“Avevo appena 17 anni, il figlio di un mio caro professore si fece molto male dopo un tuffo nelle acque di Calambrone (Pisa, ndr) dove frequentavo un corso professionale. Il ragazzo urtò violentemente gli scogli e c’era bisogno urgente di sangue. Quella fu la mia prima donazione”. Luciano Rosas, 67 anni il prossimo dicembre, domenica scorsa ha effettuato la sua ultima (per ora) donazione di sangue. Dalla prima, da quando ha salvato la vita a un suo coetaneo (era il 1970), sono passati quasi cinquant’anni.
Luciano è originario di San Basile (Cagliari), ma vive e lavora a Marsala (Trapani) dal 1977. Di professione metalmeccanico (“Da gennaio conto però di andare in pensione”), spera di essere un donatore fino al traguardo dei 70 anni. “Effettuo le donazioni circa quattro volte all’anno – continua Luciano – tramite il gruppo Avis di Marsala. Quando ho compiuto 65 anni ero triste perché avrei dovuto fermarmi, invece i medici mi hanno dato il permesso di continuare poiché per fortuna tutti i valori indicano che sono in buona salute”.
Prima del ’77, in tempi di muri tra i popoli e guerra fredda, per sei anni ha lavorato alla Lufthansa, in Germania. “Anche in terra tedesca ho donato il sangue, più sporadicamente ma non ho mai voluto smettere”. E sempre di domenica perché “anche se la legge me lo permette, non voglio prendermi un permesso retribuito dal lavoro”.
Infine, da buon esempio, lancia un appello: “Molti giovani oggi, pur avendo il fisico e la possibilità, non sono propensi a donare il sangue. Vorrei solo dir loro che una sacca può salvare una vita, nient’altro”.
Luciano lo sa. Da Calambrone 1970.