Donare il sangue nella seconda ondata di Covid
Le difficoltà dei pazienti e delle associazioni di donatori

2020-12-10T12:57:38+01:00 7 Dicembre 2020|Attualità|
sangue di Laura Ghiandoni

In questa seconda ondata epidemica di Covid tutto il mondo del sangue è impegnato in una strenua lotta per mantenere il livello di scorte negli ospedali e per garantire le terapie ai pazienti che necessitano di trasfusioni. Le difficoltà sono tante, ma nonostante la diminuzione registrata dal Cns, il sistema continua a tenere ed ancora non è emergenza. Ecco cosa ci ha raccontato chi oggi lavora attivamente sul campo.

Essere talassemici a Brindisi durante la seconda ondata di Covid

Luana De Gioia, presidente Associazione Thalassemici Brindisi

“Tra i pazienti c’è il timore di sentirsi dire che non c’è la sacca, non c’è l’unità di sangue, o che dobbiamo posticipare la trasfusione” racconta Luana De Gioia, presidente dell’Associazione Thalassemici Brindisi. “Qui ancora riusciamo ad avere le nostre due unità di sangue ma ho l’impressione siano meno piene. Lo 0 positivo sta soffrendo una carenza ma è evidente l’impegno e la volontà da parte dei medici di offrire almeno la minima disponibilità di sangue per tutti”.

La De Gioia prosegue: “C’è uno sforzo organizzativo del centro di microcitemia in collaborazione con quello del trasfusionale per evitare di accumulare gli appuntamenti di molti pazienti nel fine settimana”.

Riferendosi ai donatori infine conclude: “In questo momento sappiamo che hanno paura del contagio all’interno degli ospedali, ma è importante non smettere di fare sensibilizzazione, soprattutto tra i giovani e far comprendere l’importanza della donazione di sangue. Perché donare significa salvare vite”.

Chi continua a donare e chi ha paura degli ospedali: l’associazione Sanes

I donatori regolari sono quelli che stanno ancora sostenendo il sistema e che continuano a donare”. Simona Magistri, portavoce di Sanes (Studio e assistenza neoplasie del sangue, con sede a Roma), spiega quali fattori secondo lei hanno determinato la diminuzione della raccolta sangue durante il periodo dell’epidemia.

“Manca la percentuale di unità di sangue di coloro che donano in modo meno regolare, quelli che occasionalmente rispondono al lavoro di sensibilizzazione. Oggi sensibilizzare è difficile. L’associazione non può andare nelle scuole superiori e in alcuni altri luoghi e la paura di entrare in ospedale ed essere contagiati è il problema maggiore”.

La conferma arriva grazie a un aneddoto: “Noi alle volte doniamo oggetti con gruppi come Te lo regalo se lo vieni a prendere su Facebook. In questo periodo appena indico l’ospedale San Camillo-Forlanini come il luogo del ritiro, la gente rinuncia al dono. Dicono che in ospedale preferiscono non entrare”.

La Magistri aggiunge: “Siccome il virus non è tangibile, alcune persone temono che maneggiando materiale sanitario o sedendosi sul lettino si possa prendere il Covid, oppure che il personale sanitario possa essere affetto da Covid”. Ma non è solo questo e la Magistri spiega gli altri fattori critici: “Alcuni donatori saltano la donazione perché hanno avuto un contatto con un positivo. Tanti restano nelle proprie abitazioni, evitando di uscire perché sono in smart-working. Non utilizzano mezzi pubblici per andare al lavoro, né per donare”.

“Un periodo di difficoltà per tutti”. Parla la Fidas Comunale Milano

“Con l’epidemia di Covid quest’anno abbiamo avuto varie difficoltà. Avremo perso circa un 30 per cento di raccolta che non è arrivata alle associazioni”.

Antino Carnevali, presidente di Fidas Comunale Milano, racconta invece come le associazioni federate legate agli ospedali della metropoli lombarda affrontino la complessità del periodo legato all’epidemia: “Anche i gruppi più grandi sono in difficoltà, alcuni provano a fare raccolte straordinarie sabato e domenica coinvolgendo anche il personale sanitario”.

Secondo lui la raccolta va avanti perché “I donatori regolari continuano ad andare a donare, o forse anche perché alcuni ospedali hanno interrotto gli interventi chirurgici”.

Le sue conclusioni sono: “Nel nostro caso non abbiamo potuto organizzare le raccolte per mancanza dell’autoemoteca dell’ospedale San Raffaele, né abbiamo fatto le raccolte con le scuole superiori o progetti di sensibilizzazione con le scuole elementari e medie”.