Plasma iperimmune, Menichetti racconta Tsunami
Il lavoro va avanti, dal bancaggio alle immunoglobuline

2020-06-29T13:00:24+02:00 29 Giugno 2020|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Sebbene in questo momento l’epidemia da Coronavirus sembri una fase superata, è difficile prevedere quali saranno gli scenari nei prossimi mesi, a partire dall’autunno, quando statisticamente i virus influenzali ricominciano a essere più insidiosi. Quello che tuttavia è certo è che non bisognerà farsi trovare impreparati: la terapia al plasma iperimmune, che nel momento del picco epidemico ha mostrato a Mantova e Pavia di dare ottimi risultati su un numero di pazienti  ancora poco significativo, ha mosso le istituzioni, e come sappiamo ha consentito la nascita di un protocollo di ricerca dal nome piuttosto evocativo, Tsunami, che ha il compito importante di far progredire l’efficacia farmaceutica e operativa della cura. Per capire a che punto è Tsunami in questo momento, abbiamo ascoltato il professor Francesco Menichetti, responsabile Malattie infettive dell’azienda ospedaliera universitaria di Pisa, al quale le autorità sanitarie italiane hanno affidato (insieme con Pavia), il ruolo di leader nella sperimentazione.

Professor Menichetti, è trascorso poco più di un mese dal live-streaming di Donatorih24 dal titoli “Arsenali al plasma”, nel quale insieme a lei e ad altri ospiti illustri si tentò di delineare gli scenari a breve e a medio termine della cura al plasma iperimmune. Cos’è cambiato da allora?

E’ cambiato molto: l’epidemia di Covid-19 ha subito un forte rallentamento, favorito dal lockdown, ed i pazienti ospedalizzati con polmonite sono sempre più rari. Lo studio Tsunami sull’utilizzo di plasma iperimmune prelevato a convalescenti è divenuto studio nazionale promosso da Aifa ed Iss.

Il protocollo Tsunami prosegue secondo programmi? O c’è il rischio che la scarsità di casistiche lo facciano inceppare?

Tsunami sta ora attivando gli oltre 60 centri che hanno aderito in tutta Italia. Il gruppo dei virologi, coordinato dalla dottoressa Capobianchi dell’Inmi Spallanzani e dal professor Baldanti dell’Università di Pavia, ha messo a punto un protocollo per selezionare, sulla base del titolo degli anticorpi neutralizzanti, i donatori idonei alla plasmaferesi. I centri trasfusionali e le Officine trasfusionali stanno portando avanti il lavoro di screening, prelievo, inattivazione, qualificazione, congelamento e stoccaggio del plasma donato.

Il professor Menichetti

Quanto resistono gli anticorpi nei pazienti guariti potenziali donatori?

Esistono evidenze che i malati sintomatici di Covid-19, specie quelli che hanno richiesto ospedalizzazione, sono in grado di sviluppare una risposta anticorpale più elevata e di più lunga durata rispetto agli asintomatici. Purtuttavia, sin dalle fase più precoci della convalescenza il titolo degli anticorpi neutralizzanti sembra declinare in oltre i 2/3 dei pazienti testati, che diventano sieronegativi nel 13% dei casi.

Sta andando avanti il bancaggio del plasma iperimmune finalizzato ad avere scorte utilizzabili in caso di recrudescenza autunnale del virus?

Si stanno affinando le tecniche di screening sierologico, di saggio del titolo degli anticorpi neutralizzanti e si definisce in modo più accurato il timing per la plasmaferesi. Il lavoro comunque procede.

Al di là della strategia trasfusionale diretta di plasma ai pazienti colpiti in forma grava, che come lei e il dottor Liumbruno avete sempre detto resta una misura emergenziale, è possibile perseguire la creazione di farmaci basati sulle immunoglobuline specifiche standardizzati e utilizzabili anche su pazienti colpiti in forma leggera o a uno stadio precoce del virus?

Certo la disponibilità di gammaglobuline iperimmuni a titolo standardizzato sarebbe un utile passo in avanti.

Il professor De Donno in audizione per la Commissione Affari sociali ha detto che il protocollo Tsunami sul piano della sua efficacia sperimentale sarà superato da protocolli americani che potranno contare su più casistiche, ma ha aggiunto che Tsunami resta importante perché consentirà di continuare a curare con il plasma iperimmune in assoluta rapidità e sicurezza. Ha ragione?

Sono stato ascoltato dalla Commissione Affari Sociali della Camera lo scorso 10 giugno. In tale occasione ho ribadito la mia convinzione che Tsunami sia uno studio necessario, per il suo rigore metodologico, ma che potrà incontrare difficoltà di arruolamento causa progressivo decremento dell’epidemia in Italia. È possibile che evidenze consistenti arrivino dagli USA, che hanno numeri importanti e studi in corso. Ribadisco l’assoluta necessità per il plasma iperimmune di evidenze scientifiche solide sia sulla sicurezza che sulla sua efficacia: al momento la comunità scientifica non ne dispone.

Il presidente Avis e portavoce Civis Briola ha confermato l’assoluta disponibilità delle associazioni verso il protocollo, quando è importante il ruolo dei donatori di sangue?

Il ruolo dei donatori è fondamentale, se si seguono i criteri di selezione sopra ricordati.