoltre:

– I Responsabili delle SRC sono invitati a dare tempestiva attuazione alle suddette indicazioni, informando puntualmente i singoli Servizi trasfusionali operanti nelle Regioni e Province autonome di rispettiva competenza e le Banche di sangue cordonale, ove presenti.

Per fortuna i casi di donatori a rischio contatto con le varianti non dovrebbero essere molti, ma la notizia spiega bene quanti aspetti associazioni e centri trasfusionali devono monitorare con la massima attenzione in questa fase.

Le varianti del Covid-19

A questo link è possibile leggere la circolare completa del Cns, che spiega le caratteristiche di ciascuna variante.

La variante inglese è chiamata VOC 202012/01, presenta una delezione nel gene S della proteina spike e sembrerebbe avere un tasso di trasmissibilità maggiore, mentre per capire se la malattia legata a questo ceppo può avere sintomi più gravi bisognerà attendere ulteriori studi.

La variante sudafricana è indicata con la sigla 501Y.V2, ed è stata identificata per la prima volta in Sud Africa nel dicembre 2020. Anche in questo caso, si presume un maggiore tasso di trasmissibilità, e attraverso la ricerca gli scienziati stanno cercando di risalire a maggiori informazioni sulla gravità dei sintomi.

La variante brasiliana è denominata P.1 ed è stata per la prima volta rilevata in Giappone il 10/01/2021 in 4 viaggiatori in arrivo dal Brasile. Più tardi è stata segnalata anche in Corea del Sud, sempre in viaggiatori provenienti dal Brasile. Dai rilevamenti operati in Brasile anche in questo caso vige l’ipotesi di una maggiore trasmissibilità, ma non vi è ancora nessuna evidenza sui picchi di gravità nella sintomatologia.

Il presidente di Avis Gianpietro Briola

I donatori e il vaccino

Alla luce di questa circolare, emerge ancora più forte l’importanza dell’avvenuto inserimento, nei giorni scorsi, dei donatori di sangue tra le categorie da vaccinare subito dopo i prioritari, ovvero soggetti a rischio e operatori sanitari.

Come ha commentato il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola, intervistato sul tema da Donatorih24, ormai “si è rafforzata la consapevolezza che i donatori sono una forza strategica del paese” ed è questa la strada che bisogna seguire nel 2021:  Se questa volta sono state necessarie tre lettere a firma Civis per ottenere una risposta e garantire ai donatori un ruolo specifico in questa delicata fase di transizione per la salute pubblica, in futuro sarà sempre più importante che istituzioni, associazioni e professionisti lavorino in stretta sinergia per raggiungere l’obiettivo comune dell’autosufficienza.