Un prelievo del sangue potrà dimostrare se un tumore al seno può generare metastasi e diffondersi ad altri organi. È il risultato di una ricerca condotta all’università di Bari e pubblicata sulla rivista Nature.
Basato sulla “biopsia liquida”, lo studio ha permesso di riconoscere in anticipo le Ctc (cellule tumorali circolanti), isolandole dal sangue e analizzando le caratteristiche molecolari del loro genoma, così da verificare la presenza di quei geni preposti alla formazione delle metastasi. Nella fase iniziale, la ricerca si è concentrata sul cancro al seno, ma potrebbe in futuro venire estesa ad altre forme con elevata potenzialità metastatica che, nella maggior parte dei casi, rappresenta la complicazione principale delle patologie tumorali.
Come hanno spiegato i ricercatori del Crog (il Centro Ricerche Oncogenomiche) di Bari, diretto dal professor Franco Silvestris, “i risvolti possono essere significativi non solo sotto il profilo scientifico, ma anche umano in termini di vita dei pazienti. Riconoscere i rischi metastatici di un tumore in anticipo, infatti, permetterà di individuare nuove strategie terapeutiche e, nel caso le Ctc non presentassero le caratteristiche della diffusione ad altri organi, i pazienti potranno vivere con meno apprensione la paura di una ipotetica ricomparsa del tumore stesso”.