Crolla la raccolta plasma negli Usa: a rischio le cure salvavita per i malati rari

2020-12-23T11:39:07+01:00 22 Dicembre 2020|Attualità|
plasma di Laura Ghiandoni

L’epidemia di Covid-19 ha causato negli Stati Uniti e in Europa un’importante diminuzione delle donazioni di plasma. Per questo motivo le cure a base di plasmaderivati per i pazienti colpiti da malattie rare di tutto il mondo sono a rischio.

L’allarme è stato lanciato a dicembre dalla Plasma Protein Therapeutics Association, (PPTA) l’associazione che rappresenta più di 860 centri di raccolta di plasma in nord America ed Europa, organizzazione che rappresenta anche le aziende farmaceutiche che producono circa l’80% delle terapie a base di plasma negli Stati Uniti e il 60% di quelle europee.

I numeri della donazione per le terapie salvavita

Secondo la PPTA sarebbero 130 le donazioni di plasma necessarie in un anno di terapie salvavita per un adulto medio colpito da immunodeficienze primitive. 900 le unità necessarie per curare in un anno un paziente affetto da deficit di alfa-1-antitripsina, e 1200 le donazioni necessarie per curare un paziente emofiliaco.

La produzione di farmaci plasmaderivati per la cura delle malattie rare può richiedere dai 7 ai 12 mesi per l’elaborato procedimento a cui viene sottoposta la materia prima e trasformata in farmaco.

Quindi è riconosciuto il rischio dell’impatto negativo che avrebbe nel medio termine una carenza di plasma nell’accesso alle cure salvavita per i pazienti.

A fronte di questo è necessario ricordare che oggi solo una piccola percentuale delle persone che sono idonee alla donazione dona realmente, ma solo negli Stati Uniti sono presenti almeno 900 centri dove è possibile rivolgersi per compiere la plasmaferesi, cioè il procedimento automatizzato che divide i globuli rossi dal plasma.

La campagna di sensibilizzazione mondiale “Plasma Saves Lives”

Il problema della carenza di plasma in questo momento di epidemia è stato al centro di una campagna di sensibilizzazione diffusa a livello mondiale intitolata “Plasma Saves Lives” .

L’associazione PPTA ha indicato con ordine gli obiettivi da perseguire per affrontare il problema dei cambiamenti del mondo della donazione, necessari per affrontare il periodo della pandemia di Covid-19.

Prima di tutto ha sottolineato che è priorità la sicurezza e la qualità dell’emocomponente, incentivando l’aumento delle azioni volte a garantire la tutela del donatore e della materia prima.

Ha inoltre indicato le operazioni di supporto utili per lo scopo, includendo lo sforzo per la sensibilizzazione dei cittadini, l’incoraggiamento alle donazioni, la spinta verso una maggiore consapevolezza sul tema.

La PPTA si è anche focalizzata sulla promozione dell’accesso alle terapie per i pazienti e in alcune azioni volte a vincere la battaglia contro il Covid-19.

La campagna, che ha coinvolto i due continenti, è stata rivolta sia alle istituzioni americane che a quelle europee ed è stata tradotta in varie lingue in forma di note, linee guida, e lettere che hanno raggiunto i portavoce istituzionali di moltissimi paesi.

La voce dei pazienti affetti da malattie rare

L’allarme, lanciato già in altre occasioni dalla stessa associazione, oggi è diventato una questione sempre più urgente. Il 9 dicembre, per affrontarlo insieme ai pazienti affetti da patologie rare, la PPTA ha sponsorizzato un convegno nel quale sono intervenute sia le associazioni di pazienti, sia i medici esperti, oltre che i rappresentanti del Centro per la valutazione e la ricerca biologica della Food and Drug Administration (FDA).

Durante il convegno è emerso che il calo significativo della raccolta sarebbe dovuto tra le altre cose alle misure di distanziamento sociale e alle altre restrizioni alla mobilità causate dalla pandemia di COVID-19.

Al termine dell’incontro è stato evidenziato che: “queste terapie sono spesso gli unici trattamenti disponibili per le persone con carenze immunitarie primarie, disturbi emorragici, carenza di antitripsina Alfa-1, angioedema ereditario e alcune condizioni neurologiche” e perciò “il crollo delle raccolte potrebbe causare sfide più significative nei prossimi mesi”.

Il gruppo di associazioni e medici esperti hanno quindi concordato e insistito sull’urgente necessità di maggiori donazioni di plasma da parte dei cittadini.