Il plasma di convalescente nella lotta al Covid-19
I titoli anticorpali e il reclutamento dei donatori

2020-10-15T14:47:22+02:00 9 Ottobre 2020|Primo Piano|
kedrion-coronavirus di Laura Ghiandoni

Negli ultimi mesi sono state moltissime le persone che dopo essere guarite dal virus, dopo aver provato su se stessi il dramma della malattia, hanno scelto di ripresentarsi in ospedale per poter contribuire alla salute di altre persone, donando il proprio plasma carico di anticorpi.

Su DonatoriH24 ne abbiamo parlato in diverse occasioni, come durante l’incontro tra esperti “Arsenali al plasma” e nel più recente “Covid d’autunno”.

In entrambe le occasioni dirigenti istituzionali e medici hanno evidenziato come la raccolta e lo stoccaggio di adeguate scorte di plasma iperimmune avrebbe potuto rivelarsi strategica nella lotta al Covid nel lungo termine.

Carlo Pazzaglia, Direttore Unità Operativa Complessa di Immunoematologia e Trasfusionale

Carlo Pazzaglia, direttore del centro trasfusionale dell’azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord nell’area di Pesaro e Fano– zona tra le più colpite dalla prima ondata dell’epidemia- ci spiega come si sta preparando il territorio per una recrudescenza dell’epidemia, quali sono gli ostacoli nel reclutamento dei donatori e perché il plasma donato dai guariti non è sempre “iperimmune”.

Quando avete cominciato la raccolta sul territorio e a che punto sono gli “arsenali al plasma”?

Abbiamo iniziato a maggio. Oggi conserviamo nel congelatore apposito 95 sacche di plasma validato pronto per essere usato su pazienti affetti da Sars-CoV2. Per ogni sacca si formeranno 3 sacche satelliti da 200cc l’una.

Tutte le persone guarite da Covid che si sono presentate al centro sono riuscite a donare il plasma iperimmune?

No, di tanti donatori che si sono rivolti al centro solo il 20/30 per cento aveva nel proprio plasma il titolo di anticorpi neutralizzanti capace di inattivare il virus e che rendono il plasma “iperimmune”.

Il titolo anticorpale considerato minimo dal Centro nazionale sangue è 1:160. Delle 95 sacche di plasma validato che abbiamo ora sono circa 40 le sacche che raggiungono e superano il titolo minimo. Nelle altre abbiamo selezionato donatori con il titolo inferiore.

E riguardo al reclutamento dei donatori guariti, com’è andata? C’è stata risposta sul territorio?

Da marzo abbiamo cominciato ad avvisare i donatori di sangue che li avremmo richiamati per donare il plasma iperimmune. Nei mesi successivi siamo stati sommersi di telefonate di persone che volevano donare il plasma iperimmune, è stato molto commovente. Anche dalla provincia hanno chiamato le persone guarite da Coronavirus e hanno fatto per donare il plasma, si è creato un meraviglioso gruppo. Inoltre ai donatori si sono aggiunti i pazienti che nei mesi scorsi sono stati ospedalizzati nel reparto Covid-19. Li abbiamo contattati e poi sono diventati donatori.

E di questi, quanti sono riusciti a donare effettivamente?

Di tanti che si sono presentati oltre la metà delle persone sono state scartate per i criteri di selezione del protocollo. Molti pazienti che si erano ammalati avevano oltre settant’anni, e nemmeno le donne con una gravidanza alle spalle possono donare il plasma iperimmune.

L’Azienda ospedaliera ospedali riuniti Marche Nord parteciperà al protocollo Tsunami?

Mentre ad Ancona la sperimentazione Tsunami è partita, e il primo paziente è stato inserito nel progetto, a Pesaro siamo ancora in attesa dell’autorizzazione che mette in collegamento il principal investigator del protocollo, cioè il professor Menichetti, con l’investigator locale di Marche Nord. Per ora stiamo attendendo.

In che condizione sono i pazienti trattati con il plasma iperimmune?
Lavorando nel centro trasfusionale non incontro di persona i pazienti, ma i miei colleghi mi hanno informato che sono guariti tutti coloro trattati con il plasma iperimmune lavorato nella struttura dell’ospedale Marche Nord.

E l’estate 2020? Non è stata sinonimo di vacanze?
Quest’anno non sono andato in ferie per dedicarmi alla raccolta plasma iperimmune. Più ci allontaniamo dall’epidemia e più troviamo candidati con il titolo anticorpale basso.

C’è stata collaborazione con le associazioni di donatori?

Si, nel nostro territorio c’è stata una collaborazione totale e continua. Ho avuto il continuo supporto dell’Avis che ci ha affiancato e del quale siamo molto soddisfatti.