Dopo la fase sperimentale di Mantova e Pavia, dopo le polemiche e il tardivo interesse della politica, l’azione delle istituzioni sull’utilizzo del plasma iperimmune come risorsa anti Covid-19 inizia a prendere direzioni precise e ben definite. È dello scorso 26 maggio infatti l’approvazione della mozione presentata dalla Lega Nord (la n. 337, prima firma del presidente della commissione Sanità Emanuele Monti, firmata in seduta da esponenti di FI e FDI) intitolata “Utilizzo del plasma iperimmune per la cura dei pazienti COVID-19”.
Nel documento, si entra nel dettaglio di quella fase due che aveva avuto i suoi precedenti già durante la conferenza stampa in regione dello scorso 11 maggio, quando Giulio Gallera, assessore al welfare della Regione Lombardia, aveva annunciato la creazione della banca del plasma iperimmune, misura poi confermata nel documento assieme all’estensione del protocollo di Mantova e Pavia a tutte le aziende sanitarie che ne faranno richiesta, e all’avvio della lavorazione industriale del plasma.
Il documento, approvato all’unanimità, si basa su premesse legate alla storia dell’utilizzo del plasma in Lombardia e ai risultati ottenuti nella fase della sperimentazione, come i benefici ottenuti sulla paziente incinta positiva al virus, o i miglioramenti ottenuti dai pazienti sin dalle prime somministrazioni. Le modifiche apportate in sede di discussione sono state minime. La mozione approvata è sostanzialmente identica a quella presentata in origine, fatta eccezione per un particolare: l’estensione della sperimentazione a tutte le ASST sarà libera e volontaria, mentre la primissima bozza del dispositivo chiedeva l’estensione diretta a tutte le ASST di un protocollo di cura in prosecuzione a quello terminato a Pavia e Mantova.
Ecco in dettaglio le misure stabilite dalla Giunta Fontana:
1. Dare avvio alla Banca regionale del plasma, ovvero:
– estendere in tutti i centri trasfusionali lombardi la raccolta del plasma, secondo le indicazioni (anche comunicative) in essere presso gli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova;
– Iniziare immediatamente presso i due centri di Pavia e Mantova la lavorazione e conservazione delle unità di plasma iperimmune anche per conto degli altri centri trasfusionali regionali.
2. Estendere a tutte le ASST che lo richiedono la sperimentazione del plasma, coordinata dall’Ospedale San Matteo di Pavia e dall’Ospedale Carlo Poma di Mantova;
3. Dare avvio alla lavorazione a livello industriale di plasma iperimmune di grado farmaceutico e immunoglobuline.
La fase due del plasma iperimmune nella regione italiana più colpita dal Covid-19 è così ufficialmente iniziata, così come aveva annunciato Rosa Chianese, responsabile del Centro regionale sangue Lombardia, durante il livestreaming “Arsenali al plasma” andato in onda su DonatoriH24 e rivedibile integralmente in basso: