“Gli anticorpi del plasma iperimmune sono un’arma”. Il libro del prof. Le Foche

2020-11-27T16:29:56+01:00 27 Novembre 2020|Personaggi|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Dell’importanza delle immunoglobuline specifiche come cardine delle terapie di supporto al vaccino per combattere il Covid-19, ne ha parlato qualche giorno fa a Donatorih24 il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola: la raccolta del plasma iperimmune è fondamentale anche in questa chiave, continuare la ricerca e la sperimentazione su farmaci che siano effettivamente efficaci e funzionanti.

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Ecco perché non sorprende in tal senso la posizione dell’immunologo e docente di Scienze Biologiche all’Università La Sapienza di Roma Francesco le Foche, che in un e-book firmato insieme al noto giornalista Giancarlo Dotto, ha offerto una visione sul futuro prossimo decisamente meno catastrofica di molti suoi colleghi che popolano i palinsesti televisivi.

Il libro di Le Foche si chiama “Sì, andrà tutto bene. Ecco perché il Covid-19 sarà sconfitto”, ed è un’analisi sociologica e sanitaria di tutto ciò che la pandemia ha provocato dalla scora primavera. Secondo Le Foche, tuttavia, il momento in cui l’emergenza si potrà considerare finita non è lontano, e il merito, secondo lui, sarà proprio delle immunoglobuline specifiche, o anticorpi monoclonali. Ecco cos’ha detto Le Foche al Corriere della Sera a proposito delle terapie in questo momento in studio, parlando dell’importanza del plasma iperimmune, materia prima per costruire gli arsenali per le cure di supporto: “Dalla primavera prossima i monoclonali potranno arrivare ai casi gravi o ai più fragili. Parliamo di anticorpi simili a quelli utilizzati da Donald Trump, ma introdotti come terapie già dagli anni 80: sono come una freccia che colpisce il target, la molecola infiammatoria, si blocca come una serratura. In Italia abbiamo selezionato tre tipologie di anticorpi, potentissimo è quello dal plasma di un paziente immune. Se riusciamo a metterlo in commercio servirà come prevenzione e immunoterapia. In 72 ore manda il paziente a casa”.

L’e-book di Le Foche e Dotto

Che la ricerca sulle immunoglobuline specifiche da ottenere grazie al plasma iperimmune sia un obiettivo di scienziati e istituzioni, non è una novità. Oltre al già citato Briola, anche il professor Francesco Menichetti, principal investigator del progetto Tsunami, ha più volte indicato il passaggio a questo tipo di farmaco come la più importante finalità della raccolta del plasma iperimmune, per compiere dei significativi passi in avanti.

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Negli Stati Uniti la ricerca sulle immunoglobuline specifiche era già in fase avanzata a metà ottobre, come segnalato dal Corriere della Sera, ma anche in Italia lo sviluppo procede a ritmi elevati, come ha spiegato, proprio a DonatoriH24, il presidente di Kedrion Biopharma Paolo Marcucci. Il mondo della plasmaderivazione, che produce i farmaci salvavita per le tantissime patologie gravi che il plasma riesce a fronteggiare, procede compatto verso la creazione di immunoglobuline provenienti dal plasma iperimmune.

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In tal senso, va ribadita l’importanza della raccolta e del bancaggio del plasma, pratiche che alcune regioni avevano già cominciato a giugno e che nelle ultime settimane hanno ripreso con maggiore efficienza in tutto il paese o quasi, grazie al supporto delle associazioni. Donare il plasma iperimmune oggi, è avere una marcia in più, proprio come sottolinea l’ultima campagna di Fidas dedicata alla raccolta.