Circa 300mila gravidanze colpite ogni anno e 150mila morti neonatali. Sono i numeri impietosi riguardanti la Mefn, la malattia emolitica del feto e del neonato, una patologia che è possibile prevenire con due semplici iniezioni di immunoglobuline anti-D durante la gestazione.
Una profilassi che, nonostante rientri nella lista dei trattamenti essenziali stilata dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), è assente proprio nei Paesi dove sarebbe più necessaria, quelli cioè meno sviluppati. I motivi sono diversi: dalla scarsità di flussi di approvvigionamento, alla carenza di personale medico preparato, passando per le approssimative educazione medica e formazione clinica nell’attuazione di determinati protocolli.
Uno studio internazionale in via di pubblicazione evidenzia il gap tra la domanda a livello globale (le gravidanze che necessiterebbero di profilassi) e le gravidanze effettivamente trattate. Un tributo, quello delle 300mila gravidanze colpite, ancora più intollerabile se si considera la facilità con la quale si potrebbe evitare, ad un costo contenuto.
Proprio allo scopo di annientare questa patologia, oggi, sabato 28 settembre, nell’ospedale degli Innocenti di Firenze, verrà ufficialmente lanciata WIRhE, la onlus nata a New York su iniziativa della Columbia University e il supporto di alcune società del settore farmaceutico tra cui l’italiana Kedrion. L’incontro nel capoluogo toscano offrirà una preziosa occasione di confronto tra istituzioni, federazioni mediche, ong e associazioni per capire quali sono i numeri del fenomeno non solo a livello mondiale, ma anche sul territorio italiano.
Oltre ai presidenti di Avis e Fidas, Gianpietro Briola e Aldo Ozino Caligaris, e al presidente della Simti, Pierluigi Berti, all’evento sarà presente anche Steven L. Spitalnik, fondatore e direttore esecutivo di WIRhE. Spitalnik, che è nel direttivo di molte società scientifiche e mediche inclusa l’associazione americana delle banche del sangue (AABB) che è la principale società medica mondiale di medicina trasfusionale, si è distinto per le sue ricerche sulla salute dei donatori e in genere in tema di ematologia e trasfusione. Oggi è professore alla Columbia University e direttore del dipartimento al Presbiterian Hospital di New York.