Covid-19, 70 domande e 70 risposte per sapere tutto il necessario

2021-02-08T15:29:45+01:00 5 Gennaio 2021|Primo Piano|

Il Covid-19 è il tema più importante per la collettività in questi mesi difficili ed è anche quello che occupa la maggior parte degli spazi informativi sui media, che si tratti di telegiornali, programmi generalisti, di testate tradizionali o di spazi specialistici.

Tuttavia, nel mare magnum del flusso informativo, per il pubblico non è semplice orientarsi e ottenere risposte chiare ai propri interrogativi: per questo motivo, su Donatorh24, arriva un contenitore di domande e risposte in costante aggiornamento sul Covid-19 e sui temi principali interconnessi al virus.

Finora ne abbiamo raccolte 70: 25 sul tema del vaccino, al centro del dibattito pubblico che oggi vede il momento clou della campagna di somministrazione, 25 sugli anticorpi monoclonali, farmaco di pronto uso nell’infezione che è ancora in sperimentazione; l’ultimo capitolo, con 20 domande e risposte, forse anche il più attuale, è quello che riguarda le terapie che in accompagnamento al vaccino possono essere utilizzate oggi negli ospedali.

Altri tempi importanti saranno sviscerati a breve, e a rispondere, continueranno alcuni tra i principali esperti ed esperte che ogni giorno lavorano sul campo (di battaglia) nella lotta alla pandemia.

Cure contro il Covid-19, le terapie complementari: risponde il dottor Angelo Ostuni

Oggi non è stata individuata ancora una cura ufficiale per i pazienti affetti da Covid-19. E’ da questa realtà che è necessario partire per parlare di terapie complementari per i pazienti negli ospedali, considerando le indicazioni terapeutiche diffuse da Aifa su alcuni farmaci facilmente reperibili. Per capire come oggi vengono trattati i pazienti negli ospedali, e quali terapie vengono comunque generalmente adottate dai medici curanti, abbiamo posto 20 domande dal dottor Angelo Ostuni, direttore della struttura regionale di Coordinamento della medicina Trasfusionale pugliese.

  1. Quali sono le terapie complementari che oggi vengono utilizzate nella lotta al Covid-19?

Oggi negli ospedali vengono utilizzati principalmente desametasone, eparina, e in casi selezionati, farmaci antivirali e plasma di convalescente.

  1. Quali terapie stiamo attendendo che vengano approvate?

A gennaio 2021 siamo in attesa dell’approvazione da parte dell’EMA degli anticorpi monoclonali, già utilizzati ad esempio negli Stati Uniti.

  1. Esistono altri tipi di terapie a base di anticorpi?

Una fase della ricerca riguarda le Immunoglobuline iperimmuni isolate dal plasma dei soggetti guariti che contiene anticorpi specifici contro il virus, in particolare quelli neutralizzanti. Le Aziende stanno cercando di sviluppare un concentrato di anticorpi anti-SARS-Cov-2 da utilizzare per l’immunizzazione passiva del paziente (ovvero con anticorpi specifici somministrati dall’esterno e senza la risposta “attiva” del sistema immunitario del paziente).

  1. Quale sarebbe la differenza tra anticorpi monoclonali e immunoglobuline?

A differenza delle immunoglobuline iperimmuni, gli anticorpi monoclonali sono proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere antigeni patogeni come i virus. Sono dirette contro una proteina specifica (per esempio “spike”) del Covid-19, per bloccare il virus e l’ingresso nelle cellule umane.

  1. Come funzionano le immunoglobuline?

Supportano il sistema immunitario del soggetto, lo stimolano a reagire contro l’agente esterno, che nella fattispecie è il virus.

  1. Le immunoglobuline sono naturali o industriali?

Derivano dal plasma dei soggetti guariti (donatori) e quindi sono plasmaderivati. Ben inteso, i donatori devono avere tutti i requisiti di idoneità previsti dalla normativa vigente ai fini della sicurezza trasfusionale.

  1. Qual è il primo fattore per scegliere la terapia a cui sottoporre un paziente?

Il primo fattore che influisce sulla decisione sono i tempi d’insorgenza dell’infezione, nel senso che i dati della letteratura hanno dimostrato che l’intervento terapeutico precoce ha un’efficacia maggiore.

  1. Il secondo fattore di decisione?

Il secondo importante fattore è rappresentato dalla sintomatologia al momento della ospedalizzazione.

  1. Quali sono le tempistiche degli antivirali principali?

Gli antivirali principali possono essere utilizzati solo in casi selezionati, valutando il rapporto rischio/beneficio (linee guida AIFA), entro 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi in soggetti che non necessitano di ventilazione invasiva/non-invasiva.

  1. Il Remdesivir e gli altri antivirali in che modo agiscono nell’organismo che lotta contro il Covid-19?

Ha dimostrato la sua efficacia nei confronti di Ebola, Sars, Mers mediante il blocco dell’enzima Rna-polimerasi che i virus a RNA utilizzano per replicarsi.

  1. L’efficacia degli antivirali come il Remdesivir è assicurata?

Una metanalisi di 4 studi condotta dall’OMS non ha confermato quanto evidenziato con studi precedenti nel ridurre il recupero e la mortalità. È questo il motivo per cui l’impiego è raccomandato in casi selezionati.

  1. Quando viene utilizzata?

L’eparina è impiegata per la prevenzione della coagulopatia con conseguente rischio di insorgenza di eventi tromboembolici nel paziente con Sars-CoV-2, spesso la causa dell’andamento sfavorevole.

  1. Come agisce l’idrossiclorichina nella lotta dell’organismo contro il Covid-19?

Non è raccomandata nella pratica clinica.

  1. Il plasma iperimmune è stato dimostrato essere efficace?

Attendiamo i risultati dello studio nazionale Tsunami, cioè la sperimentazione randomizzata che darà un riscontro sull’efficacia della terapia con plasma da convalescente, conclusosi prima di Natale.

  1. Quando il plasma iperimmune ha un effetto maggiore nella cura dei pazienti?

I dati della letteratura disponibili hanno dimostrato un’efficacia maggiore nei casi di pazienti trattati precocemente non in ventilazione invasiva/non-invasiva.

  1. E cosa succederà nel caso avessimo dei risultati positivi dalla sperimentazione?

In tal caso si dovrà stabilire un piano per incrementare la raccolta, basandosi sempre sulla disponibilità dei pazienti guariti con i requisiti richiesti, definendo anche quali categorie di pazienti trattare.

  1. Come è possibile valutare il momento migliore per le terapie?

La malattia Sars-CoV-2 ha un andamento variabile con peggioramento talora repentino. Un adeguato e attento monitoraggio dei pazienti non-ospedalizzati (a domicilio) potrebbe migliorare l’approccio terapeutico.

  1. L’età dei pazienti influisce sulla decisione del medico?

Più che l’età, è importante considerare la presenta di comorbidità. I soggetti più giovani hanno avuto in genere una prognosi più favorevole.

  1. Che cosa significa “per uso compassionevole”?

Quando, a giudizio del medico, non vi siano ulteriori valide alternative terapeutiche, o nel caso in cui il paziente non possa essere incluso in una sperimentazione clinica o, ai fini della continuità terapeutica, per pazienti già trattati con beneficio clinico nell’ambito di una sperimentazione clinica almeno di fase II conclusa.

  1. Perché ancora non esiste una cura ufficiale contro il Covid-19?

Il virus ha determinato delle difficoltà oggettive nella cura. Il problema principale è l’impossibilità ancora oggi nel trovare una terapia efficace utilizzabile nella gran parte dei pazienti.

Covid-19 e vaccino, risponde la dottoressa Paola Migliorini

Risponde a 25 domande sul vaccino anti-Covid-19 la dottoressa Paola Migliorini, dirigente di immunoallergologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, che vanta anche esperienze di ricercatrice presso la Hematology-Oncology Division del New England Medical Center Hospitals di Boston, e presso l’Istitut de Biochimie, Université de Lausanne, in Svizzera.

La dottoressa Paola Migliorini

  1. Dottoressa, come funziona il vaccino Pfizer mRNABNT162b2 (Comirnaty)?

Il vaccino determina nel vaccinato una risposta immunitaria simile a quella indotta dall’infezione di Covid-19.

  1. Che differenza esiste tra i diversi vaccini che entreranno presto in commercio?

Il primo gruppo di vaccini che è entrato in commercio o entrerà a breve è basato su RNA virale. Tra di loro i vaccini del gruppo differiscono nel modo in cui è “confezionato” l’RNA.

  1. Come agisce nel nostro organismo?

Espone l’organismo ad alcuni prodotti del virus contro cui produciamo una risposta immunitaria che blocca l’infezione.

  1. Potrebbe modificare il nostro genoma?

No, perché il costituente del vaccino (RNA) non ha la possibilità di farlo.

  1. Gli studi per realizzarlo secondo lei sono stati realizzati in modo scrupoloso?

Si, sono stati condotti su un numero alto di soggetti vaccinati e poi studiati in modo accurato.

  1. Perché la ricerca ha impiegato così poco tempo?

Perché c’è stata una prima epidemia con un virus simile oltre 10 anni fa e le ricerche che ne sono seguite hanno fornito le basi per lavorare sul nuovo virus. I laboratori di ricerca di tutto il mondo si sono dedicati allo studio del Covid-19, c’è stato un impegno maggiore.

  1. Il fattore economico come può influenzare la ricerca e la qualità del vaccino?

La quantità di investimenti accelera lo sviluppo del vaccino.

  1. Chi ha avuto il Covid-19 deve comunque vaccinarsi?

Non nell’immediato. I pazienti guariti potranno essere vaccinati in seguito se si dimostra che non hanno quantità sufficienti di anticorpi, attraverso uno dei test disponibili.

  1. Il primo componente del vaccino indicato da Aifa è l’1,2-Distearoyl-sn-glycero-3-phosphocholine, qual è la sua utilità?

Mantiene in soluzione l’RNA e ne facilita l’ingresso nelle cellule.

  1. Gli altri componenti sono: colesterolo, potassio cloruro, potassio diidrogeno, fosfato sodio cloruro, fosfato disodico di idrato, saccarosio, acqua per preparazioni iniettabili. Qual è l’utilità di questi componenti?

Sono sali, costituenti di qualsiasi preparazione iniettabile.

  1. La qualità dei componenti potrebbe influenzare l’efficacia del vaccino?

Si, ma è rigorosamente controllata come in tutti i preparati di uso farmacologico.

  1. Quanto dura la protezione indotta dal vaccino per il Covid-19?

Non è ancora stabilito con certezza, probabilmente almeno un anno.

  1. Il vaccino può provocare effetti collaterali? Con che probabilità?

La probabilità di effetti collaterali lievi (stanchezza, dolore al braccio, cefalea) è di circa il 10% specie dopo la seconda dose. Effetti collaterali più importanti si sono verificati molto raramente.

14.Quali sono i tempi con cui hanno constatato la presenza di effetti collaterali?

Si verificano entro 1-2 giorni.

  1. Potrebbero verificarsi effetti collaterali a lungo termine?

Molto improbabile, visti i dati finora disponibili per questo vaccino e l’esperienza acquisita con i vaccini tradizionali, per i quali non sono stati dimostrati effetti negativi a lungo termine.

  1. Siamo a conoscenza degli effetti collaterali su persone con problemi polmonari o cardiaci?

Questi gruppi di pazienti non sono a rischio di reazioni gravi al vaccino, ma sono invece a rischio di complicanze gravi da infezione con Covid-19.

  1. Le persone che soffrono di allergie come si devono comportare?

Nessun problema se non hanno mai avuto reazioni anafilattiche (che hanno motivato la prescrizione di adrenalina auto-iniettabile). Se hanno avuto reazioni anafilattiche o precedenti reazioni ad altri vaccini devono essere vaccinati in ambiente protetto dopo consulenza allergologica.

  1. I pazienti affetti da malattie rare del sangue come si dovranno comportare?

Non presentano controindicazioni particolari.

  1. Ci possono essere complicanze lievi dopo il vaccino?

Si, come con tutti i vaccini.

  1. Quali potrebbero essere le complicanze gravi?

Reazioni anafilattiche: ce ne sono state 2 in tutto il mondo (finora).

  1. Che differenza c’è tra plasma iperimmune e vaccino? Uno esclude l’altro?

Il plasma iperimmune viene somministrato per curare l’infezione da Covid, il vaccino per evitarla.

  1. Perché alcuni vaccini proteggono l’organismo per anni e questo no?

Dipende da quanta memoria sono in grado di stimolare nel soggetto vaccinato; la vaccinazione contro il morbillo induce una memoria duratura, la vaccinazione anti-pneumococcica deve essere ripetuta ogni 5 anni.

  1. Il cittadino quali informazioni deve offrire al medico prima o durante l’appuntamento nel quale verrà sottoposto a vaccino per evitare un rischio effetti collaterali?

Reazioni precedenti ai vaccini e malattie allergiche gravi.

  1. Come viene somministrato il vaccino?

Come quello dell’influenza, con un’iniezione nel muscolo del braccio.

  1. I donatori di sangue quanto tempo devono aspettare per tornare a donare sangue?

Per analogia con altre vaccinazioni, dovrebbe essere possibile donare dopo 2 giorni.

Covid-19 e anticorpi monoclonali, a cura della dottoressa Claudia Sala

Cosa sono gli anticorpi monoclonali? E a che punto è la sperimentazione in Italia?

Risponde la dottoressa Claudia Sala, Senior Scientist del Monoclonal Antibody Discovery (MAD) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences, punto di riferimento nazionale su questo tipo di ricerca.

La dottoressa Claudia Sala

  1. Che cosa sono gli anticorpi monoclonali?

Gli anticorpi monoclonali sono proteine, chiamate anche immunoglobuline, prodotte dai linfociti B del nostro organismo. Si chiamano monoclonali perché ogni anticorpo origina da un clone di linfociti B. Il clone è un aggregato di cellule tutte uguali, derivanti da proliferazione di una singola cellula. Ne consegue che ogni linfocita B produce uno e un solo tipo di anticorpo.

  1. Che differenza c’è tra plasma iperimmune e anticorpi monoclonali?

Il plasma iperimmune è un derivato del sangue contenente anticorpi. In questo caso però abbiamo tanti anticorpi diversi, prodotti da linfociti B diversi, che sono stati rilasciati nel sangue. La differenza con gli anticorpi monoclonali è evidente: il monoclonale è un solo tipo di anticorpo; il plasma iperimmune contiene tanti tipi di anticorpi (si dice policlonale).

  1. Il sangue dei guariti che ruolo riveste nella ricerca di un anticorpo monoclonale? 

Riveste un ruolo fondamentale perché dal sangue dei guariti si possono isolare i linfociti B, produttori degli anticorpi monoclonali.

  1. Come avete compiuto la ricerca di donatori guariti da Covid-19?

L’ospedale Spallanzani di Roma e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Siena hanno reclutato i pazienti convalescenti da COVID-19 dopo approvazione di un protocollo clinico da parte dei comitati etici competenti e dopo firma del consenso informato da parte dei pazienti.

  1. Che differenza c’è tra vaccino e anticorpi monoclonali?

Il vaccino insegna al sistema immunitario a riconoscere il nemico (batterio o virus) in modo che possa essere preparato ad affrontarlo quando questo si presenterà. Affrontare il nemico significa indurre la capacità di produrre anticorpi.

In questo senso, il vaccino genera memoria nel sistema immunitario e ha bisogno di qualche settimana per poter esercitare la sua azione con efficacia. L’anticorpo monoclonale non induce memoria e non insegna al sistema immunitario a riconoscere il nemico. Per contro, il monoclonale è un farmaco “pronto all’uso” che può difendere dall’infezione subito dopo averlo ricevuto.

  1. Gli anticorpi monoclonali sono utili per la prevenzione della patologia di Covid-19?

Si, come spiegato nella risposta precedente i monoclonali possono difendere dall’infezione rappresentando una sorta di scudo pronto all’uso.

  1. Sono utili per rendere immuni dal contagio di Covid-19?

L’anticorpo monoclonale non garantisce quell’immunità in senso stretto che invece il vaccino conferisce. Questo perché il monoclonale ha una vita media limitata a qualche mese. Invece, se per “immuni” intendiamo “temporaneamente protetti” allora sì: il monoclonale esplica un’azione di protezione.

  1. Se sì, per quanto tempo?

L’azione protettiva del monoclonale è limitata a qualche mese, circa 4-6 mesi.

  1. A che punto è la sperimentazione dell’anticorpo monoclonale contro il Covid-19 realizzata dal laboratorio MAD?

Il monoclonale candidato è stato prodotto da Menarini ed è ora pronto per la sperimentazione sull’uomo che inizierà ai primi di febbraio.

  1. In cosa consiste l’approccio sperimentale della Reverse Vaccinology ideata dal dottor Rino Rappuoli?

“Reverse Vaccinology” è l’alternativa alla vaccinologia classica. Mentre nella vaccinologia classica si parte dal patogeno (virus o batterio), lo si inattiva (cioè lo si rende innocuo) e si usa il patogeno inattivo come vaccino, nella reverse vaccinology si parte dalla sequenza del DNA genomico di un batterio patogeno, si identificano i geni codificanti per le proteine che potrebbero indurre una risposta immunitaria importante, si esprimono queste proteine in modo ricombinante in laboratorio e si valuta la loro capacità di indurre la sintesi di anticorpi protettivi sia nel modello animale che nell’uomo.

Se il risultato è positivo, queste proteine diventano componenti di un vaccino. In questo modo è stato prodotto dal Dr. Rappuoli il vaccino anti-meningococco B, che rappresenta l’esempio più classico di “Reverse Vaccinology”.

Invece, la “Reverse Vaccinology 2.0” rappresenta l’ultima evoluzione della metodica e consiste nell’isolare linfociti B da persone convalescenti o guarite da una infezione batterica o virale per identificare gli anticorpi neutralizzanti e, partendo da questi, disegnare farmaci o vaccini.

  1. Quando è previsto l’arrivo in commercio dell’anticorpo monoclonale del MAD Lab contro il Covid-19 in Italia?

Come spiegato in una risposta precedente, l’anticorpo monoclonale candidato dovrà prima superare i test clinici sull’uomo. Se questa fase sarà positiva, si prevede che l’anticorpo sia disponibile da aprile-maggio.

  1. Quali saranno i criteri per la selezione del paziente a cui somministrare la terapia?

La sperimentazione clinica si articola in più fasi:

  • La fase I valuta la sicurezza del prodotto su persone sane e si svolgerà all’ospedale Spallanzani di Roma e al Centro Ricerche Cliniche a Verona.
  • La fase II coinvolge persone infette da SARS-CoV-2 e valuterà l’efficacia dell’anticorpo.
  1. A che punto dell’infezione è possibile somministrare l’anticorpo?

La sperimentazione clinica fornirà una risposta a questa domanda. Allo stato attuale è prematuro formulare ipotesi anche se, in base a studi simili, si ritiene che il monoclonale debba essere somministrato il prima possibile.

  1. La fascia d’età dei pazienti?

Come indicato sopra, la sperimentazione clinica fornirà una risposta a questa domanda.

  1. Verrà data la precedenza ad alcune fasce della popolazione specifiche?

Sì, potrebbe succedere.

  1. Se sì, quali?

Ritengo che la priorità debba essere data a coloro che, per la professione svolta o per la storia clinica, sono più a rischio di contrarre l’infezione.

  1. Si dice che gli anticorpi monoclonali siano costosi. Quanto costerà essere sottoposti a somministrazione di anticorpo monoclonale?

Al momento è impossibile fare una stima dei costi. Possiamo però dire che il costo dipenderà dalla quantità di anticorpo necessaria per ottenere l’effetto clinico sperato. Se abbiamo un anticorpo molto potente dovremo verosimilmente somministrarne meno, contenendo così i costi.

  1. L’anticorpo monoclonale come si somministrerà?

La sperimentazione clinica valuterà la somministrazione intramuscolare.

  1. Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate nel lavoro di ricerca?

Non parliamo di difficoltà quanto piuttosto di fasi critiche che, se non superate in modo adeguato, avrebbero compromesso il successo. Tra queste, sicuramente la possibilità di riprodurre in vitro, cioè in laboratorio, gli anticorpi potenti isolati dai pazienti convalescenti. Essere riusciti a riprodurre in vitro la stessa molecola nata nell’uomo è stata la chiave di volta che ha garantito il successo del progetto.

  1. Quali sono state le professionalità necessarie per lo sviluppo della ricerca?

Il team di ricerca è costituito da microbiologi, biologi molecolari, immunologi, biologi cellulari, biochimici, bioinformatici. In più, il team del MAD-Lab ha potuto contare sul supporto tecnico-amministrativo-gestionale da parte della Fondazione Toscana Life Sciences.

  1. Qual è il procedimento per realizzarli in laboratorio?

Dal sangue dei pazienti convalescenti si isolano le cellule B, capaci di produrre anticorpi. Queste sono coltivate in vitro in modo che, proliferando, producano gli anticorpi che sono poi testati per la loro capacità di legame alla proteina Spike del virus SARS-CoV-2 e per la loro capacità di inattivare il virus stesso.

Una volta identificato l’anticorpo potente si torna alla cellula B che l’ha prodotto e si sequenzia la parte di DNA della cellula che contiene i geni codificanti per l’anticorpo. Questi geni sono poi clonati, ovvero trasferiti in linee cellulari di origine umana per poter produrre l’anticorpo in forma ricombinante in laboratorio nella quantità desiderata. L’anticorpo si purifica poi tramite tecniche biochimiche.

  1. Che tipo di sperimentazioni sono necessarie per verificarne l’efficacia?

Esistono saggi in vitro, cioè in provetta, che permettono di valutare la capacità dell’anticorpo di legare la proteina Spike del virus e di inattivare il virus stesso. Ci sono poi saggi in vivo, nel modello animale, e infine la sperimentazione sull’uomo.

  1. Quali tipi di autorizzazione sono necessari per la commercializzazione?

Tutti i farmaci devono essere autorizzati dall’EMA (European Medicines Agency) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

  1. Ci sono altri tipi di verifiche a cui verranno sottoposti?

Prima dei test sull’uomo, occorre che sia validata la sterilità del prodotto ed è necessario che si effettuino test di tossicità.

  1. La produzione dell’anticorpo monoclonale in quantità massicce come verrà compiuta e da chi?

Al momento non possiamo dare una risposta precisa. Ci sono interlocuzioni con il Governo Italiano al fine di valutare l’opzione più sicura e rapida.