È una proteina presente nel sangue il nuovo biomarcatore che consentirebbe di rilevare, con maggiore sicurezza ed efficacia, i sintomi del morbo di Alzheimer. A stabilirlo è una ricerca del Brigham and Women’s Hospital di Boston che è stata pubblicata sulla rivista Annals of Neurology Clinical and Translational.
Lo studio ha permesso di analizzare i livelli di proteina 2 (Igfbp-2) nel sangue e di avanzare l’ipotesi che quegli stessi livelli possano essere i marcatori del rischio di demenza, in particolare quella legata al morbo di Alzheimer. Se fosse confermata, si tratterebbe di una tecnica che garantirebbe di intervenire con metodologie decisamente meno invasive, visto che, a oggi, per rilevare le forme di demenza, si effettua un’analisi dei biomarcatori cerebrospinali attraverso un prelievo del midollo.
La proteina è stata misurata nei campioni di 1600 pazienti coinvolti dallo studio. In base a quanto stabilito dai ricercatori, questa metodologia consentirebbe non solo di classificare con maggiore precisione il rischio di demenza, ma anche di prevederla.