L’Aido è l’Associazione italiana per la donazione di organi, di tessuti e cellule, un polo necessario per la vita comunitaria del nostro Paese con più di 1 milione 400mila iscritti. Flavia Petrin, ha ottenuto un secondo mandato come presidente dell’associazione, e noi di DonatoriH24 siamo andati a intervistarla per conoscere da vicino tutto il mondo Aido, che ha una storia lunga e prestigiosa unga 47 anni, e per conoscere gli obiettivi futuri di chi lavora ogni giorno per il bene comune.
Dottoressa Petrin, per cominciare complimenti vivissimi per la rielezione. Un secondo mandato consente di lavorare in continuità nel medio/lungo periodo, quali sono gli obiettivi di Aido per i prossimi anni?
Grazie per le congratulazioni. La mia riconferma alla guida dell’associazione, come diceva, mi permetterà di lavorare in continuità con il mandato precedente, proseguendone la linea strategica. Il “percorso del Sì”, avviato nel precedente quadriennio, come percorso di comunicazione che collega tutte le nostre campagne, vedrà un rafforzamento nel senso di unire ancora di più e ancora meglio, da una parte, tutte le strutture Aido capillarmente presenti sul territorio (circa un migliaio, nella suddivisione tra livello nazionale, regionale, provinciale e locale) e, dall’altra, l’associazione ai suoi “donatori”, ai suoi stakeholder, alle altre associazioni e, infine, alle Istituzioni. Obiettivo ultimo, incrementare il tasso di donazione e diminuire quello di opposizione. Scopo primario, continuare nella missione culturale di Aido, iniziata oltre 47 anni fa, al fine di consentire ai pazienti in lista d’attesa (circa 9.000 ogni anno) di vedere soddisfatto il loro bisogno.
Una sfida molto affascinante…
Tracciato il percorso, e definito il suo punto di arrivo, la sfida che ci si pone in ogni mandato è proprio quella di studiare mezzi sempre nuovi e diversi per divulgare la cultura della donazione, come nella missione di Aido. Si parte proprio dagli obiettivi, per i quali voglio citare il documento di politica associativa approvato, come da statuto, dall’assemblea elettiva appena conclusa. Ne cito solo i punti salienti: continuare con il progetto di digitalizzazione di Aido, e dello stesso consenso alla donazione degli organi, anche dotandoci di una piattaforma per interazioni organizzative, culturali ed educative, con un occhio particolare alle scuole; continuare i rapporti con le associazioni del Dono, completando l’iter del progetto con il Miur; continuare l’opera di vicinanza con il territorio italiano, ma volgere lo sguardo anche all’Europa; collaborare con i Crt (Coordinatori regionali per i trapianti) e il Cnt (Centro nazionale trapianti), con nuovi progetti di comunicazione ed anche per realizzare progetti di formazione degli impiegati delle anagrafi, nell’ambito di “Una scelta in Comune”; non perdere mai il controllo delle liste di attesa e a questo proposito ci si propone di riattivare la Commissione sul codice etico associativo; rinnovare e dare attuazione ai protocolli d’intesa stipulati con altri enti, ministeri, ordini e associazioni.
Ci racconta, se vuole anche con dei numeri, quanto è importante Aido per i pazienti e come si svolge il vostro lavoro quotidiano?
Tengo a specificare che Aido non è un’associazione di pazienti, come ne esistono nel mondo dei trapianti. Aido è un movimento di opinione, che vuole creare consapevolezza sull’importanza della donazione di organi, tessuti e cellule, al fine di promuovere una scelta alla donazione che sia consapevole, individuale, libera, gratuita ed effettuata in vita. Destinatari dell’opera culturale dell’associazione sono, quindi, tutti i cittadini italiani, chiamati, in base all’art. 2 della Costituzione, a quel dovere di solidarietà di cui la donazione di organi, tessuti e cellule rappresenta una parte importante. In questo senso, come recita l’art. 2 del nostro Statuto, finalità prima dell’Aido è promuovere, “in base al principio della solidarietà sociale”, la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule.
I pazienti sono comunque importantissimi…
Aido è importante per i pazienti perché, come intuibile, se destinatari della nostra mission sono tutti i cittadini e se i nostri “soci” sono i donatori di organi, che scelgono di prestare il proprio consenso con l’atto olografo della nostra associazione, i destinatari ultimi della nostra opera benefica sono proprio i pazienti in lista d’attesa. Le dirò di più, quando tutti i pazienti in lista d’attesa arriveranno a vedere soddisfatto il loro bisogno, quando, cioè, gli organi donati saranno sufficienti a rispondere al fabbisogno di tutti i pazienti in attesa di trapianto, allora Aido potrà dedicarsi con ancora maggior vigore alla formazione delle coscienze solidali, alla educazione al dono. Perché a quel punto sarà ancora più evidente la necessità di salvaguardare il valore della solidarietà spontanea, consapevole, informata. Il nostro lavoro quotidiano si svolge in primo luogo nelle scuole, destinatarie “ontologiche” di messaggi culturali. Questo lavoro è svolto capillarmente sui territori dalle strutture comunali dell’associazione, coordinate dai livelli associativi superiori, fino ad arrivare al livello nazionale che detta le linee strategiche fondamentali. Il lavoro di Aido è, insomma, il lavoro di tutti i suoi 10.000 volontari attivi sul territorio e che io ho l’onore di rappresentare. Come prima fra essi. Ma, pur sempre, una volontaria. Nel lavoro volontario sta lo spirito e il cuore pulsante di Aido.
Donatorih24 si occupa principalmente di dono del sangue e di sistema trasfusionale. Ci spiega quanto è importante un sistema trasfusionale sano affinché anche il lavoro di un’associazione come Aido sia valorizzato?
Il mondo del dono è unitario, così come unitario è il principio di solidarietà che tutte noi “associazioni del dono” promuoviamo. In questo senso è importante, oltre che un sistema trasfusionale sano, un sano collegamento tra Aido, Avis, Admo e tutte le realtà della donazione, affinché l’appello a donare arrivi ai cittadini forte e chiaro. Per restare più nel tema della domanda, un sistema trasfusionale sano è molto importante anche per Aido. Voglio ricordare che Aido è l’acronimo di Associazione italiana per la donazione di organi ma anche di tessuti e cellule, per cui Aido promuove anche la donazione di sangue. Mi piace anche ricordare che per le operazioni di trapianto, che sono operazioni complesse, servono notevoli quantità di sangue: per un trapianto di rene in media 4 unità di globuli rossi; per un trapianto di cuore 10 unità di globuli rossi, piastrine e plasma con punte di 30-40 unità. Solo per fare due esempi. Ma, più in generale, posso dire che un sistema trasfusionale che funziona, una rete dei trapianti che funziona e finanche un sistema sanitario che funziona, valorizzano il lavoro di Aido e di tutte le associazioni. Il discorso è reciproco: il sistema sanitario beneficia dell’opera di Aido, come i “sistema Paese”, in generale, beneficia dell’operato del Terzo Settore nella sua globalità.
State lavorando in sinergia con le associazioni del dono del sangue per campagne di sensibilizzazione e iniziative comuni?
Con Avis e le altre associazioni (Croce rossa italiana, Fidas, e Fratres), è attivo un protocollo nazionale e le associazioni sono continuamente connesse nelle loro attività, a tutti i livelli territoriali. Sempre sul territorio, le realtà comunali condividono con tutte le associazioni del dono del sangue molte campagne informative… e non solo. Visto che si avvicina il Natale, le cito il panettone che il gruppo milanese di Aido ha realizzato in sinergia con l’Associazione amici del policlinico donatori di sangue Odv. Potrei continuare in un elenco infinito.
Sul piano sanitario questo è un momento molto difficile per il Paese. Per il vostro campo d’azione il Covid-19 ha creato maggiori difficoltà e ostacoli?
Il Covid-19 ha avuto inevitabilmente un impatto negativo anche su Aido. L’associazione ha la sua forza nella capillarità della diffusione dei volontari sul territorio italiano, con quasi 900 gruppi comunali, quasi 100 sezioni provinciali e 21 consigli regionali. Le tradizionali attività dei gruppi locali, sul cui lavoro Aido si fonda, sono state bloccate dal necessario rispetto delle norme di distanziamento sociale, a partire dagli incontri nelle scuole, nelle università, per proseguire con i punti informativi nelle piazze, i convegni e le altre iniziative di informazione, per concludere, infine, con gli eventi sportivi. Sempre durante la pandemia, la nostra associazione ha dovuto affrontare il lungo cammino di rinnovo di tutte le strutture associative. Eppure Aido, superando una grande prova, è riuscita a reggere il colpo. I consigli di ogni livello territoriale si sono adeguati a riunirsi con le piattaforme di connessione informatica, le assemblee elettive si sono svolte a tutti i livelli e, proprio il livello nazionale, ha dovuto affrontare, a fine ottobre, l’assemblea elettiva con modalità a distanza, raccogliendo la più alta adesione di sempre con ben 130 delegati che hanno votato con sistema di voto on line. Il 27 settembre 2020, l’associazione ha vissuto comunque la sua Giornata Nazionale, ribattezzata “Giornata del sì”, un’iniziativa di grande successo nonostante i limitati tempi di programmazione e le connesse difficoltà organizzative.
Avete reagito sin dal primo lockdown quindi…
Durante il primo lockdown, in pieno picco pandemico, i volontari Aido si sono messi a disposizione di Croce Rossa Italiana (Cri) per portare aiuto alle categorie più deboli. Sempre in piena pandemia Aido ha realizzato una “Piazza virtuale” nella Giornata nazionale della donazione di organi promossa dal ministero della Salute, avviando un primo esperimento di video-conferenza con oltre 300.000 visualizzazioni. Tutto questo mi rende orgogliosa di tutti i miei volontari, ai quali rivolgo un ringraziamento. Concludo con un pensiero di vicinanza per le famiglie dei volontari Aido che sono mancati in questo difficile 2020, a causa della pandemia da Covid-19. Insomma Aido ha retto, seppure faticosamente, come ha retto, durante la pandemia, mi sembra giusto ricordarlo, tutta la rete nazionale trapianti. E lo ha fatto in maniera egregia. Basti pensare che nel momento di maggiore picco, in Italia si è registrato un calo dei trapianti attorno al 40%, mentre in Francia e Spagna, che hanno di base tassi di donazione e di trapianto superiori ai nostri, si sono registrati tassi di riduzione addirittura doppi, attorno all’80%. In questa situazione, la grande coesione della rete trapianti, nei suoi vari livelli, nazionale, regionale e locale, ha garantito la continuazione del sistema di donazione e trapianto, mitigando il peggio (crollo spagnolo citato prima), seppure nella difficoltà, ed assicurando il rispetto della volontà del donatore. Insomma, le difficoltà create dal Covid-19 hanno portato alla riscoperta del valore della sinergia e del lavoro di squadra. Nella rete trapianti e nella stessa Aido, che della rete è parte integrante. Il tasso di opposizione, anzi, durante la pandemia, ha registrato addirittura una lieve flessione.
Veniamo al gesto del dono. Che si tratti di sangue, cellule, organi e tessuti, la matrice solidale è sempre la stessa. Cosa significa per lei donare e in che modo a suo parere bisogna comunicare al pubblico l’importanza di farlo?
Per rispondere a questa domanda voglio ricorrere ad un aforisma che ho appena letto: “Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo” (Pablo Picasso). Per me donare significa questo: dare un senso alla propria esistenza. Il modo migliore per comunicare al pubblico l’importanza della donazione risiede sicuramente nella promozione della donazione non tanto e non solo come gesto di generosità individuale, bensì come principio di solidarietà sociale, che va a beneficio di tutta la comunità, e quindi, ovviamente, anche del singolo. Questo significa produrre nella società la consapevolezza della centralità della solidarietà, di cui la donazione di organi è tra le forme più alte, come “base della convivenza sociale normativamente prefigurata dal Costituente”, affinché si possa costruire un vero “Stato Sociale” nel quale “il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3, co. 2, Cost.) trovi nel solidarismo un contrappeso alla minaccia continua di un individualismo esasperato. Per portare qualche dato concreto, ma non banale, un paziente in dialisi “costa” alla comunità circa 50 mila euro l’anno. Dopo il trapianto (costo circa 50 mila euro) il costo del trapiantato è di circa 10-15 mila euro l’anno. Il valore prodotto dalla donazione e dal trapianto è, però, molto più grande e si misura in termini di vite salvate (circa 3.500 sono i trapianti effettuati ogni anno) … e la vita umana non ha prezzo.