La Fratres compie settant’anni dalla prima donazione
La somma dei traguardi raggiunti e le sfide per il futuro

2020-07-07T18:42:27+02:00 7 Luglio 2020|Attualità|
di Laura Ghiandoni

Il 5 luglio sono trascorsi settant’anni dall’inizio dell’attività di donazione del sangue della Fratres. Nel 1950 ad Empoli, in provincia di Firenze, è avvenuta infatti la prima donazione di sangue attribuita ad un gruppo Fratres. Abbiamo chiesto al presidente della Consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue Fratres delle Misericordie d’Italia, Vincenzo Manzo, qual è la portata del traguardo raggiunto e quali sono le sue considerazioni sul futuro.

La Fratres con questo anniversario conferma la solidità della consociazione. Quale tipo di riflessione sorge dopo aver raggiunto questo tipo di traguardo?

Domenica abbiamo celebrato il settantesimo anniversario dall’inizio dell’attività associativa. A causa delle misure anti-Covid-19 lo abbiamo festeggiato esclusivamente attraverso i social, pubblicando un video che riepiloga i punti salienti della storia della Fratres e con una conferenza regionale online, organizzata dalla consulta regionale Fratres della Puglia, alla quale sono intervenuto unitamente ai rappresentanti regionali e territoriali.

Quando si arriva a questo punto, a settant’anni di storia, è legittimo guardarsi indietro e tornare a ricercare le origini per capire da dove si proviene. Quindi bisogna tirare una linea, guardare dove si è partiti e valutare dove si è arrivati.

E cioè? Quali sono le origini della Fratres? Quando si è data un’organizzazione nazionale?

Vincenzo Manzo, presidente Fratres

I primi gruppi di donatori di sangue Fratres sono nati in Toscana, negli anni ‘50 del secolo scorso, all’interno delle Misericordie su impulso dell’allora Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia. Le Misericordie rappresentano la più antica forma di volontariato organizzato in forma associativa nata al mondo. A iniziare la storia secolare del movimento delle Misericordie è stata, nel 1200, quella di Firenze, nata per opera di San Pietro Martire per offrire servizi di assistenza e carità ai malati e ai bisognosi.

Il 5 luglio del 1950 ad Empoli, in Toscana, è stata effettuata la prima donazione della storia di un socio della neonata Fratres. Nel 1971 si erano già costituiti in Italia numerosi gruppi Fratres che furono convocati per il primo loro congresso nazionale dall’allora Confederazione nazionale delle misericordie d’Italia e dei gruppi donatori di sangue Fratres, presieduta dall’avvocato Alfredo Merlini.

L’esito del congresso fu la costituzione della Consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue Fratres delle Misericordie d’Italia per organizzare, con un proprio statuto, lo specifico settore di attività della donazione che ormai aveva bisogno di un proprio coordinamento nazionale. Nel 1990, per adeguarsi alle nuove disposizioni legislative in materia la confederazione e la consociazione si dotarono di statuti autonomi, pur mantenendosi in rapporti di reciproca e fattiva collaborazione.

Cosa caratterizza la Fratres rispetto ad altre associazioni di donatori di sangue e perché donare con voi?

Ci sono due aspetti che ci caratterizzano: uno legato alle origini ed uno alla visione del volontariato.

Come origine la Fratres è l’unica associazione del dono di sangue di ispirazione cristiana. Lo Statuto è riconosciuto dalla Conferenza episcopale italiana: nel logo è visibile la croce e il triangolo della Trinità.

Come visione non ci riconosciamo in un sistema asettico di numeri, statistiche e convenzioni ma coltiviamo l’importanza del legame con la base del movimento. Siamo un’associazione nata, anche nei piccoli centri abitati, dalle persone per servire le persone, e quindi le mettiamo al centro del nostro operare.

All’interno dell’organizzazione abbiamo infatti un legame profondo con i nostri donatori. Coltiviamo la cultura del donatore periodico con ottimi risultati raggiunti grazie alla vicinanza umana e al rapporto diretto, direi uno ad uno. Questo consente la raccolta di sangue che, poiché donato da chi esercita uno stile di vita salutare e compie questo gesto con assiduità, risulta di per sé una prima garanzia di sicurezza per il ricevente.

Quindi un percorso di consociazione che parte dal basso?

Sì, sono nati prima i gruppi della consociazione a dimostrazione di un percorso che parte dalla base per giungere alle sedi istituzionali locali e nazionali. Si sono radicati sul territorio con una motivazione profonda, e in alcuni ambiti si sono dovuti inserire quando altre realtà associative della donazione di sangue erano già presenti, dimostrando tanta resilienza e creando punti di aggregazione locali aperti anche a fini non esclusivamente sanitari, ma per vivere appieno la comunità.

E oggi? Tirando le somme e guardandosi indietro? Come va avanti il progetto?

Oggi la Fratres mostra una bella vitalità, lo si evince dai tanti eventi e iniziative che si susseguono. Da settanta anni a questa parte siamo sempre cresciuti, in primis grazie all’impegno dei gruppi e delle strutture sul territorio, accompagnandolo e sostenendolo attraverso attività promozionali di più ampio respiro, eventi formativi ed adeguamento normativo e tecnologico per rimanere al passo con i tempi.

Oggi i donatori attivi Fratres sono oltre 100mila, numero che sale quasi al doppio considerando collaboratori e benemeriti, negli oltre 600 gruppi operanti complessivamente in 14 regioni. Il questi giorni si sta svolgendo il primo corso di formazione permanente nazionale a distanza, nel quale si affrontano diverse questioni relative ai tanti aspetti di cui il volontariato associazionistico deve tenere conto.

E per il futuro? Quali sono i progetti che vi entusiasmano e quali sono quelli in cantiere?

Attualmente stiamo collaborando nei progetti nazionali ed internazionali legati al Covid-19, promossi dalle rispettive autorità. Continua il nostro impegno a cercare di agevolare le raccolte di sangue, programmate e prenotate, con particolare riguardo al superamento delle criticità che abbiamo esposto al ministro della Salute poco prima della pandemia, relativamente alla carenza di personale medico ed infermieristico a disposizione dei centri trasfusionali e delle unità di raccolta associative.

Per il futuro continueremo, con sobrietà e concretezza, nel nostro percorso di crescita. Vogliamo con impegno e determinazione, consolidare ed ampliare la nostra presenza esportando il nostro modello organizzativo e di visione anche nei territori dove la Fratres risulta assente o numericamente minoritaria.

Desideriamo essere sempre più adeguati ai tempi, capaci cioè di cogliere in modo positivo le novità.

Un altro obiettivo è quello di rafforzare la nostra presenza nei tavoli istituzionali, anche alla luce della sempre maggior considerazione che ci viene riconosciuta a livello interassociativo.

Fondamentale, e non a caso reso attuale dai Corsi Fad Fratres, è per noi continuare a sviluppare una classe dirigente motivata e competente, che abbia una visione unitaria del movimento, capace di reggere le sfide del futuro, che sarà ancora lungo. Confidiamo per questo anche nei giovani Fratres, non solo dal punto di vista anagrafico ma riferendomi alle consulte giovani Fratres che, in più di 10 anni di attività, sono state una piccola fucina in questo senso.