Elevate concentrazioni di metalli pesanti nel sangue che avrebbero scatenato i tumori nella “Terra dei fuochi”. È lo choccante risultato di uno studio pilota appena pubblicato sul Journal of Cellular Physiology, a firma di Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Ricerca sul Cancro della Temple University di Philadelphia e docente dell’Università di Siena, condotto insieme a Iris Maria Forte dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Mercogliano (Avellino).
Nella relazione si è preso in esame l’area orientale della Campania (tra Napoli e Caserta), la tristemente nota Terra dei fuochi, dove nel corso dei decenni sono stati documentati lo scarico e la combustione illegale dei rifiuti. Sono stati presi in esame i livelli ematici di metalli pesanti tossici (cadmio, mercurio, arsenico e piombo) e inquinanti organici persistenti in 95 pazienti con diversi tipi di cancro residenti nella zona di Giugliano (Napoli) e in 27 soggetti sani. I risultati hanno mostrato che i pazienti malati di Giugliano presentavano livelli ematici più elevati di metalli pesanti rispetto ai pazienti sani.
“Le nostre osservazioni, anche se preliminari, confermano alcuni studi precedenti in cui il livello di metalli tossici nel sangue dei pazienti oncologici in alcuni comuni della Terra dei fuochi è del tutto fuori norma – spiega Giordano in un’intervista all’Ansa – i dati richiedono l’immediata estensione dell’analisi a una popolazione più ampia, così da avere una rappresentazione accurata sul fronte epidemiologico”.
Vista le premesse, quindi, la ricerca indagherà nei prossimi mesi la possibile associazione tra esposizione a rifiuti pericolosi, aumento dei metalli nel sangue e aumento del rischio di cancro.