Il lavoro con il plasma dei convalescenti va avanti
I pazienti guariti, le reazioni, le prospettive

2020-05-07T17:07:26+02:00 28 Aprile 2020|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Il lavoro continua. Sono passate due settimane da quando, in diretta streaming su DonatoriH24.it, il dottor Franchini dell’ospedale San Matteo di Pavia, e Alessandro Gringeri, Chief Medical e R&D Officer di Kedrion Biopharma, si sono dichiarati estremamente fiduciosi sulle potenzialità della terapia contro il Coronavirus basata sull’utilizzo del plasma iperimmune dei donatori già guariti. Con loro, c’erano Gianpietro Briola, presidente Avis nazionale e coordinatore Civis, e Giancarlo Liumbruno direttore del centro nazionale sangue a descrivere il ruolo di associazioni e istituzioni. Quanto è accaduto in questi ultimi giorni, con molti passi avanti, ha confermato la bontà del cammino intrapreso.

L’allargamento a macchio d’olio

In primo luogo è importante sottolineare come il protocollo di Pavia (che potremo pubblicare a breve) sia stato velocemente recepito e preso d’esempio in tanti altri territori. Da subito, è arrivato l’interesse di altre regioni, come per esempio quelle raccolte intorno al raggruppamento regionale per la raccolta plasma chiamato Planet e formato dalla regione Toscana nel ruolo di capofila più Marche, Lazio, Campania e Umbria insieme all’Ispettorato della Sanità Militare. Seguendo rigidi criteri di selezione dei donatori per la raccolta del plasma in materia di sicurezza, è così avviato progetto denominato “Tsunamy Study”, acronimo di “TranSfUsion of coNvalescent plAsma for the treatment of severe pneuMonica due to SARS-CoV2”, nome simbolico che fa sperare come il virus possa essere spazzato via a breve. Anche in Veneto, un nuovo inizio, grazie alla dottoressa Giustina De Silvestro, direttore dell’U.O. Immunotrasfusionale presso il Dipartimento di Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedale Università di Padova: lo studio padovano (qui il position paper che spiega i dettagli) è incentrato su cinquanta pazienti affetti da COVID-19, e come quello toscano e lombardo si è avvalso dei dispositivi per il trattamento del plasma finalizzato all’inattivazione virale forniti dall’azienda italiana Kedrion Biopharma. Inoltre, come aveva annunciato il professor Steven Spitalnik della Columbia University di New York, sempre nel live di DonatoriH24, la sperimentazione è molto attiva anche negli Stati Uniti e in Canada, e coinvolge le principali aziende farmaceutiche internazionali che oltre a Kedrion Biopharma si occupano di plasmaderivati, ovvero Octapharma, Csl Behring e Takeda.

Le guarigioni

Di notevole impatto, e non solo mediatico ma anche emotivo, le notizie che riguardano gli effetti positivi della terapia sui pazienti sui quali è stata sperimentata. Sempre su DonatoriH24 abbiamo per primi dato la notizia della guarigione grazie al plasma iperimmune del sessantaquattrenne oculista mantovano Giuseppe Sciuto, che ha beneficiato degli anticorpi dei pazienti guariti subito dopo Pamela Vincenti, ventottenne donna mantovana incinta la cui storia ha esaltato ed emozionato medici e lettori.  Notizia di ieri 27 aprile, infine, che addirittura 25 nuovi pazienti in condizioni difficili sono guariti grazie alle trasfusioni di plasma: lo stesso dottor Franchini ha annunciato con gioia che tutti i pazienti trattati nella prima fase della malattia hanno superato il momento peggiore con il conseguente azzeramento della letalità del virus. Risultati incoraggianti dunque, che confermano le aspettative scientifiche iniziali sull’efficacia del trattamento sui pazienti ospedalizzati e lasciano ben sperare per la fase due del protocollo, quella che punta alla prevenzione e all’utilizzo delle immunoglobuline iperimmuni come farmaco in grado di limitare di molto la veemenza del contagio.

Le reazioni della comunità scientifica e la ricerca dei donatori

Unanime, di conseguenza, l’ottimismo della comunità scientifica. Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia, ha ribadito in una lunga intervista sulle colonne del Giornale che a oggi le speranze davvero concrete di curare il Covid-19 sono legate proprio alla terapia da plasma di convalescenti, un concetto ribadito sul Giornale di Brescia da a Alessandro Santin, oncologo e immunologo italiano oggi dirigente di un centro di ricerca alla Yale University. Su Scienze.Fanpage a spiegare la terapia è intervenuto invece il professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano, noto per le sue recenti e numerose partecipazioni televisive. Anche lo stesso Massimo Franchini e Cesare Perotti, direttore del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale dell’ospedale San Matteo di Pavia, hanno espresso il loro entusiasmo per la cura in questo video su Repubblica.it:

Unico limite della terapia, secondo Franchini, riguarda la cooptazione dei tanti donatori di plasma necessari a estendere la terapia al maggior numero di pazienti, un numero che potrebbe crescere nelle prossime settimane grazie al lavoro congiunto con le associazioni di donatori, e grazie alla lenta e progressiva crescita dei pazienti guariti.

Intanto, a Mantova, la biologa Alessia Ballotari, dell’associazione non lucrativa Abeo (Associazione Bambino Emopatico Oncologico), si occuperà della dello screening dei potenziali donatori guariti da Covid-19, seguendo i criteri della guarigione clinica avvenuta da almeno 2 settimane confermata da due tamponi negativi eseguiti ad almeno 24 di distanza uno dall’altro. Un tema, quello dell’approvvigionamento della materia biologica, che non mancheremo di approfondire nei prossimi giorni.

Le reazioni impensabili

E se il beneplacito della comunità scientifica, all’unisono tra medici e ricercatori in casi come questi può essere considerato un fatto normale, più raro è constatare come l’entusiasmo e la speranza affinché gli effetti positivi della terapia al plasma iperimmune possano confermarsi nel breve e nel medio periodo lanciando la corsa al vaccino, abbiano coinvolto anche personaggi dello star system, trasformandoli in testimonials e donatori. Tom Hanks, per esempio, tra le primissime stra internazionali ad ammalarsi di Coronavirus, ha donato il suo plasma appena è guarito, e oggi si augura fortemente che il suo gesto possa aiutare il prossimo. Un gesto che si spera possa produrre emulazione, così com’è accaduto per l’imprenditore James Dolan, leader dell’azienda che possiede sia la squadra di pallacanestro dei New York Knicks che i Rangers di NHL, anche lui colpito dal virus, guarito, e subito divenuto donatore di plasma.