Plasma iperimmune, De Donno e l’audizione al Senato
I passaggi della sperimentazione di Pavia e Mantova

2020-05-18T14:52:34+02:00 14 Maggio 2020|Personaggi|
terapia Covid-19 di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Quasi un’ora di audizione, per raccontare al Senato i concetti principali della terapia al plasma iperimmune di cui è stato uno dei principali protagonisti. Il dottor De Donno si è espresso in commissione con molta chiarezza e senza nascondere le emozioni, affrontando, una per una, tutte le questioni principali che riguardano lo studio, tra ciò che è stato fatto in corsia e ciò che i risultati dello studio potranno determinare in fatto di scelte politiche.

Ecco, le parole di De Donno:

La storia

A febbraio la Lombardia è stata colpita da uno tsunami: arrivavano centinaia di persone che avevano bisogno di cure. Noi siamo persone cambiate, abbiamo questo periodo duro negli occhi. Le terapie intensive piene, le emozioni fortissime. Proprio in base a quel vissuto a Mantova abbiamo cercato di trovare una soluzione e abbiamo pensato al plasma iperimmune, poi abbiamo scoperto che a Pavia Baldanti e Perotti stavano facendo la stessa cosa. Abbiamo deciso di portare avanti un protocollo che è bellissimo, e io sono orgoglioso, di essere il principal investigator dal punto di vista del numero dei pazienti trattati. Questo trattamento è un trattamento democratico, che parte dal popolo e torna al popolo, ed esprime un valore di solidarietà che va dal paziente guarito al paziente malato. Io ormai passo sempre dal centro trasfusionale per ringraziare i donatori. Per scherzarci su dico che faccio l’idraulico: prendo la materia che mi mettono a disposizione Perotti e Franchini e curo i malati.

La terapia

Abbiamo usato il plasma con un protocollo molto ambizioso, su pazienti gravi con una sindrome da stress respiratorio acuto, gravi insufficienze respiratorie che necessitavano di ventilazione meccanica e ossigenoterapia. Abbiamo arruolato 48 pazienti con un out-come di 46 pazienti, mentre a Mantova sono guariti tutti. La grandiosità di questo protocollo è stato anche di permettermi di trattare, in accordo con il comitato etico, pazienti con sintomi differenti, che sconsigliavano l’intubazione. Abbiamo restituito pazienti gravi alle loro famiglie.

Le polemiche

Ho sentito tante cose che non vanno bene. La scienza si è divisa e ci è stato detto che non avevamo uno studio randomizzato e controllato, ma noi abbiamo agito in guerra ed è normale. Con gli occhi pieni di morti ci serviva un’arma efficace e subito disponibile. Sul plasma è stato detto di tutto, io ho dovuto prostituirmi in televisione per far sì che fosse utilizzato, i primi inviti in televisione erano per la mezzanotte. Ora sono contento che molte regioni lo abbiano adottato. Molti scienziati hanno detto baggianate incredibili. È stato detto che il plasma è costoso ma viene donato quotidianamente. Ogni guarito dona 600 ml, da cui noi otteniamo due aliquote di 300 ml, dosi che bastano per 2 pazienti. Anche il problema della disponibilità è secondario se non lavoriamo da subito e creiamo banche del plasma. Ammiro Zaia che l’ha fatto in Veneto, ma devono farlo tutte le regioni, dalla Lombardia a quelle che sono state colpite di meno.

giuseppe de donnoIl presente e il futuro

Noi abbiamo lavorato 20 ore al giorno in condizioni drammatiche, abbiamo avuto ciò che si è verificato a Wuhan, e questo è un virus nuovo, che conosciamo da poco, che cambia e che ci colpisce appena abbassiamo la guardia. Arrivano ancora persone con grandi insufficienze respiratorie e quando sento i virologi che parlano del virus che sta diminuendo mi vengono i brividi. Dobbiamo continuare con le misure di prevenzione, concordo che il paese debba lentamente riaprirsi, ma deve avvenire nel modo giusto per non generare problemi di salute pubblica. Ora nella seconda fase, dobbiamo ripartire con novità. Lo studio di Pisa è già vecchio, con il nostro protocollo abbiamo vissuto esperienze meravigliose come nel caso del salvataggio di Pamela (qui il caso di cronaca) una donna incinta che ci ha permesso di salvare due vite.

Le domande dei senatori

Tante, ma a volte ripetitive, le domande dei senatori, a cui De Donno ha risposto attraverso una sintesi toccando quasi tutti i temi toccati, che hanno spaziato dall’iniziale esclusione di Pavia e Mantova dal ruolo guida su scala nazionale, fino a domande più prettamente mediche. Ecco la rassegna delle principali:

Senatore Siclari (Forza italia)

È vero che il suo reparto e quello di pavia sono stati esclusi dall’Aifa e dell’Iss dal ruolo di portare avanti il protocollo nazionale? Se sì, cosa possiamo fare? Si possono trasmettere malattie infettive attraverso il palsma? Come possiamo fare ad avere un protocollo definitivo sicuro per i pazienti italiani?

Senatore Endrizzi (Movimento 5 Stelle)

Questa terapia è applicabile su larga scala? Vorrei capire alla luce della percentuale di persone che possono donare se ciò è possibile. Il plasma iperimmune si trova anche negli asintomatici? È stato fatto un calcolo del risparmio in base al minor tempo di ricovero in terapia intensiva?

Senatrice Binetti (Forza Italia)

Sono già cominciati degli studi di follow-up sui guariti dal Covid-19, per vagliare gli effetti duraturi del virus anche dopo la guarigione? Si sa già com’è la situazione sui pazienti guariti attraverso la terapia al plasma? Ha parlato delle sciocchezze degli scienziati in tv in queste settimane: a livello di dibattito perché siete stati messi in secondo piano?

Senatore Ciampolillo (Movimento 5 Stelle)

È vero che in medicina il plasma iperimmune è applicato per malattie come epatite –B e rabbia? Lei ci ha parlato del tasso di mortalità ridotta, ci spiega bene e ci dice come mai dopo i vostri risultati hanno affidato a Pisa il protocollo nazionale?

Senatrice Castellone (Movimento 5 Stelle)

È vero che le sono stati inviati i Nas? Ci può chiarire cosa è avvenuto? E poi: quali sono le caratteristiche cliniche che rendono una persona candidabile alla terapia? A che punto siamo con la pubblicazione dei dati?

Senatrice Pirro (Movimento 5 Stelle)

Quanto costano tutti gli apparati di contorno? Che costi ci saranno in caso di sperimentazione estesa sul piano nazionale? Queste tecniche sono disponibili ovunque?

Senatrice Boldrini (Partito Democratico)

Com’è venuta l’intuizione di utilizzare il plasma? Saranno sufficienti i livelli di donazione attuali in vista dei prossimi mesi? Ne avete parlato con il Centro nazionale sangue?

Senatore De Bonis (Gruppo Misto)

Avete sperimentato la possibilità di fronteggiare numeri importanti grazie agli asintomatici? Sarebbe utile destinare risorse per la ricerca dei donatori? La televisione di stato in che percentuale ha dato spazio ad altre terapie rispetto alla vostra?

Senatrice Fregolent (Lega Nord)

Che tipo di pazienti possono donare il plasma? Solo quelli sufficientemente stressati con un numero alto di immunoglobuline?

Le risposte di De Donno

Inizierò con la domanda più frequente. Perché Pisa? Non lo so e sono sconcertato. Qualsiasi città lombarda andava bene. Non venitemi a dire che la Toscana si è organizzata meglio perché parliamo di cose scientifiche e non politiche. Io non voglio nessun merito, i meriti sono di Baldanti, Franchini e Perotti. Pisa non è in grado, ma perché noi siamo stati colpiti in modo forte, mentre il loro protocollo riguarda cinque regioni che non sono state colpite. Che non mi vengano a dire che si tratta di motivazioni scientifiche perché non ci credo. Per quanto riguarda la diffusione mediatica, devo dire che noi siamo stati relegati da subito in seconda fascia, alle 23.50, mentre il solito virologo che ha detto tutto e il contrario di tutto era onnipresente in prima fascia, probabilmente anche pagato. Sarei molto interessato a sapere questo, perché uno scienziato che viene pagato non è uno scienziato credibile.

Io ho chiuso la libera professione all’inizio di tutto questo, con grossi danni personali, ma va bene perché la scienza è di tutti e noi siamo dei missionari. Ora le risposte sul piano clinico: stiamo avviando gli studi di follow-up perché molti pazienti colpiti duramente potranno sviluppare delle fibrosi polmonari. Lo vedremo con il tempo. Posso dirvi a pelle che i pazienti che hanno fatto il plasma hanno meno esiti a livello polmonare. Altra domanda frequente è stata sulla disponibilità del plasma per tutti. Siamo stati in guerra finora e dobbiamo avere le banche del plasma, e per questo mi sono scagliato contro chi mette dubbi in testa ai cittadini. Il nostro sistema trasfusionale è il più sicuro al mondo, e poiché abbiamo moltissimi guariti potremmo avere plasma in grandi quantità. Noi non siamo contrari al vaccino ma ci vorrà tempo, un vaccino fatto in tre mesi non lo farei mai. Il vaccino previene ma non cura.

Per curare dobbiamo avere un’arma, e l’unica che abbiamo come proiettile magico è il plasma iperimmune. Sulle caratteristiche dei pazienti noi sappiamo che i pazienti in rianimazione rispondo di meno, ma è normale, perché in quella fase i danni sono molto forti. Sulle caratteristiche dei donatori, possono donare tutti i guariti. Dipende dalla quantità di anticorpi neutralizzanti che il virus ha prodotto nel guarito donatore. Ecco perché facciamo i test di neutralizzazione. Ho utilizzato sieri più o meno concentrati di immunoglobuline con ottimi risultati. Sulle banche del plasma deve aiutarci la politica. Deve coordinare, noi dobbiamo fare gli scienziati. Zaia ha già fatto un percorso di implementazione delle donazioni, con clip che ha mandato in giro in tutta la regione. La Lombardia si sta adoperando, e sono moltissimi i protocolli che stanno nascendo nel mondo, uno di essi arruolerà cinquantamila pazienti. La scienza è una, il ministro della salute non deve mettere gli scienziati uno contro l’altro. Non esiste colore nella scienza. Tutti salgono ora sul carro del plasma, ma va benissimo. Che tutti usino il plasma.

Ecco il LINK dov’è possibile seguire l’audizione integrale