Un vademecum per i cittadini stranieri che vivono in Italia e vogliono donare il sangue. Già perché un gesto solidale, etico e non remunerato può essere compiuto anche da coloro che, per cercare lavoro e una condizione di vita migliore, hanno deciso di abbandonare il proprio Paese di origine per trasferirsi qui.
Ma di cosa hanno bisogno i donatori stranieri per contribuire a incrementare le nostre scorte? Poche, ma importanti accortezze che cerchiamo sinteticamente di spiegare.
Prima di tutto è necessario presentarsi in un centro trasfusionale con un documento d’identità valido. A volte può capitare che alcune strutture richiedano il codice fiscale e l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, motivo per cui potrebbe essere utile presentare la propria tessera sanitaria regionale.
Altro elemento che può sembrare banale, ma non lo è, e che diventa necessario e imprescindibile ai fini della donazione, è quello di saper comprendere la nostra lingua. In particolare, il potenziale donatore deve capire le domande del questionario che dovrà compilare prima di raccogliere il sangue, anche perché non è possibile presentarsi con un interprete o un mediatore culturale. Il medico, infatti, in quanto responsabile della procedura, non potrebbe garantire la corretta traduzione da parte dell’interprete.
Infine sarà necessario comunicare al medico selezionatore qual è il suo Paese di origine per informarlo sulla frequenza dei suoi viaggi verso casa, così come di tutti gli altri spostamenti al di fuori dei confini italiani. Tutto questo servirà per stabilire se il cittadino straniero sia idoneo o meno alla donazione, visto che in molte nazioni del mondo sono presenti malattie infettive (come nel caso del West Nile Virus, ad esempio) che potrebbero comportare una temporanea o permanente sospensione del donatore.