La storia di Pellegrino che lotta contro il linfoma insieme ai donatori di sangue

2020-12-23T01:04:58+01:00 15 Dicembre 2020|Primo Piano|
donatori pellegrino di Laura Ghiandoni

Per chi, dopo aver donato steso sul lettino del centro trasfusionale, si chiedesse dove va a finire la sacca gonfia del proprio sangue, può avere una risposta convincente direttamente da chi il sangue lo riceve perché impegnato in una battaglia per la vita.’

Pellegrino, 55 anni, di Minturno, in provincia di Latina, è stato colpito nel 2016 da linfoma non Hodgkin di tipo mantellare. Oggi, dopo oltre quattro anni di cicli di chemioterapia e periodi di remissione, risponde con semplicità: “Si, certo che arriva.

Fino ad oggi sono stato sottoposto a tantissime trasfusioni di sangue e piastrine” e racconta: “Da quando mi hanno diagnosticato uno stadio quattro, ho iniziato subito la chemioterapia. Da quel momento, a causa della pesantezza della cura, ho iniziato a trasfondere più volte alla settimana” e aggiunge: “Adesso di piastrine e sangue ne ricevo ancora più di prima”.

La battaglia contro il linfoma combattuta insieme alle associazioni di donatori

Pellegrino

Pellegrino ha combattuto contro il linfoma affiancato dall’instancabile contributo dei donatori di sangue e sostenuto dall’associazione Sanes, che lo ospita nella casa d’accoglienza di via Ozanam, a Roma, nel progetto “Una casa per tutti” realizzato con l’8 per mille della Chiesa Valdese, con l’obiettivo di avvicinare agli ospedali di cura i pazienti con patologie del sangue.

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Nel percorso di degenza Pellegrino è stato sottoposto ad un primo auto-trapianto di cellule staminali, non andato a buon fine, e poi ad un secondo trapianto grazie alla compatibilità con sua sorella Tania.

Il 17 giugno mi hanno fatto il trapianto dopo che dalla fine del 2019 ero in lista d’attesa. A marzo è scoppiato il Coronavirus e si è bloccato tutto per alcuni mesi. Marzo, aprile e maggio ho dovuto attendere fino a quando la mia dottoressa mi ha permesso di rivolgermi all’ ospedale San Camillo-Forlanini”.

Successivamente Pellegrino è tornato nella sua casa in provincia di Latina, ma ancora i valori del sangue non hanno smesso di diminuire.

“I valori delle piastrine erano bassi ed ho continuato a ricevere trasfusioni in modo assiduo, al punto che sono stato nuovamente ricoverato. Mi sentivo bene, ma i valori delle analisi non erano corretti e non riuscivo a sostenere le cure” e continua: “sono tutt’ora sottoposto a fotoaferesi”. Questo tipo di terapia è utilizzata in molti casi per prevenire il rigetto dopo il trapianto.

Ma non finisce qui. Da pochi giorni Pellegrino ha scoperto che per vincere la guerra contro la malattia, dovrà sconfiggere un nuovo virus. Anche in questo caso, i principali alleati saranno, oltre i medici e le infermiere, anche i donatori di sangue.

Le analisi hanno dimostrato che sono affetto da Cytomegalovirus (CMV)”. Il virus appartiene alla famiglia degli Herpesvirus e si attiva nell’organismo in caso di indebolimento del sistema immunitario.

Tutt’ora dipendo dalle sacche di sangue”.

E quando le ricevi, a cosa pensi? “Penso che dietro alla sacca ci devono essere delle persone generose e che se non fosse per i donatori, per i pazienti come me non ci sarebbe la garanzia di continuare le cure.

Non è opzionale curarsi e meno male che ci sono tante persone che scelgono di donare sangue e piastrine”. E conclude: “La donazione è davvero una grande cosa”.