Il plasma come risorsa strategica per il Paese
Musso (Fidas) “I volontari aiutano migliaia di persone”

2020-12-14T13:21:03+01:00 14 Dicembre 2020|Donazioni|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Il dono di sangue e plasma, e la sua importanza come gesto di solidarietà che riveste un’importanza strategica per il paese. Giovanni Musso, presidente Fidas e portavoce pro-tempore Civis (Coordinamento nazionale delle associazioni di volontariato), non ha alcun dubbio nel promulgare il suo messaggio per il pubblico: donare è decisivo per il bene comune, specie in vista degli scenari che ci attendono e in concomitanza con questa pandemia. Giovanni Musso sarà uno degli autorevoli ospiti che il prossimo mercoledì 16 dicembre parteciperà al webinar in livestreaming “Noi plasma, e voi? Più donazioni per raggiungere l’autosufficienza” organizzato in collaborazione tra Avis e Donatori h24, e che sarà moderato dal direttore di DH24 Luigi Carletti. In esclusiva lo abbiamo sentito per approfondire i temi chiave che affronteremo in live.

Il webinar Avis – DH24 del 16 dicembre

Presidente Musso, ormai sono circa 6 mesi da nuovo presidente della Fidas. Ci può fare un bilancio di questo primo periodo? Quali sono gli obiettivi presenti e futuri dell’associazione?

Il bilancio è positivo, sicuramente ci vuole del tempo per entrare in questo nuovo ruolo di presidente, nonostante 12 anni in cui ho ricoperto il ruolo di consigliere nazionale. Sono comunque due ruoli diversi che richiedono responsabilità diverse. In questo però sono felice di avere al mio fianco una squadra di consiglieri con la quale ho un’ottima sintonia e con la quale sono certo raggiungeremo importanti traguardi per il bene della Federazione. Anche se questa nuova fase della vita della Federazione nasce da un dramma, che è la perdita dell’amico e Presidente Ozino, sicuramente ci impegneremo anche per onorare la sua memoria, coltivando quei semi che lui stesso aveva piantato. In questo periodo ci manca il contatto con i donatori: sono saltati il congresso nazionale e il meeting dei giovani. La pandemia non ha sicuramente aiutato i contatti umani, ma ci impegneremo per continuare a coltivarli anche a distanza.

Quali sono gli obiettivi presenti e futuri dell’associazione?

Parlando degli obiettivi il primo pensiero va a tutti quei giovani che non conoscono o sottovalutano l’importanza del dono del sangue: in genere i giovani hanno una buona sensibilità sui temi sociali. Il nostro obiettivo è far comprendere che la donazione di sangue è un gesto importante e per far questo dobbiamo trovare gli strumenti ed i canali giusti per veicolare questo messaggio e forse abbandonare quelli che sono gli schemi utilizzati sino ad ora. Tutto questo nell’ottica di permettere ogni anno il ricambio generazionale dei donatori che “vanno in pensione” per raggiunti limiti d’età. Strettamente legato a questo argomento, posso dire che un altro obiettivo sul quale stiamo lavorando è il rinnovamento della nostra immagine con un duplice fine: raggiungere nuovi potenziali donatori, facendo conoscere la nostra Federazione a chi ancora non la conosce, senza però dimenticare ovviamente i donatori già fidelizzati ai quali vogliamo dimostrare tutta la nostra gratitudine. L’altro importante ed attuale tema che ci vede impegnati è la promozione del dono in aferesi e questo in vista di raggiungere l’obiettivo che le Associazioni e Federazioni del dono si sono prefissate in concerto con il Centro nazionale sangue, di raggiungere l’autosufficienza nazionale nella raccolta del plasma. Da ultimo, ma non meno importante, un argomento che mi sta particolarmente a cuore su cui vogliamo puntare sempre più è il fare rete: crediamo sia importante collaborare con altre realtà del volontariato del dono del sangue e del terzo settore, gli obiettivi sono i medesimi, quelli di fare fronte alle esigenze primarie della cittadinanza, soprattutto dei più deboli.

In questa fase lei è anche il coordinatore Civis, sul piano della raccolta sangue e plasma secondo lei quali sono le cose più importanti da fare per garantire l‘autosufficienza?

Al momento l’autosufficienza nazionale nella raccolta del sangue non è in pericolo anche se non dobbiamo abbassare la guardia. Voglio rassicurare i pazienti che necessitano di terapie trasfusionali. Il Sistema regge e fondandosi anche su meccanismi di compensazione interregionali, al momento non vediamo problemi all’orizzonte. In genere c’è il periodo a cavallo tra fine gennaio e febbraio che diventa più critico, ma per evitare queste criticità i consigli sono due: il primo è di vaccinarsi contro l’influenza: non è un caso se il periodo generalmente più critico nella raccolta coincida proprio i picchi influenzali. Ai donatori di sangue il vaccino antinfluenzale viene somministrato in forma gratuita. Vaccinarsi è importante perché più donatori in salute è sinonimo di una maggiore disponibilità di donatori. Il secondo è programmare la propria donazione: moltissimi si recano a donare nel periodo natalizio perché scelgono, tra i tanti regali da fare, di donare anche qualcosa di sé a chi ne ha bisogno. E questo è un gesto bellissimo. Di sangue, però, ce n’è bisogno sempre, anche un mese dopo Natale. Per questo invitiamo tutti i donatori a programmare la propria donazione: le associazioni e i servizi trasfusionali sapranno indicarvi il periodo migliore affinché il vostro dono possa esser più utile.

Il presidente Fidas Giovanni Musso

E tornando all’autosufficienza?

Parlando di autosufficienza del plasma sicuramente le associazioni del dono devono continuare ad impegnarsi nel promuovere il dono in aferesi. Raggiungere l’autosufficienza nella produzione di medicinali plasmaderivati non è una mèta impossibile. Sicuramente anche le Istituzioni e la Politica devono rendersi conto che l’obiettivo dell’autosufficienza di sangue e plasma sono un obiettivo strategico per il Paese, non possiamo continuare a dipendere dall’estero per i medicinali plasmaderivati. È quanto mai fondamentale mettere in campo tutte le risorse necessarie per affrancarci da questa dipendenza.

Cosa possono fare le associazioni per lavorare sempre più in sinergia?

Per lavorare in sinergia è importante sicuramente il dialogo, la condivisione dei progetti, ma soprattutto la motivazione: il ricordarsi il “perché” alla base del proprio impegno. Tornare alle proprie motivazioni permette di costruire una base comune di dialogo tra le associazioni anche al di là del mondo del dono del sangue. Se è possibile collaborare è perché sappiamo che siamo mossi dall’obiettivo comune di una sanità che possa prendersi cura di chi necessita di terapie trasfusionali, di chi necessita di medicinali plasmaderivati e quindi, in ultima analisi, agiamo per creare una società giusta, una società equa, attenta alle esigenze dei suoi cittadini. Questi sono gli ideali che guidano l’azione delle Associazioni come Fidas, Avis, Fratres e Cri che sono riunite nel Civis – il Coordinamento interassociativo volontari italiani sangue.

Veniamo all’attualità, e dunque all’epidemia. Nei mesi scori c’è stato un calo delle donazioni in corrispondenza con il primo lockdown, poi una crescita e ora un nuovo calo più strisciante. Ci racconta cosa è successo e cosa può succedere sul piano della raccolta nel 2021?

Con la prima ondata pandemica c’è stata una contrazione delle donazioni dovuta a più fattori: da una parte la paura dei donatori ad uscire di casa per recarsi presso i servizi trasfusionali. Il sistema trasfusionale si è da subito attivato per adottare protocolli volti a tutelare la salute dei donatori. Un’altra causa della contrazione delle donazioni è da leggere nel fatto che le regioni generalmente più virtuose nella raccolta erano state coinvolte da vicino nella pandemia e questo ha comportato per molti la momentanea sospensione dalla donazione perché contagiati o perché venuti in contatto con persone contagiate. Quello che può succedere nel 2021 dipende molto da noi: dobbiamo essere molto prudenti se vogliamo uscire prima possibile dalla pandemia. È importante continuare a limitare i contatti ed in ogni caso adottare tutte le precauzioni atte a limitare la circolazione del virus, utilizzando la mascherina e igienizzandoci spesso le mani: così facendo indirettamente anche il Sistema Trasfusionale ne gioverà.

Il plasma iperimmune è stato al centro del dibattito pubblico in queste settimane, con una raccolta che è stata insufficiente per la seconda ondata. Cosa ne pensa lei, e cosa ne pensano i donatori associati?

Il plasma iperimmune sicuramente è stato un argomento molto dibattuto. Fidas è sempre stata molto attenta a non spacciare il plasma iperimmune come la panacea di tutti i mali. Ci siamo sicuramente adeguati a quelle che erano tutte le indicazioni ricevute anche dal Ministero della Salute, ma riteniamo che sia importante spostare l’attenzione sulla donazione del plasma in generale, facendo riscoprire il ruolo importante rivestito dall’universo dei donatori.

Si può utilizzare la maggiore notorietà del plasma e delle sue proprietà per incentivare la raccolta del plasma in futuro?

Il 2020 ha fatto sì che il tema del dono del plasma entrasse a far parte dell’agenda dei media come mai avremmo potuto immaginare prima di questa pandemia. Dunque è sicuramente positivo che si siano accesi i riflettori sulla donazione in aferesi, ora però è necessario far comprendere a chi non conosce da vicino il mondo del dono che la donazione di plasma è fondamentale a prescindere dal covid-19: i pazienti affetti da immunodeficienze primitive, i pazienti affetti da emofilia, e tanti altri necessitano di medicinali plasmaderivati. Peraltro la contrazione della raccolta del plasma in Paesi come gli USA e la Germania, dai quali provengono la maggior parte dei farmaci plasmaderivati per i quali dipendiamo per il 30% creerà non pochi problemi al Sistema sanitario nazionale in ordine alla reperibilità sul mercato di determinati prodotti. Per questo motivo poco fa ho dichiarato che è strategico per il sistema Paese il raggiungimento dell’autonomia in tema di plasma ed è per questo motivo che rivolgo un invito, specie ai più giovani: non importa se siate stati affetti dal covid-19 o meno, se siete in buono stato di salute e avete più di 18 anni, potete donare il plasma a beneficio di tantissimi pazienti. Raggiungiamo insieme l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale!

Quanto è importante l’autosufficienza trasfusionale alla luce di questa esperienza pandemica? Cosa dobbiamo imparare in quanto potenziali donatori?

L’autosufficienza trasfusionale è essenziale…a costo di essere ripetitivo non solo è essenziale, è strategica! Le Istituzioni, la Politica e i cittadini dovrebbero rendersi conto dell’importanza di questo esercito di volontari che quotidianamente, consapevoli del loro ruolo svolto nella società, rendono possibile il curare e trattare clinicamente migliaia di persone. Dal punto di vista dei donatori di sangue, penso che questa pandemia dovrebbe averci insegnato che è importante programmare la nostra donazione, donare quello che serve e quando serve è importantissimo. Non ci sono donazioni di serie A e donazioni di serie B: se servono globuli rossi si dona il sangue, se serve plasma si dona in aferesi. E per la programmazione è fondamentale la prenotazione della donazioni. La prenotazione permette di evitare i contagi e al contempo permette una programmazione degli interventi chirurgici, la programmazione delle terapie trasfusionali per i pazienti trasfusione-dipendenti. Programmando il nostro dono permettiamo anche ai pazienti di poter programmare le proprie terapie, un beneficio duplice, che quindi permette anche agli operatori sanitari di poter svolgere i propri compiti con maggior serenità. Dovremmo far tesoro di questo insegnamento anche per il futuro.