Si chiama mosunetuzumab ed è l’anticorpo monoclonale che permetterebbe di reclutare le cellule T e indirizzare la loro efficacia citotossica contro le molecole B cancerogene. Risultato, contrastare più efficacemente il linfoma non-Hodgkin.
È il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Pennsylvania e presentato a Orlando in occasione del 61° Annual meeting and exposition dell’Ash (l’American Society of Hematology). A incentivare l’indagine è stata la necessità di individuare trattamenti alternativi, nei casi di recidive, alla Car-T, terapia a cui molti pazienti non rispondono come dovrebbero.
Lo studio ha coinvolto i pazienti di sette Paesi di Nord America, Europa, Asia e Australia. In 270 affetti da linfoma a cellule B, a oggi, hanno ricevuto la terapia sperimentale: di loro, il 65% aveva un linfoma aggressivo, mentre il restante 35% un tumore a crescita lenta. Tra coloro che hanno assistito a una crescita del linfoma dopo la Car-T, nel 22% dei casi, grazie al nuovo farmaco, si è assistito a una regressione del linfoma stesso. Tra quelli che avevano un tumore più aggressivo la regressione è stata del 19%, tra gli altri addirittura del 43%.
Dopo sei mesi, la maggior parte dei pazienti aveva raggiunto una remissione completa, non manifestando i segni della malattia. Tuttavia, come confermato dagli stessi ricercatori, sebbene i risultati siano molto interessanti, dovranno essere confermati da studi più ampi e randomizzati, nonché da un follow-up più lungo dei pazienti.
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