Con l’inizio di settembre, e l’estate che dura ancora con la conseguente presenza perdurante delle zanzare, è tempo di fare un primo bilancio generale sulla stagione 2020 del West Nile Virus, che specie in un’annata in cui la donazione di sangue è stata già complicata dal Covid-19 provocando le carenze del post-ferragosto, può rappresentare un ulteriore fattore di rischio per le normali operazione di raccolta estiva, un periodo sempre complicato per ragioni intrinseche.
L’ultima tabella sinottica che ci offre aggiornamenti sui territori in cui il West Nile Virus è stato rilevato, è di martedì 8 settembre. Alla precedente rilevazione, che risale al 4 settembre, si aggiunge la provincia di Venezia. Come possiamo vedere in figura 1, dalle province segnate in rosso, la casistica riguarda soprattutto il nord Italia, e specialmente i territori che seguono il percorso del fiume Po, con qualche caso nella parte più a nord della Sardegna.
In dettaglio, dunque, le province colpite sono quelle di Alessandria, Asti, Bergamo Bologna, Brescia, Cremona, Cuneo, Ferrara, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Monza, Novara, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Sondrio, Torino, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Venezia, Vercelli e Verona. All’estero, i paesi dell’area mediterranea colpiti sono Grecia, Romania e Spagna, e in particolare l’Andalusia nella zona di Siviglia.
Per tutti i donatori di sangue e di emocomponenti che hanno sostato anche una sola notte nei territori indicati, e va da sé, in Canada o negli Stati Uniti dove il Wnv agisce tutto l’anno, vi è l’obbligo di sospensione temporanea delle donazioni per 28 giorni o di eseguire il test NAT.
In quanto ai dati generali, il bollettino riassuntivo diffuso dall’istituto superiore di Sanità ci dice invece dall’inizio di giugno 2020 sono stati segnalati in Italia 29 casi umani confermati di infezione da West Nile Virus: di questi, 22 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva più grave (18 in Lombardia, 3 in Emilia-Romagna, 1 in Piemonte), 3 casi come febbre confermata (tutti in Lombardia).
Sono invece soltanto 4 casi identificati in donatori di sangue, 1 in Piemonte, 2 in Emilia-Romagna, 1 in Lombardia, e finora non è stato segnalato nessun decesso. Nello stesso periodo non sono stati segnalati casi di Usutu virus.
In figura 2 possiamo invece controllare il bilancio dei 22 casi si Wnv verificatisi nella forma più grave, ovvero in quella neuro-invasiva, per fasce d’età e provincia di residenza:
Scopriamo così che nessun caso, in nessuno dei territori colpiti, si è verificato sotto i 45 anni d’età, e che ben 15 casi su 22 riguardano pazienti con più di 65 anni. L’assenza di decessi, non può che essere un dato da salutare con soddisfazione.
Il bilancio a inizio settembre, dunque, è positivo e assolutamente non invasivo per quello che riguarda la donazione di sangue, su cui, almeno il West Nile Virus, non ha influito. Nella stagione del lockdown per pandemia, una buona notizia, che tuttavia non è bastata ad avere un’estate priva dei cronici problemi di raccolta e di carenza sangue nelle strutture ospedaliere.