Può essere raccolto al momento del parto, non prima del consenso della coppia, ed è fonte preziosissima di cellule staminali emopoietiche. Il sangue del cordone ombelicale rappresenta una delle alternative più importanti per quei pazienti in attesa di trapianto che non trovano donatori compatibili né in famiglia e né all’interno dei registri di donatori volontari adulti.
Secondo dati ufficiali del Centro nazionale trapianti e del Centro nazionale sangue, sono più di 40mila i trapianti di cellule staminali effettuati grazie alla creazione delle banche che raccolgono questo vero e proprio tesoro: la pratica è chiamata trapianto allogenico e riguarda i casi in cui il donatore è diverso dal ricevente. Il Servizio sanitario nazionale garantisce l’accesso a questa terapia attraverso l’Ibmdr, il Registro nazionale dei donatori volontari di midollo osseo. Capiamo come.
Grazie alla rete delle Banche del sangue cordonale, il Ssn ha partecipato alla realizzazione di un vero e proprio “inventario” mondiale dei cordoni ombelicali per i pazienti, sia adulti che non, per i quali questa tipologia di trapianto è l’unica possibile. Grazie all’Ibmdr, oggi, sono innumerevoli le persone, italiane e straniere, che hanno potuto vedersi assicurata questo tipo di assistenza. Raccogliere e conservare il sangue è possibile, in base alle direttive del Ssn, per “finalità dedicate”, nei casi cioè in cui, ad esempio, in una famiglia vi sia un paziente curabile e il cordone ombelicale del bambino che dovrà nascere rappresenti un’alternativa terapeutica suffragata da evidenze scientifiche. Raccogliere e conservare il sangue è possibile anche nell’eventualità in cui il nascituro rischi di sviluppare malattie per le quali il sangue cordonale rappresenta una cura concreta.
Quella di utilizzare le cellule staminali è, infine, una pratica utilizzata anche nella medicina rigenerativa, vista la loro capacità di ricostruire tessuti malati o danneggiati. Per questo, da anni, viene incoraggiata la donazione allogenica, volontaria, gratuita e anonima: non solo per una questione di valore sociale, ma perché rappresenta una risorsa per far sì che tutti i cittadini si vedano con le stesse possibilità di accesso a terapie salvavita.