In Usa Trump lancia la terapia al plasma
Le polemiche su tempistiche ed efficacia

2020-08-24T15:18:52+02:00 24 Agosto 2020|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Con un certo ritardo, in un momento in cui secondo i dati ufficiali i casi di Coronavirus negli Stati Uniti sono 5 milioni e 710 mila con 177 mila decessi, Donald Trump ha annunciato che anche in Usa la terapia al plasma iperimmune diventa a tutti gli effetti e ufficialmente una risorsa sanitaria per curare i malati da Covid-19.

Eppure in Usa l’accademia stava lavorando alla cura al plasma da molti mesi, come dimostra il primissimo livestreaming di Donatorih24 andato in onda il 16 aprile scorso, e che vide tra i principali ospiti il professor Steven Spitalnik della Columbia University di New York, polo accademico che aveva appena attivato il protocollo per la donazione e l’impiego del plasma convalescente, e che già lo scorso 22 luglio aveva ricevuto una prima approvazione delle istituzioni. 

In verità, la cura al plasma si poteva già utilizzare in Usa in casi particolarmente difficili, ma l’autorizzazione da parte della Food and Drug Amministration annunciata da Trump nella durante la conferenza stampa alla Casa Bianca alla vigilia della convention repubblicana che lo confermerà in corsa per il secondo mandato presidenziale, cambia decisamente lo scenario, suscitando polemiche simili a quelle delle prime settimane di sperimentazione italiana.

Un articolo della rivista Nature del 19 agosto, per esempio, aveva riportato i molti dubbi di parte della comunità scientifica sull’uso ampliato della terapia al plasma iperimmune, in virtù di carenza dati su campioni di pazienti abbastanza rappresentativi. Trump, al contrario, sostenuto dal segretario alla Salute Alex Azar, ha parlato di dati altamente confortanti: “Si tratta di un annuncio storico, è la cura più urgente che possiamo usare in questo momento – ha detto il presidente – i test hanno dimostrato che il 35 per cento guarisce completamente con il plasma convalescente”. Da qui un appello a tutti i guariti di recarsi a donare il plasma.

L’augurio, doveroso, per i pazienti americani è che le questioni elettorali e le necessità utilitaristiche della contese nelle urne restino fuori dalle decisioni sanitarie che possono portare benefici sui pazienti bisognosi, anche perché un tema ancora più centrale per quel che riguarda l’attualità degli Stati Uniti in fatto di plasma, è la modalità di raccolta del plasma iperimmune: come sanno bene i lettori di Buonsangue e di Donatorih24, gli Usa sono il paese guida per la raccolta plasma mondiale e raccolgono circa il 60% del plasma a disposizione ogni anno del mondo, a fronte di una popolazione che corrisponde al 5% della quota mondiale, e buon parte di quest raccolta avviene a pagamento, con implicazioni etiche e geopolitiche ch riguardano tutti noi. Come sarà gestito il dono di plasma iperimmune dei pazienti guariti? Sarà a pagamento o gratuito? Le prossime settimane potranno fornire le prime risposte su una questione piuttosto delicata.