Le Iene e il plasma, la risposta di Cns e Civis

2020-05-27T16:46:32+02:00 27 Maggio 2020|Primo Piano|
di Redazione

Il servizio sul plasma iperimmune andato in onda ieri 26 maggio durante la trasmissione di Italia 1 “Le iene” ha suscitato le reazioni immediate delle associazioni di donatori italiane, Avis, Fidas e Fratres riunite in Civis, e del Centro nazionale sangue. In particolare, hanno colpito il pesante livello di disinformazione sulla filiera del plasma dilagante per tutto il servizio, e le dichiarazioni stupefacenti del dottor Giuseppe Ippolito, direttore dell’ospedale romano Spallanzani, secondo cui il sangue in Italia verrebbe “venduto e comprato più volte dallo stato”.

Ecco allora di seguito, il comunicato del Centro nazionale sangue con Civis:

Il sangue umano non è fonte di profitto

Sperimentazioni sul plasma non prevedono lavorazione esterna

Il cosiddetto ‘plasma iperimmune’, cioè quello ottenuto da pazienti guariti dal Covid-19, che in queste settimane molti centri in Italia stanno utilizzando come terapia nell’ambito di sperimentazioni, viene gestito seguendo i princìpi etici fondanti del Sistema sangue nazionale secondo i quali la donazione di sangue è volontaria, periodica, responsabile, anonima e non remunerata, il sangue umano non è una fonte di profitto e le terapie trasfusionali e i medicinali plasmaderivati prodotti grazie al plasma donato devono essere erogati in maniera equa, imparziale, omogenea e senza alcun costo per i pazienti. Lo ribadiscono, in risposta a quanto apparso in questi giorni sui mezzi d’informazione, il Centro Nazionale Sangue e il Civis, il coordinamento nazionale delle associazioni di volontariato (AVIS, CRI, FIDAS, FRATRES)

Tutte le sperimentazioni in corso attualmente sul territorio nazionale con il plasma iperimmune non prevedono alcuna lavorazione esterna alla rete trasfusionale pubblica delle sacche di plasma donate, analogamente a quanto avviene per tutte le altre donazioni di sangue e emocomponenti.

“A differenza di altri paesi come la Germania o gli Usa, in Italia la donazione di plasma, che è una risorsa strategica, non viene remunerata – ricorda Giancarlo Maria Liumbruno, direttore generale del Cns -, e durante tutti gli step della lavorazione nel nostro paese, la proprietà rimane esclusivamente delle Regioni: quindi in Italia non esiste remunerazione per alcun tipo di donazione e il plasma non viene mai “venduto” dalle Regioni alle aziende che lo “frazionano”, cioè lo separano nei vari componenti che diventano poi dei farmaci (i medicinali plasmaderivati). Negli Usa i pazienti guariti dal virus sono già diventati una ‘merce’, con le aziende interessate all’utilizzo del plasma iperimmune che li contattano per il prelievo, ovviamente a pagamento, mentre in Italia si è sempre lavorato perché questa risorsa venga resa disponibile secondo criteri etici e improntati alla solidarietà”.

“Le associazioni sono da sempre impegnate nel garantire una corretta informazione su tutti gli aspetti della donazione di sangue e di plasma – sottolinea Gianpietro Briola, presidente Avis e portavoce protempore del Civis -, e vigilano sul rispetto dei criteri etici che caratterizzano il sistema sangue nazionale”.

E di seguito, ecco l’ulteriore integrazione di Gianpietro Briola:

“A seguito delle dichiarazioni rilasciate ieri sera alla trasmissione Le Iene, da parte del dottor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’ospedale romano Spallanzani, secondo cui il sangue in Italia verrebbe, cito testualmente, “venduto e comprato più volte dallo stato”, vorrei rassicurarlo, e invitarlo a informarsi adeguatamente, anche in virtù del suo ruolo, perché in Italia la Legge consente solo la compensazione tra Regioni (gli emocomponenti vengono spostati da Regioni eccedentarie verso Regioni che sono in carenza, spesso per motivi legati all’epidemiologia delle malattie – vedi emoglobinopatie – che richiedono supporto trasfusionale cronico) a tariffe (che coprono esclusivamente i costi sostenuti per la raccolta e qualificazione biologica del sangue donato) stabilite con apposito decreto. Si tratta, quindi, di una reale disinformazione.

Allo stesso modo voglio garantire e rassicurare i donatori che ben conoscono il percorso trasfusionale sia per quanto riguarda il sangue sia per il plasma e i farmaci plasmaderivati, circa la certezza di salvaguardia etica “del Dono”.

Un principio che per nostra virtù è e resterà sempre caposaldo del nostro sistema. Continueremo a spenderci e impegnarci per mantenere la donazione (un livello essenziale di assistenza come la terapia trasfusionale) e il suo prodotto, in forma etica e a disposizione di ogni cittadino e malato con l’obbiettivo di raggiungere l’autosufficienza di sangue e di farmaci da plasma di donatori periodici italiani.”