Una sfida, ecco cos’è la vita. Un avanzare sgomitando, facendosi largo tra gli ostacoli che si presentano. Succede che qualcuno davanti a quella sfida si arrenda. Quando il percorso inizia in salita si pensa che debba anche proseguire in salita. Ma, come cantava Vasco Rossi, “C’è chi dice no”. C’è chi dice “io ce la faccio, io vinco”.
Xenia Francesca Palazzo nasce a Palermo il 29 aprile 1998. È un’atleta paralimpica, una nuotatrice per la precisione. Il suo è il volto della campagna “Libera la mente e il cuore. Vinci ogni ostacolo. Dona il sangue e tuffati nella solidarietà”, promossa dalla onlus “Il sorriso di Mavi” e dall’Asfa, l’associazione donatori di sangue di San Francesco d’Assisi. È stata presentata a Verona lo scorso 11 ottobre e ha l’obiettivo di sensibilizzare più persone possibili, in particolare gli under 30, a compiere questo gesto. “Ho accettato molto volentieri di partecipare a questa iniziativa – spiega a DonatoriH24 – perché sono ahimè a conoscenza di quanta carenza ci sia e del fatto che il sangue serve sempre e, non potendo essere creato in laboratorio, è necessario che venga donato”. Un progetto per i giovani che parte dai giovani.
“Il sorriso di Mavi” è un’associazione con cui Xenia collabora da tempo. È composta da ragazze e ragazzi che hanno scelto lei. E non l’hanno scelta per celebrare le sue medaglie, ma come esempio: per dimostrare a tutti che ogni difficoltà si può superare, basta avere il coraggio e la pazienza. “Il nostro obiettivo è quello di entrare nelle scuole – racconta – di incontrare gli studenti degli istituti superiori, in particolare delle classi quarte e quinte, per spiegare loro quanto importante sia diventare donatori e contribuire al ricambio generazionale. Molti pensano che donare sia un gesto da persone adulte, invece è dai giovani che deve arrivare la spinta maggiore”. E poi a Verona la necessità di sangue c’è eccome, vista anche la presenza di due centri d’eccellenza come quelli di Borgo Trento e Borgo Roma: “Vogliamo organizzare anche incontri fuori dalle scuole e coinvolgere tutta la comunità locale e non solo”. Per conoscere il dettaglio degli appuntamenti, e le date che verranno programmate, sarà sufficiente collegarsi sul sito xeniapalazzo.it o consultare la sua pagina Facebook, quella dell’Asfa o della onlus “Il sorriso di Mavi”. Ma come arriva Xenia a tutto questo? Come diventa atleta paralimpica? Facciamo allora un passo indietro.
La sfida, la salita, per lei inizia subito. Appena nata. Coagulazione intravascolare disseminata (Cid) è la diagnosi che i genitori si sentono fare dai medici di Palermo appena la piccola Xenia viene alla luce. Si tratta di una condizione in cui si sviluppano piccoli trombi all’interno del torrente circolatorio che ostruiscono i vasi di piccolo calibro. Generalmente è stimolata da sostanze immesse nel sangue durante un processo patologico (come, per esempio, un’infezione o alcuni tumori), in seguito a complicanze del parto, ritenzione di un feto morto o intervento chirurgico. “Incompatibilità di vita – racconta -, questo dissero a mia madre. Non mi avevano dato speranze, dicevano che sarei vissuta come un vegetale“. Ma c’è chi dice no ad arrendersi e tra questi c’è la famiglia di Xenia. E anche lei. I genitori iniziano a portarla in piscina: “Oltre a imparare a nuotare mi sottoponevo a massaggi speciali per rilassare il mio corpo che risultava sempre molto rigido”. Ma sono anni difficili a Palermo. Di nuoto paralimpico lì non si parla e, a fatica, se ne inizia a parlare nel 2016, in occasione delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro.
Nel 2016, però, Xenia già non vive più in Sicilia. A 10 anni si trasferisce con la famiglia a Verona dove entra nel mondo del nuoto paralimpico, conosce altre ragazze e ragazzi con disabilità simili o diverse dalla sua, e prosegue gli allenamenti. Non senza fatica, come spiega: “Vedevo che i miei compagni, per imparare un gesto tecnico, impiegavano pochi mesi, mentre a me serviva più di un anno. Ma i miei genitori mi hanno sempre incoraggiata e tranquillizzata: pian piano ce l’avrei fatta anche io. Partire in svantaggio era sempre una sfida con me stessa e mi dava la spinta per insistere e non arrendermi”. Beh la sfida l’ha vinta lei.
La prima competizione agonistica è nel 2013. Xenia ha 15 anni e arriva settima nei 200 stile libero ai campionati del mondo di Montreal. L’anno dopo, il 2014, è la volta degli europei a Eindhoven: è di nuovo 7ª nei 200 stile, 8ª nei 100 dorso e 100 rana, 9ª nei 200 misti. Nel 2016 ci sono le Paralimpiadi a Rio de Janeiro: 8° posto nei 100 dorso e 6° nei 200 stile. Ancora niente podio, ma ci siamo, la medaglia è a una bracciata di distanza. Dublino è il palcoscenico degli europei del 2018. Xenia vince due ori nei 200 misti e nei 400 stile e, non contenta, si porta a casa anche l’argento nei 50 e 100 stile. È 5ª nei 100 dorso, ma il risultato è pazzesco. E ad agosto a Londra, per i mondiali, vince la medaglia d’argento nei 400 stile libero: “Eravamo in quattro a giocarci la medaglia, puntavo al bronzo, non so come sono riuscita ad arrivare seconda”, racconta con un pizzico di emozione. Prossimi obiettivi?
“Nel 2020 ci saranno gli europei in Portogallo e le Paralimpiadi a Tokyo: non dico nulla per scaramanzia, ma spero nella convocazione”. Intanto la sua speranza è che “la campagna di donazione, da Verona, prenda piede anche in altre zone del Paese – conclude -. Le sfide vanno affrontate, con coraggio e determinazione”. Punto.